Canti popolari: Canti toscani

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G. Tasso, 1841
 

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Página 22 - V'era una stanza tutta illuminata, E dentro v'era la speranza mia. Quando mi vedde, gran festa mi fece, E poi mi disse: Dolce anima mia, Non ti arricordi del tempo passato, Quando tu mi dicevi, " anima mia?" Ora, mio caro ben, baciami in bocca, Baciami tanto ch'io contenta sia.
Página 101 - E di pesar l' amor non e' è l' usanza : Non v' è statera nè v' è pesatore, Non e'è l'usanza di pesar l'amore. * •283 Giovanettino, mi garbate 3 tanto ! Più che non garba il mare alla sirena. Quando che non vi vedo, piango tanto, E mi si gela il sangue in ogni vena : Quando che non vi vedo e non vi sento. Mi ricordo del nome, e mi contento : Quando che non vi vedo e non vi trovo, Mi ricordo del nome, e mi consolo. * i84 Quando che vedo voi, dovento cieco, Non vedo più nessuno per la via ;...
Página 156 - Ho visto una sirena in mezzo al mare, Sur uno scoglio gran pianto faceva; I pesci gli faceva addolorare Dalle triste parole che diceva. E disse: Figlio, non t'innamorare: Chi s'innamora, soffre gran pena.
Página 35 - Di qui non ispcrar d' andarne via. * 149 E sete la più bella giovinetta Che in cielo o in terra si possa trovare, E colorita più che rosa fresca : E chi vi vede, fate innamorare. E chi vi vede e non vi dona il core, O non è nato, o non conosce amore...
Página 43 - E fai come lo mar che cresce a onde : Più che tu cresci, e più bello ti fai. E fai come lo mar che cresce ai venti : Più che tu cresci e più bello diventi. E fai come lo mar che cresce a ondate : Più che crescete e più bello vi fate (*). Un albero di perle caricato, Un Aliiveiiino (i) pien di cortesia.
Página 237 - Povera me, che non pensava al fine, Quando di voi mi presi a innamorare; E non guardai a dir: son poverina, Che da' vostri occhi mi lasciai legare. Io mi lasciai legare ed ero sciolta. Merito questo, e peggio un'altra volta. Merito questo, e peggio meritava, Poiché troppo di voi io mi fidava. A xì insemato el mar e la mareìna , A xì istissà' lu meìo Ben cun mei mischeina.
Página 148 - M' é stato dato un pomo lavorato, Ed io per pegno gli ho dato il mio core. Intorno intorno gli era inargentato, In mezzo ci era scritto due parole. Una diceva: Core tanto amato; L...
Página 2 - Ma el1' è cosa mirabile a chi non nacque toscano il sentire dalla bocca d' un' alpigiana il sedia e il viso adorno, e truono per tuono, e lamentare per lamentarsi, e greve e vcrtudioso e confino. Nè Francesco da Barberino vanta fra suoi molti versi migliori di questi • E gran sollazzo ci verremo a dare — Che di scrittura non posso imparare — La montagna l' è stata a noi maestra ; La natura ci venne a nutricare. — E '1 sole se ne va via là pian piano; Ch' io ne debbo partir da Cutigliano.
Página 120 - Venite a vede' * il cielo quanto è bello II vostro viso, al lume della luna, Par d' un angiolo fatto col pennello.5 * 28 O tu che dormi, e riposata stai 'N testo 6 bel letto senza pensamento,. Risvegliati un pochino, e sentirai Tuo servo che per te fa un gran lamento.
Página 140 - n quella contradia bella, dove l'è lo mi' amore a lavorare. 28 Potessi diventare un uccellino! Avessi l'ale e potessi volare! Vorrei volare in mezzo al bel giardino dove sta lo mio amore a lavorare. E gli vorrei volare intorno intorno, e ci vorrei restar la notte e il giorno.

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