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142 E il frate: «Io udi' già dire a Bologna
Del Diavol vizj assai, tra i quali udi'
Ch' egli è bugiardo, e padre di menzogna.»
145 Appresso il duca a gran passi sen gì

Turbato un poco d' ira nel sembiante;
Ond' io dagl' incarcati mi parti'

148 Dietro alle poste delle care piante.

142. UDI': udii. A BOLOGNA: il frate è Bolognese, v. 103. Lo avrà udito dire quando studiava all' università dai maestri di teologia scolastica.

144. BUGIARDO: Diabolus homicida erat ab initio, et in veritate non stetit; quia non est veritas in eo, cum loquitur mendacium, ex propriis loquitur, quia mendax est, et pater ejus. Joan. VIII, 44.

145. APPRESSo: dopo aver così ragionato. A GRAN PASSI: erano andati un pezzo secondo il passo lentissimo dei due frati e degli altri ipocriti. 146. TURBATO: dell' essersi lasciato gabbare da Malacoda e dell' aver scoperto le trame ordite dai Malebranche.

147. INCARCATI: carichi delle pesanti cappe.

v. 142. Inf. XVII, 122.

148. POSTE: orme, pedate, vestigia. Al. peste. gilio, il caro duca mio, Inf. IX, 97.

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PARTI': partii, cfr.

CARE PIANTE: di Vir

CANTO VENTESIMOQUARTO.

CERCHIO OTTAVO; BOLGIA SETTIMA: I LADRI. VANNI FUCCI.

In quella parte del giovinetto anno,

Che il sole i crin sotto l' Acquario tempra
E già le notti al mezzo dì sen vanno;
4 Quando la brina in su la terra assempra

v. 1 e seg. Il Poeta avea visto il suo duce stare a testa china e poi turbato nel sembiante, C. XXIII, 139. 146. Da ciò egli trasse argomento di apprensione, immaginandosi che il turbamento di Virgilio fosse prodotto dal timore di non poter forse uscir fuori dalla sesta bolgia. Ma il suo sbigottimento svani ben presto vedendo Virgilio volgersi a lui con dolce sguardo. Prendendo le mosse da questa circostanza egli ci presenta in uno splendido quadro un villanello, cui manca il foraggio pel suo bestiame, che, desto la mattina vede la campagna tutta biancheggiare e si sconforta assai perchè crede la terra esser ingombra di neve. Ma ben tosto la brina, che egli ingannato tenne per neve, si scioglie, il villanello si consola e guida tutto lieto le sue pecorelle al pascolo. Il Tom. dice questa similidine troppo erudita. All' incontro il Biag.: «Vago è il principio di questo Canto, e di gran bellezza questa nuova similitudine, tolta dalla stessa natura; e sembra questo uno di quei luoghi ove il Poeta vuol mostrarsi quale egli è, cioè ad ogni altro superiore.»

1. GIOVINETTO: ancor nuovo. Personificazione. Descrive il principiar della primavera, allorchè il Sole apparisce nella costellazione dell' Aquario, dal 21 di gennaio sino al 21 di febbraio.

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2. CHE: in cui. I CRIN: i raggi. Aetheria tum forte plaga crinitus Apollo. Virg. Aeneid. 1. IX, v. 634. Crinem temperat. Stat. Silv. 1. 1. car. II, v. 14. 15. TEMPRA temperare ha due significati: 1o. moderare, mitigare, come si usa temperare il vino con l'acqua. 2°. dar la tempera p. es. al ferro, e la tempera dandosi onde rendere il ferro più forte, temperare acquista poi anche il senso di rinforzare, inoltre riscaldare, dovendosi riscaldare il ferro onde temperarlo. Alcuni commentatori spiegano qui tempera per mitiga, modera. Ma verso primavera il Sole non mitiga i suoi raggi, sibbene gli riscalda, rinforza. Temprare nel nostro verso vuolsi dunque intendere nel senso di fortificare, riscaldare.

3. AL MEZZO DÌ: si avvicinano ad essere la metà del giorno civile di

24 ore; si procede verso l'equinozio di primavera.

4. ASSEMPRA: ritrae, copia. Assemprare in questo senso lo usa anche al principio della Vita Nuova (dove per altro alcuni codd. hanno esem

L' imagine di sua sorella bianca,
Ma poco dura alla sua penna tempra:
7 Lo villanello, a cui la roba manca

Si leva e guarda, e vede la campagna
Biancheggiar tutta; ond' ei si batte l' anca;
10 Ritorna in casa, e quà e là si lagna,'

Come il tapin che non sa che si faccia;
Poi riede, e la speranza ringavagna
13 Veggendo il mondo aver cangiata faccia
In poco d' ora, e prende suo vincastro,
E fuor le pecorelle a pascer caccia.

16 Così mi fece shigottir lo mastro,

Quand' io gli vidi sì turbar la fronte,
E così tosto al mal giunse l'empiastro:

plare). La brina è qui personificata, e il Poeta le pone una penna in mano colla quale essa copia, ritrae la sua bianca sorella. La brina copia, ritrae in sè l' imagine della neve sua sorella.

5. SORELLA BIANCA: la neve.

6. POCO DURA: non può pertanto ritrarre a lungo, come non si può scrivere o disegnare lungo tempo se la temperatura della penna non dura. Senza similitudine: la brina si liquefà ben presto ai raggi del sole. Cfr. Lucan. Phars. 1. IV. v. 52. 53:

Urebant montana nives, camposque jacentes
Non duraturæ conspecto sole pruinæ.

7. LA ROBA: il foraggio, come si rileva dal v. 15.

8. SI LEVA: la mattina di buon ora, prima che il Sole abbia liquefatto la brina.

9. SI BATTE: per dolore, credendosi che abbia nevicato e che perciò egli non possa cacciar fuori le pecorelle a pascere.

10. QUÀ E LA SI LAGNA: va sù e giù per la casa e da una stanza nell' altra borbottando, lamentando, e fors' anche bestemmiando, giacchè l'uomo può lagnarsi anche con bestemmie e non di rado lo fa.

12. Por: dopo alcuni istanti; non di lì a pochi giorni come il Barg. chiosa e il Di Siena ripete guastando tutta la similitudine. RIEDE: ritorna a guardare la campagna. RINGAVAGNA: rimette nel gavagno cioè nel cuore. Pare impossibile che si abbia potuto disputar tanto sopra il senso di questo benedetto ringavagnare, e che un filologo come il Diez abbia potuto lasciarsi andare a volerlo derivare da guadagnare! Chi conosce un tantino i dialetti d' Italia sa che gavagno e cavagno occorre anche oggigiorno in molti di essi per cesta, paniere. Ringavagnare la speranza è frase simile a quell' altra imborsare fidanza, Inf. XI, 54; in quest'ultima il cuore è paragonato ad una borsa, nella prima ad un gavagno. L' An. Fior. aveva già chiosato eccellentemente: «Gavagne sono certi cestoni che fanno i villani; sì che ingavagnare non vuole dire altro che incestare, ciò è insaccare speranza, avere maggiore speranza che prima.»>

13. CANGIATA FACCIA: non esser più bianco poichè la brina s'è già disciolta.

14. IN POCO D' ORA: maniera ellittica,

CASTRO: verga, bacchetta.

16. MASTRO: maestro, = Virgilio.

==

in pochi istanti. VIN

17. VIDI: Inf. XXIII, 146. - TURBAR: turbarsi.

18. così TOSTO: il Lomb.: «come sparisce brina pel sole.» Meglio: Io mi sbigottii come il villanello che vede la campagna biancheggiar tutta, e mi riconfortai così tosto come il villanello si riconforta. Dante para

19 Chè, come noi venimmo al guasto ponte,
Lo duca a me si volse con quel piglio

Dolce, ch' io vidi in prima a piè del monte.
22 Le braccia aperse dopo alcun consiglio
Eletto seco, riguardando prima

25

Ben la ruina; e diedemi di piglio.

E come quei che adopera ed estima,

Che sempre par che innanzi si proveggia:
Così, levando me su vêr la cima

28 D'un ronchion, avvisava un' altra scheggia,
Dicendo: «Sovra quella poi t' aggrappa;
Ma tenta pria s'è tal ch' ella ti reggia.»>

31 Non era via da vestito di cappa,

gona sè al villanello e l'aspetto di Virgilio alla campagna. applicato. L' EMPIASTRO: il rimedio.

GIUNSE fu

Una frase simile usa anche il Pe

trarca, Trionfo della fama, cap. II, v. 127-129:

E chi de' nostri duci che in duro astro
Passar l'Eufrate, fece il mal governo,
All' italiche doglie fiero impiastro?

19. GUASTO: rotto. È il ponte o sasso del quale frate Catalano avea loro parlato, Inf. XXIII, 133 e seg.

20. PIGLIO: sembiante, aspetto, modo di guardare.

21. A PIE: prima di entrar nell' Inferno, cfr. Inf. I, 61 e seg. III, 20. 22. DOPO: dopo aver ponderato in sua mente. Costruisci: Riguardando prima ben la ruina, dopo eletto seco alcun consiglio aperse le braccia e diedemi di piglio, cioè mi tolse di peso. Virgilio riguarda imprima la ruina onde accertarsi di non esser stato ingannato da Catalano come da Malacoda, poi si consiglia seco medesimo sul modo di montar su e dopo aver preso il suo partito abbraccia Dante per di dietro a fine di sospingerselo innanzi, cfr. v. 32. È questa la terza volta che Virgilio prende il suo discepolo fra le braccia, cfr. Inf. XIX, 124 e seg. XXIII, 37 e seg. Simoniaci, barattieri, ipocriti. In fatti per salvarsi da questa razza di gente non bastano gli ammaestramenti filosofici, (Mon. 1. III, §. 15) ma è necessario anche il braccio dell' autorità secolare. Cfr. Inf. II, 70. nt. 25. ADOPERA ED ESTIMA: eseguisce un lavoro, e mentre lo eseguisce volge la mente a ciò che dovrà fare dopo.

26. PROVEGGIA: mentre fa una cosa non sembra pensare ad essa, sibbene provedere innanzi a quello che verrà poi.

28. RONCHION: Dante usa rocchio invece di roccia per rupe, scoglio, Inf. XX, 25. XXVI, 17. Ronchione è l' accrescitivo di rocchio e significa un gran scoglio, un gran masso a punta. Al. rocchione, ma che ronchione sia la voce vera sembra provarlo il ronchioso nel v. 62 qui appresso. Senso: mentre Virgilio mi levava in alto per posarmi su di un prominente e grosso macigno egli arvisava poneva mente ad un altra scheggia = ad un altro grosso sasso, dicendomi prova imprima movendo le mani se quel sasso è bastantemente fermo per sostenerti nel salirvi e poi afferrati per fermarti su di esso.

30. REGGIA: regga, sostenga, come proveggia per provegga v. 26. da proveggere provedere (cfr. Nannucci: Anal. crit. p. 757).

31. DA VESTITO DI CAPPA: allude alle cappe pesanti degli ipocriti; quelli che avean cappe (Inf. XXIII, 61 e seg.) non avrebber potuto salir su per quella via. «Allegoricamente vuol dimostrare che li ostinati non si possono partire dal peccato, e litteralmente dimostra che, benchè elli e Virgilio n' uscissono, non era possibile alli ipocriti d' uscirne.» Buti.

Chè noi a pena, ei lieve, ed io sospinto,
Potevam su montar di chiappa in chiappa.
34 E se non fosse che da quel precinto,

Più che dall' altro era la costa corta,
Non so di lui, ma io sarei ben vinto.
37 Ma perchè Malebolge in vêr la porta
Del bassissimo pozzo tutta pende,
Lo sito di ciascuna valle porta

40 Che l' una costa surge e l'altra scende.
Noi pur venimmo alfine in su la punta
Onde l'ultima pietra si scoscende.
43 La lena m' era del polmon sì munta,

Quando fui su, ch' io non potea più oltre,
Anzi mi assisi nella prima giunta.

32. LIEVE: perchè spirito.

SOSPINTO: da Virgilio.

33. CHIAPPA: (dal tedesco antico klappa) rottame, roccia sporgente. <«< Di rottura in rottura; perciochè altro non è chiappa che un pezzo di pentola, scodella, over altro vaso di terra rotto.» Dan. Ma l' An. Fior.: «Ciò è ciocco d' erba o di radici.» Ciocchi d' erba nell' Inferno!! il Buti: «di pietra in pietra.»>

Bene

34. FOSSE: per fosse stato, l' imperfetto congiuntivo tenendo spesso luogo del più che passato. Così pure nel v. 36. io sarei ben vinto per io sarei stato ben vinto. — «La costa di quel precinto, dell' argine settimo, per cui salivano Dante e Virgilio di chiappa in chiappa, era più corta della costa dell' argine sesto, lungo cui si erano abbandonati per discendere, giacchè per essere il terreno di Malebolge inclinato tutto verso il mezzo, gli argini andavano sempre scemando di altezza (? cfr. v. 39 nt.), e perciò in ciascuna valle delle due coste laterali sorgeva, era più alta, più lunga quella che più distava dal centro infernale, e scendeva, era più bassa, più corta l' altra.» Greg. Cfr. Inf. XIX, 35 nt. PRECINTO: ogni argine cinge una bolgia, perciò chiama gli argini anche precinti = ricinto, lat. præcinctus.

36. DI LUI: di Virgilio. Non so se lo stesso sarebbe stato anche di Virgilio. La risposta a questo dubbio sta nel v. 32. -VINTO: dalla fatica. 37. PORTA: apertura, buca. Cfr. Inf. XXXIV, 85.

38. TUTTA: al. tutto.

39. PORTA CHE: è il lat. fert ut richiede, è di tal natura che ecc. Molti commentatori, d' accordo col Greg. (cfr. v. 34 nt.) suppongono che il sorgere dell' una e lo scendere dell' altra costa derivi dall' andar gli argini sempre scemando di altezza, per esser il terreno di Malebolge inclinato verso il mezzo. Ma se gli argini andassero scemando di altezza anche le bolge anderebbero scemando di profondità, mentre Dante non dice nè l' uno nè l' altro. A noi pare bisogni ammettere tutte le bolge esser della medesima profondità, e per conseguenza tutti gli argini della medesima altezza. Che nondimeno la costa inferiore di ogni singola bolgia sia molto meno alta della superiore si dimostra con ogni semplicissimo disegno delle Malebolge, secondo il concetto di Dante. Un disegnetto mostrerà la cosa ad evidenza. (Vedi la pagina seguente.)

41. IN SU LA PUNTA: sulla sommità dell' argine settimo.

42. ONDE: dove è l'ultima pietra che nel terremoto rovinò. Tom. 43. LA LENA: non avevo quasi più fiato.

44. POTEA: andare.

45. NELLA PRIMA GIUNTA: appena giunto sulla cima dell' argine.

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