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Alla mia figlia misera e infelice.

El PREFETTO dice:

Sentenzia do che sia decapitata
E spenta sia di terra sua radice;
Per dare esemplo a ogni core umano
Gli taglierai la testa di tua mano.

El PADRE la piglia pe' capelli, e menala al luogo della morte dicendo: Vieni, ingrata figliuola, maladetta,

Che ben nascesti in mal punto e in mal ora

A seguir quella iniqua e mala setta,
Quale un uom morto per suo Dio adora :
Di propria man farò di te vendetta,
E resterò di tanta angustia fuora :
Porgi qua il collo senza dir parola:
Io t'uccido e rifiuto per figliuola.

Tagliali la testa e tornando dice:

Or mi posso io chiamar lieto e contento
Avendo alla giustizia dato loco;

Piacer, letizia e gaudio al cor mi sento,
E torno a casa con gran festa e gioco.

Viene una fiamma da cielo che arde DIOSCORO, e lui dice:
Omè omè, questo è un gran tormento,

Omè, ch'i' ardo in questa fiamma e foco,
Omè, che pel dolore io mi devoro,
Omè che desperato adesso moro.

Muore Dioscoro, e il CAVALIERI dice al prefetto:

Noi siam, degno prefetto, stati a torno
A veder decollar la gentil figlia,

Ma poi facendo verso te ritorno
Venne fuoco da ciel con maraviglia;
E come fiamma inclusa drento al forno,
Fece a Dioscor sua carne vermiglia,
E tanto el fuoco sopra quel s' accese
Che non potè morendo far difese.

El PREFETTO risponde:

Tu m' hai dato spavento e gran terrore
Ch'i' non vorrei che 'l simil m'accadessi;
Sia fatto al corpo decollato onore,
Acciò non siam da qualche male oppressi.

Voltasi el CAVALIERE verso el popolo e dice:

Pel caso occorso di grande stupore,
Licenzia dà il prefetto a chi volessi
Rendere onore a Barbara eccellente
Senza timor, lo facci apertamente.

El PRETE che la battezzò e il MAESTRO di casa cantano dinanzi al corpo di Santa Barbara dicendo:

O anima beata, o corpo santo,

O vaso pien di vera sapïenzia,

Contener non possiam gli occhi dal pianto
Rendendo onore a te con reverenzia.
L'alma tua in ciel trionfa in festa e canto,
E il corpo è in terra alla nostra presenzia ;
Priega per noi il tuo sposo diletto
Che ci conduca al suo divin conspetto.

DI

SANTO GRISANTE E DARIA.

Riproduciamo la edizione seguente:

— Rappresentatione di sco Grisante ct Daria - Fece stampare maestro Francescho di Giouanni Benuenuto sta dal canto de Biscari A di V di febrajo M. D. XVI. In-4 di 8 c.

Le altre ediz. notate dal BATINES, Bibl., p. 52, sono queste:
In Firenze MDLIX. In-4 di 8 c. con 5 fig.

Senza nota (s. XVI). In-4 di 8 c. col front. istoriato.

In Siena, alla loggia del Papa. S. A, In-4 di 8 c. con fig.

Di nuouo riuista da Francesco d' Annibale da Ciuitella. In Siena

alla loggia del Papa, 1620, In-4 Ediz. simile alla preced.

Il soggetto della Rappresentazione è tolto dalla Leggenda aurea.

L'ANGELO annunzia:

Al nome sia della eternal clemenza
E della madre sua vergine e sposa :
Volendo dimostrar la gran potenza
Che Dio concede alla gente pietosa,
Vedrete di Grisante la scienza

E di Daria, clemente e degna rosa ;
E se starete con devozione

Vedrete una mirabil passione.

POLEMIO padre di Grisante dice di voler andare a Roma, e chiama e' servi dicendo:

State su, servi mia, mettete in punto

Ch'io vo' di Roma pigliare il viaggio:
E tu, Grisante, acciò che sappi a punto,
Io intendo far di te qualche buon saggio,
E vo' che alla virtù tu sia congiunto
E che tu sia l'onor del mio lignaggio,
Però che la dottrina è un tesoro

Che acquistar non si può per forza d'oro.
GRISANTE risponde al padre:

O caro padre mio, quanto è contenta
L'alma venire al mondo a tale stato!
Ogni mia forza alla virtù è intenta,
E spero che 'l tuo cuor sia consolato ;
Non si creda nessun senza sementa
Che 'l frutto della terra gli sia dato:
Disagi, affanni, vigilie e prestezza
Conducon l'uomo in ogni grande altezza.

POLEMIO dice a' servi di partire:

Or oltre, andianne tutti in compagnia,
Chè non è tempo più di dimorare.
Uno SERVO risponde al signore e dice:

Quando vi piace di pigliar la via
Potete a vostra posta camminare.

POLEMIO s' avvia dicendo:

Poi che gli è in punto, sare' gran pazzia
Volere il tempo indarno consumare,
Chè a' padri questo è dato per natura
Por sempre ne' figliuoli ogni lor cura.

POLEMIO cammina e giugne a Roma, e truova lo imperadore
Io son venuto, o magno imperadore,

e dice:

A visitar la tua sacra corona,

Qual è di tanta forza e tal valore
Che sopra al ciel la fama sua rintruona.
Giusta cosa è che 'l servo pel signore
Metta e' figliuol, l' avere e la persona
Non si curando nulla possedere
Sol per la patria il padre mantenere. 1

Però venuto sono in queste parte

Dove è lo specchio e 'l lume di scïenzia,

1 Cioè: sol per mantenere il padre (cioè, il Signore) per la patria. Ma le

edizioni posteriori: Per patria, padre e madre mantenere.

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