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Dove son d'insegnare e' modi e l'arte,
La fonte di virtù e di eloquenzia:
Perchè chi el tempo con ragion comparte,
Reggendo la sua vita con prudenzia,
Colui acquista onor, tesoro e fama:
E questo è sol quel che mia voglia brama.

Lo IMPERADORE rallegrandosi della venuta di Polemio, dice:
Tu sia per mille volte il ben venuto:
Non dubitar ch' io ti farò contento.
Io vo' che 'l tuo figliuol sia provveduto
Di ciò che facci a tal provvedimento. 1
S' io ho l'aspetto suo ben conosciuto,
La effigie porta del suo padre drento.

LO IMPERADORE dice a' servi suoi:

Menatel, servi mia, al cattedrato,
E fate che sia bene ammaestrato.

Uno SERVO mena Grisante a' dottori, e dice così:
Esimii dottor prudenti e degni,

A voi mi manda el nostro imperadore,
E priegavi, con tutti quelli ingegni
Che usar si può a chi ode un dottore,
Che a questo giovinetto ognuno insegni
Con fede e diligenzia e con amore.

Uno DOTTORE dice per tutti:

Non più; chè nostra fama all' arte estende
Quanto uom per noi più di scïenzia prende.

Uno DOTTORE comincia a insegnare a Grisante, e dice:
Si placet vobis legere, legatis
Utrum dignior sit philosophia.

Un ALTRO dottore dice:

Hunc librum primo illi ostendatis
Ubi docetur modus, ars et via.

L'ALTRO dottore dice:

Doctrina est, ut bene rem sciatis,
Primum exemplum in geometria,
Quando quis rem per causam ostendit,

Sicut bene philosophus comprendit.

GRISANTE studiando gli viene alle mani el libro de' Vangeli, e fra sè dice: O stolto fuor del vero sentimento

Le ediz. posteriori: Di ciò bisogna al suo provvedimento.

Che cerchi, per voler fama immortale,
Navicar sempre col contrario vento,
Lassando il ben per seguitare el male,
Dimmi, che sarà poi nostro ornamento,
O se questa dottrina tanto vale
Ch' ella mi facci si constante e forte
Che liberar mi possi dalla morte?

Io non vo' più scïenzia nel sottile;
A me basta imparar di Dio la legge;
Io vo' trovare un precettore umile
El qual m'insegni come l' uom si regge:
Queste altre cose son caduche e vile,
Quello è sol dotto che ben si corregge.
La vita nostra è come un verde prato
Che prima è secco il fior che vi sia nato.

GRISANTE si parte e truova uno romito cristiano e dice:
Siate voi, padre mio, come mi pare
Servo di quel che incarnò di Maria?

El ROMITO risponde:

Io son per certo, e volendol negare
Io sarei fuor della diritta via.

GRISANTE al romito dice:

Se così è, io vi vorrei pregare,
Con pace, con amore e cortesia,
Che del Signor la strada m' insegnassi,
Dove beato chi ben vive fassi.

El ROMITO risponde a Grisante:

Egli è nascoso qua in una caverna
Un santo padre, Carpofor chiamato,
El qual di Cristo la fede governa,
per paura sta quivi celato.

E

GRISANTE dice:

Per quella carità di Dio eterna,

Dè, fate ch' io gli sia raccomandato,
Chè di vederlo io ho sommo diletto.

El ROMITO risponde:

Or oltre, andiam; che Dio sia benedetto.

Vanno a trovare santo Carpoforo, e giunti, GRISANTE dice:

Cristo vi salvi, o padre reverendo;

La pace del Signor sia sempre in voi.

Io vengo, padre mio, però ch' io intendo
Lassare il mondo e tutti e' lacci suoi:
Chè quando el viver nostro ben comprendo
E veggo ch' alla morte si vien poi,
Ogni ora mi par mille a far ritorno
A ristorare ogni perduto giorno.

Però vorrei da voi, padre diletto,
Imparar de' Vangel la lor figura,
E finalmente ogni divin precetto
Che Iesu dette all' umana natura.

SANTO CARPOFORO lo mena nella cella e dice:
Or passa drento, che sia benedetto,
Che a pieno intenderai ogni scrittura
Di tutto el nuovo e vecchio Testamento,
Chè molto son del tuo venir contento.

Ma prima ch'io ti parli alcuna cosa,
O figliuol mio, io ti vo' battezzare,
Che questa è di Iesù la prima sposa
Che ci fa il vero ben conseguitare.
Chi vuol la vita sua far glorïosa
Per questa porta si convien entrare.

GRISANTE chiede el battesimo:

Piacciati battezzarmi, o padre mio.

SANTO CARPOFORO lo battezza e dice:

Io ti battezzo nel nome di Dio.

Dipoi lo ammaestra nella fede:

Dappoi che 'l vero Dio, padre superno,
Sposato t'ha della sua santa fede,
Non usar mai al prossimo tuo scherno,
Perchè la carità da Dio procede :
Chi vuol che 'l nome sia di fama eterno
A' poveri di Dio usi merzede,

Perchè come dall' acqua il fuoco è spento,
Cosi s' acquista in ciel per ognun centc.

GRISANTE piglia licenzia e dice:

Tu m'hai, padre, si ben ammaestrato
Ch'io son disposto di voler partire:
Quel po' del tempo che 'l Signor ci ha dato
Stolto è chi'l lascia indarno preterire.

SANTO CARPOFORO lo licenzia, e dice:

Or oltre, figliuol mio, poi che t'è grato,

VOL. II.

9

Io son contento e' tuo prieghi esaudire :
Abbi Iesù, figliuol, sempre nel core,
Rimedio santo d'ogni umano errore.

GRISANTE va in piazza e predicando dice:

O stolti, o ciechi, miseri mortali,
Che siate in tanta cecità venuti
Che voi lasciate e' beni celestiali
Per adorar gli Dei bugiardi e muti,
Questi son tutti spiriti infernali
Per la superbia lor del ciel caduti,
Privi di carità, senza alcun frutto,
Che viveranno in sempiterno lutto.

Grisante predica e UNO AMICO del padre, lo sente e va e dice al padre: Polemio, io ho veduto el tuo figliuolo

Che disprezzando va la nostra fede,

E ònne preso ancor molto più duolo
Perchè gli è in piazza, e ciaschedun lo vede :
So, se il prefetto lo sapessi solo,

Vorre' saper donde questo procede.
Ripara, adunque, presto, chè bisogna,
Chè 'l danno sarà tuo e la vergogna.

POLEMIO irato dice:

Può esser questo, o padre sventurato,
Che tanto caso intervenuto sia?
Qualche ribaldo ipocrito sie stato
Che gli arà mostro questa falsa via.
Quando il figliuol vede il padre turbato
E' muta spesso modi e fantasia :
Ne' giovanetti si suol veder questo,
Far una cosa e poi mutarsi presto.

POLEMIO trovando el figliolo dice:

Chi t'ha fatto oggi far si grande errore,
Figliuol ribaldo, scellerato e tristo?

Ora lo fa mettere in prigione e dice:

Menatel presto via, con gran furore,
In luogo tal che mai più non sia visto.
Sei tu si ingrato, cieco e pien d'errore
Che tu lassi gli Dei per seguir Cristo?
Fa' pur pensier, prima che sien tre giorni,

Ch' io vo' che a' nostri Dei, cieco, ritorni.

Menato Grisante in prigione, viene un ALTRO AMICO di Pole-
mio e dice: Polemio, assai mi duol di quel che ho inteso:
Ma non temer che muterà pensiero.
Duolmi che tu non hai buon modo preso
A mostrarti inver lui si crudo e fero.
Chi in questo mondo è da l' amore acceso,
È sottoposto a un suave impero,

Tal ch'ogni altro pensier discaccia e sgombra
Seguendo amor, come fa il corpo l'ombra :
Perchè la giovanezza è cosa vana

E cerca contentare ogni sua voglia.
E questo è dato alla natura umana
Che spesso amor di libertà la spoglia.
Se tu lo trai di quella oscura tana,
Voltar tu lo vedrai come una foglia.

POLEMIO afferma il suo detto e dice:

Questo mi par un consiglio perfetto;

Però vo' seguitar quanto m' hai detto.

POLEMIO dice a'servi che ordinino un convito dove sieno cinque donzelle: State su, servi; ordinate un convito

Dove sia cinque delle mie donzelle
Che sappin ben ricevere ogni invito,
Vaghe, leggiadre, grazïose e belle.
E, come egli è ogni cosa fornito,
Io ho disposto di parlare a quelle,
Ch'io spero aver da lui grata risposta
Se questo gentil fuoco se gli accosta.

UNO SERVO dice alle donzelle :

Venite tutte al signor vostro, e poi
Intenderete a punto el suo pensiero.
Vuol ch'io comandi a tutte quante voi
Che v' adorniate quanto fa mestiero,
Destando di Cupido e' lacci suoi
Col parlar pronto e co' l'aspetto altero.

UNA DONZELLA dice:

Va; che noi siam parate ad ubbidire,
Nè cosa c' è più grata che 'l servire.

Le DONZELLE vanno a Polemio:

Noi siam venute a tua magnificenza :

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