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cui abbiamo sino ad ora discorso. Sono due volumi di saggi storici attorno a uomini del passato degni della nostra memoria; e qui dobbiamo dire sinceramente, che la purezza e la chiarezza della lingua, la finezza e sapienza dell'analisi, la cura certosina della raccolta dei documenti e dei dati, hanno trovato una così armonica, fresca e riposata espressione, da toccare il capolavoro e da rendere quegli uomini, e il quadro e la cornice del tempo, al tutto vivi e presenti.

I saggi dedicati all'« arcivescovo di Taranto » al « Principe di Canosa » al « duca di Serracapriola e G. de Maistre » a « Maria Cristina di Savoia regina delle due Sicilie» sono modelli del genere. Discuterli partitamente ad uno ad uno non si potrebbe; nè, chi scrive, potrebbe presumere di assumere di fronte ad essi un atteggiamento critico. Il saggio che meglio si lega alla Storia da noi ricordata, che ne è quasi la continuazione e conclusione è quello dal titolo: «Il romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli ». Caduta la Monarchia, non mancarono i fedeli, i soldati amanti della propria bandiera, i cortigiani ligi alle persone dei sovrani. Dal 1861 al 1864, ribolli anzi, nel territorio del caduto Reame, per opera del legittimismo europeo, e in ispecie francese, un romanticismo tutto arficioso e letterario attorno alla figura dell'ultimo Re di Napoli in lotta con la Rivoluzione. E come quel giovane Re, aveva in s pochi elementi atti alla trasfigurazione eroica, ma aveva le sorti e le fortune legate a quelle del Sommo Pontefice insidiato e minacciato dalla rivoluzione, e dal brutale odio garibaldino, e aveva al fianco una bella, giovane e balda Regina, ardita nel cavalcare e nel combattere, pietosa e pia nel soccorrere ai combattenti feriti sugli spalti della cittadella del Regno, ecco gli elementi della trasfigurazione retorica fiorire e dominare lungo tempo, partendo dalla città lumiére a invadere il mondo, a produrre veri e falsi eroi, ultimo succo del legittimismo europeo, valente, prode e miserabile, volta a volta, in Spagna, a Castelfidardo, a Gaeta, e nella insurrezione cronica del brigantaggio, a difender l'altare e il trono, la somma autorità, l'unità della vita e del pensiero, contro la rivoluzione, l'anarchia, l'irreligiosità. Ecco nella trasfigurazione retorica, la povera difesa di Franceschiello, divenire, secondo il costume francese, imperiale o reale, la difesa di un eroe di stirpe francese, della più illustre stirpe di Francia, del Sangue di S. Luigi, di Enrico IV, di Luigi XI, e di Luigi XIV; ed ecco la regina Maria Sofia dell'illustre casa dei Wittelsbach, commuovere fino a ieri, da Garnier al visconte De Poli de Saint-Tronquet, al d'Annunzio delle « Vergini delle Rocce », al Daudet dei « Rois en exil », a Marcel Proust de <<< La prisonniére »: storici, romanzieri e poeti, adoranti ai piedi dell'aquiletta bavara per quell'erotismo cerebrale che sospinge in folla verso la bravura femminile, quando l'adornino leggiadria e un diadema di regina. Questo ribollire di accese fantasie, con

cretate da venturieri in ritardo, durò poco e si spezzò, attorno al 1864, dinnanzi alla dura e ferma azione piemontese, non insurrezionale, non anarchica, non giacobina, non irreligiosa, non anticlericale, in breve non garibaldina nè mazziniana, ma avveduta, onesta e forte sotto la guida d'una dinastia illustre quanto la francese, rispettosa della fede, dell'ordine e della costituzione. Uomini e cose ripresero le loro proporzioni, fuori della trasfigurazione letteraria: Francesco II tornò nella sua modesta e povera realtà, e il brigantaggio null'altro che il brigantaggio di Chiavone e di Carmine Crocco.

Così quella storia ebbe termine, e mescolò i suoi residui utili e i suoi difetti, nella nuova storia d'Italia; elemento di compensazione e moderazione nella vita della penisola e nelle sue grandi e a volte difficili e torbide prove interne: motivo, quella storia, di studio e di lode per la vita meridionale della cultura e dello spirito che fu, nelle discipline morali, e politiche, e storiche, d'insegnamento e di luce pei tempi passati e per l'avvenire d'Italia.

UGO D'ANDREA.

MANFREDI GRAVINA: Attualità politiche.
Dante Alighieri.

Roma, Casa editrice

L'epoca della crassa ignoranza, geografica storica e politica, dei fatti e delle tendenze internazionali, anche di quelli più da vicino interessanti la vita e l'avvenire della nazione, va finalmente diradandosi anche in Italia. Ormai nelle riviste italiane più autorevoli si pubblicano articoli che sono vere e proprie trattazioni ampie e talvolta magistrali, e che attestano interesse più profondo e diffuso e visione più comprensiva e matura. Specialmente sui temi che più direttamente ci toccano: la Tunisia, Tangeri, la Senussia, l'Egitto, le questioni di Siria e di Palestina, la nuova Turchia, il Califfato, le nuove costituzioni del vicino e medio Oriente, i rapporti dei Bolscevichi con il Levante etc.; tuttavia scarseggiano ancora da noi divulgatori che, nello studio più sostanzioso del libro, esaminino distesamente le questioni di politica estera e, in forma attraente e piana, ne mettano il pubblico bene al corrente, sì che ne facciano comprendere la connessione pratica con i nostri interessi, cooperando così a formare un'oculata opinione di cui il Governo, specialmente in date circostanze, può avere bisogno. Gli scrittori nazionalisti ebbero per primi, parecchi anni fa, il particolare merito appunto di diffondere siffatta cultura, e d'infondere negli italiani fiducia nella propria capacità e dignità internazionali. Pure, tra noi non esiste ancora, come in Inghilterra e in Francia, una folta schiera di scrittori di volumi di politica

estera che formino un'opinione pubblica autorevole e le diano modo d'istruirsi esaurientemente intorno alle più vitali questioni. Il Governo, naturalmente, dispone per propria informazione della diplomazia; ma gli studi di questa debbono in parte essere occultati al pubblico per quel riserbo che esige la trattazione di questioni in svolgimento. Da noi però delle relazioni dei nostri funzionari non si pubblicano neanche quelle parti che sfuggano a tale esigenza; sicchè l'opinione pubblica non può giovarsene per istruirsi, come può invece quella della Gran Bretagna, dove le pubblicazioni analoghe tra gli atti del Parlamento sono frequenti in siffatte materie.

Queste considerazioni m'inducono ad additare il recente volume di Manfredi Gravina, che è uno scrittore serio e coscienzioso, che ha molto viaggiato ed appreso sui luoghi, e che si occupa di uno scacchiere non tanto studiato da noi. È un libro espositivo, non di teorie ma di proficua cultura politica. Tratta specialmente dei principali recenti problemi politici dei nuovi Stati baltici, della Germania, e della Russia; espone l'azione dei Bolscevichi in riguardo alla Turchia; e discorre di questi problemi sotto gli aspetti che sono più rilevanti per la cultura politica italiana. Notevole il primo capitolo dedicato alla istituzione della Guardia Bianca finlandese, speciale milizia formatasi come reazione degli elementi di ordine e della borghesia contro il bolscevismo dilagante, che ebbe una importan. tissima parte nel rendere vitale l'organizzazione del nuovo Stato finlandese. Ne fu animatore il generale Mannerheim, che fu, per questo, salutato salvatore della Patria. Su di una popolazione di soli tre milioni, la Guardia Bianca raccoglie ben centomila volontari, e ogni cittadino considera un onore l'appartenervi; una analoga organizzazione di donne provvede all'assistenza sanitaria, ai servizi di cucina ed equipaggiamento nonchè alla raccolta dei fondi. Il movimento, sviluppatosi nel seno della borghesia contro il comunismo, presenta qualche analogia col Fascismo e col suo squadrismo. In un altro capitolo viene esposta la formazione degli altri Stati baltici (Estonia, Latvia, Lituania); e come essa fosse favorita dall'Inghilterra e osteggiata dalla Germania e dalla Russia; e come l'Italia « tristemente parlamentare del dopoguerra » si disinteressasse dall'assumere una parte attiva nella sistemazione di quelle regioni, dimenticando che un intervento avrebbe almeno potuto porle in mano delle poste da negoziare in altre questioni che più direttamente la interessassero. L'autore accenna pure alla tendenza di questi Stati verso una Confederazione baltica, da costituirsi assieme con la Finlandia e la Polonia, e alle gravi difficoltà che tuttora la ostacolano. In altri capitoli Gravina riassume le vicende politiche della Russia dalla rivoluzione ad oggi, con una esposizione lucida e sintetica. Accenna al processo di consolidamento del Governo bolscevico; e pone in evidenza,

tra le questioni politiche da non perder di vista, quella tuttora aperta dalla chiusura del Mar Baltico alla Russia ridotta all'unico insufficiente porto di Pietrogrado, che ha scarsi fondali e mediocri impianti, ed è bloccato da ghiacci per un terzo dell'anno. Specialmente egli illustra poi la organizzazione della Unione delle Repubbliche Socialiste Soviettiste, degli organi esecutivi di Governo, e degli enti costituiti parallelamente dal Partito Comunista, e cioè il Politbureau e il Komintern: materia questa che i lettori di Politica conoscono già assai bene attraverso gli articoli di Palmieri e di Sessa, e i molti documenti pubblicati dalla rivista. Passando alla Germania, interessante è il saggio sulla sua situazione interna durante la guerra e nel dopoguerra, che l'Autore conosce chiaramente per fonti di cultura diretta. Sinteticamente e in forma lucida egli pone il lettore al corrente sull'infatuazione dei partiti e dei vari ceti di quel Paese, all'inizio della guerra, e sulla disorientazione politica che seguì alla sconfitta. Un altro saggio riguarda un avvenimento recente troppo poco notato dall'opinione pubblica italiana, ossia il Congresso tenutosi a Stoccolma da oltre cinquecento delegati delle Chiese cristiane della Riforma e dello Scisma allo scopo di cooperare verso l'unità cristiana nella vita pratica. Si tratta di uno sforzo per la costituzione di un'unica e poderosa coalizione protestante, al quale fecero adesione le Chiese ortodosse. Il volume si chiude col capitolo, già pubbli cato in Politica, in cui viene esposta la questione di Mossul quale era prima della recente e provvisoria soluzione.

In sostanza si tratta di un libro che non è di discussioni o di teorie, ma di informazione politica.

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Politica.

R. TRITONJ.

DIARIO CRITICO

(DICEMBRE 1926-GENNAIO 1927)

1° Dicembre 1926.

sione preparatoria della

A Ginevra la sottocommissione B. della commisConferenza del Disarmo decide di rinviare alle commissioni preparatorie la questione del disarmo regionale in relazione con la « securité ».

Si annunzia che il Governo britannico ha inviato ai Governi alleati un memorandum sul disarmo della Germania.

Sono nominati ambasciatori francesi Paul Claudel a Washington e Roberto de Billy a Tokio.

Si annunzia che Lloyd George abbia venduto il gruppo di giornali, che fa capo al Daily Chronicle, realizzando un guadagno di un milione di sterline, che sarà versato nelle casse del Partito Liberale.

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La quasi totalità dei minatori inglesi torna al lavoro.

- In Albania le truppe del Governo occupano Puka e disperdono le forze rivoluzionarie del prete cattolico don Loro Zaka.

Da stettino giunge a Berlino Cicerin che s'incontra nei giorni seguenti con Stresemann e con grandi industriali e finanzieri tedeschi.

Marinai britannici sbarcano a Han-Kau.

A Washington il Dipartimento di Stato dichiara che le forze ar mate degli S. U. in Cina serviranno solo alla protezione dei cittadini nord. americani, ma non aiuteranno quelle della Gran Bretagna e delle altre Potenze per impedire l'occupazione degli uffici doganali a HanKau da parte dell'esercito cantonese, considerando il Dipartimento di Stato la questione delle Dogane una questione puramente cinese.

Chamberlain parla ai Comuni delle forze e dei mezzi di difesa che le Potenze hanno in Cina per la protezione dei loro interessi.

- In Francia i comunisti elogiano l'opera di Varenne, Governatore dell'Indocina.

Un trattato d'arbitrato è firmato a Praga tra la Cecoslovacchia e la Danimarca.

A Santiago del Cile consegna al Governo delle proposte di Kellog, Segretario di Stato americano, relative alla questione di Tacna e Arica. Questi due territori sarebbero assegnati alla Bolivia, la quale darebbe altri compensi territoriali al Cile e al Perù.

A Berlino il Guardasigilli tedesco, dott. Bell, parla al Reichstag contro l'occupazione dei paesi renani da parte degli Alleati.

Re Ferdinando di Rumania invia al gen. Averescu, presidente del Consiglio, un messaggio politico, in cui riconferma la sua volontà di sacrificare all'interesse della Patria i propri sentimenti e legami personali, relativamente alla questione del figlio Carol.

2 Dicembre. Giunge a Parigi Chamberlain.

Si annunzia che il prezzo del carbone inglese subirà una diminuzione oscillante dai 10 ai 15 scellini.

Giunge a Managua (Nicaragua) il dott. Sacasa con alcuni parti. giani per costituire un governo d'opposizione contro il presidente Diaz. In Germania il capo dell'associazione Gli elmi d'acciaio proi

bisce ogni esercizio sportivo di carattere militare.

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