Images de page
PDF
ePub

Favella, dunche, e fa' lor questa grazia,
E fia l'anima lor contenta e sazia.

Risponde ANTONIO allo interprete:

Non venendo costoro in gran palazzo
Ma in questo stretto e piccol romitorio,
Me riputando poco savio o pazzo,
Maggior pazzia sare' stata la loro,
E certo sare' stato stran sollazzo:
Ma credendo che in me sia tal tesoro
Di sapienzia, come tu m' ha' detto,
Seguir dovrieno il mio stato perfetto.
Che s'i' fussi ito a lor si lunga via
Con tanta noia e si grieve periglio,
E' mi parrebbe far gran villania
Quand' io non seguitassi il lor consiglio.
E similmente alla dottrina mia
Dovrien sanza dubio dar di piglio,
E con amor ricevere il battesimo,
Rinunzïando il falso paganesimo.

Risponde lo INTERPRETE, ma prima parla in greco con coloro, dipoi dice ad Antonio:

E' dicon, padre, che essendo allevati

Nella lor fede insin da puerizia,

Non credon a gniun modo esser dannati,
Vivendo sempre al mondo con giustizia.
Si che non voglion esser battezzati,
Ma voglion mantener teco amicizia
Pel tuo dolce parlare et efficace ;
Voglion partirsi, onde rimani in pace.

Partonsi; dipoi viene lo SPIRITO DELL' AVARIZIA, e pone uno
piattello d'ariento dove ha a passare Antonio, e dice:
Po' che i compagni mia non hanno offeso
L'anima tua con tutte le lor arti,

E se per tua virtù ti se' difeso,
A questo, spero, converrà piegarti,
Perchè ogni savio a tal lacciuol è preso,
E questo fia buon mezo a separarti
Dalla tua via, che c' è tanto in dispetto.
Or m'avedrò se se' così perfetto.

ANTONIO va pel diserto, e trova il bacino e dice così:
O cacciato dal cielo, i' ti conosco!

Questi son de' tuo inganni e tuo lacciuoli!
Tu mi vorresti far uscir del bosco,
Chè ha' per mal che gli uomini stien soli.
El tuo cibo par dolce, et è pur tosco,
E' tuo diletti son poi pene e duoli.
Questo non è caduto a uom mortale,
Ma è caduto dal regno infernale.

LO SPIRITO veggendo che non lo toglie, vi mette uno monte d'oro,
e dice cosi: Se tu non hai a questo acconsentito
Forse è rimasto perchè ti par poco,

Ma metterotti innanzi un tal partito
Che certamente tu muterai gioco;
E se di ciò io rimarrò schernito,
Mai più vo' ritornare in questo loco,
Perchè dell' oro suol vincere il suono

Ogniuno, e sia qual vuol, cattivo o buono.

ANTONIO va pel diserto e truova il monte dell' oro, e dice:

O mala bestia, ancor non se' tu lasso

Di farmi insidie, pur al modo usato?
Già è gran tempo non son ito un passo
Che tu non m' abbi sempre codïato:
Ma oggimai tu puoi andare a spasso,
Da poi che ti se' invano affaticato;
Ben se' da poco, e parti essere astuto:
Credendo guadagnar, tu hai perduto.

Dua malandrini si riscontrano insieme, e l'uno si chiama Scaramuccia e l'altro Tagliagambe, e SCARAMUCCIA dice: O Tagliagambe, che va' tu facendo,

E d'onde vieni? ha' tu buone novelle?

Risponde TAGLIAGAMBE e dice:

I'ti vo' dire il vero, io non t' intendo,

Ma ben so ch' i' non l' ho nè buon nè belle;
E son condotto in modo ch'i' m' arrendo,
E per danar tornere' dalle stelle,

Nè darmi pace in nessun modo posso,
Perchè non m' è rimasto in borsa un grosso.

Risponde lo SCARAMUCCIA e dice:

Or ti dich' io, no' siam ben apaiati,
E possiam dire: el me' ricolga il peggio,

4 Vedi vol. I, pag. 224.

Però che a me sono stati rubbati
Tanti danari alla fiera di Reggio,
Che fa la somma di mille ducati;
Per tanto d'una grazia ti richieggio,
Che tutta dua diventiam malandrini
Se racquistar vogliam nostri fiorini.
Risponde il TAGLIAGAMBE e dice:

Tu hai ben detto, e io ne son contento;
E infin da ora i' ti prometto e giuro
Che se mai feci bene, i' me ne pento;
E ho un cuor che è fatto tanto duro
Chè s'i' vedessi aver di vita spento
Quel che m' ingenerò, non me ne curo,
E non è mal verun ch'i' non facessi,
Pur che danari e robba aver potessi.

Risponde lo SCARAMUCCIA e dice:

Cotesto non bisogna ragionare,

E muoia qual di noi prima si pente.
Diam pur principio a quel che dobbiam fare,
Che 'l tempo passa e non facciam nïente;
Ecco di qua venire un mio compare
Che apunto sarà buon, se vi consente,
Che noi il pigliamo in nostra compagnia,
Che è animoso e pien di gagliardia.

Ben venga il compar mïo Carapello!
Vedi se la ventura t' ha guidato
In grembo a noi! se tu arai cervello,
Tu non potresti esser me' capitato.

Risponde CARAPELLO e dice:

S'i' fussi trapassato d'un coltello
Sare' dicerto allor bene arrivato, 1
E questa mi sarebbe nuova mancia:
Ogni altra cosa mi pare' una ciancia.

Risponde lo SCARAMUCCIA e dice:

A dirti il ver, compar, noi siam disposti
Che chi che sia ristori i nostri danni;
Ond' io ti priego che con noi t' accosti,
Che ti faremo uscir di tanti affanni.

1 Scherza equivocando sulla parola arrivare, che si usa anche parlando di percosse o ferite; ed è modo del parlar comune, registrato dal solo Manuzzi con es. del Dati.

[blocks in formation]

Compar, di certo voi vi siate aposti,
Chè peggio non istetti è già dieci anni:
Onde questa mi par si gran novella
Ch'ogni dolor e pena mi cancella.

Risponde il TAGLIAGAMBE e dice:

Ella va ben, poi che no' siam d'accordo
A far ogniun il peggio che possiamo:
Ma voglio darvi in prima un buon ricordo,
Se lungo tempo insieme esser vogliamo,
Al qual parlar nessun di voi sie sordo:
Che giustamente le prede partiamo:
Chè qual di noi facessi agli altri truffa,
Subitamente verremo alla zuffa.

Risponde CARAPELLO:

O Scaramuccia mio, che stiam noi a fare?
Oggi è un di che è buon ire alla strada,
La fiera d'Alessandria ha cominciare,
E qualcun troverrem per la contrada.
Panni e danar bisogna guadagnare :
Toi la tua lancia e tu torrà' la spada,
E tutti a tre n' andiamo in compagnia,
E ciò che si guadagna, a mezo sia.

E' mi dice oggi il cuor, compagni miei,
Che noi farem qualche gran guadagnata.
Noi troverem mercatanti e romei
Che vanno d' Alessandria a Damïata.
Che maladetto sia quaderno e sei, 1
Però che m' hanno la borsa votata.
Io non potrei un cieco far cantare;
Ma il primo ch'i' trüovo gli ha a pagare.

1

Vanno tutti a tre alla strada, e dipoi SATANASSO dice a' diaI' vi comando pel fuoco d' abisso,

voli:

Che andiate a quello Anton dell' ermo abate,
Che per crescer la fè del Crocifisso
Ha fatto convertir tante brigate,
Testè ch' egli è nell' orazion più fisso,
E tutto il corpo suo gli bastonate.
Po' che non ha giovato alcuno inganno,
Vedrem se le fatiche il moveranno.

1 Cioè il giuoco dei dadi.

Vanno i demoni a mazicare Antonio, e quando l'hanno mazicato se ne vanno, e ANTONIO dice vedendo Jesù apparire. O buon Jesù, or dove se' tu stato

In questo tempo della pena mia?

Vedi e' dimon come e' m' hanno straziato!
Come consenti tu che questo sia?

Risponde JESU ad Antonio e dice:

Non dubitar, Anton, chè in ogni stato
La grazia mia con teco sempre fia.

Io ho voluto provar tua costanza;
Va' segui il tuo ben far con isperanza.

Abbi per fede, Anton, mio servo buono,
Ch' i' sono e sarò teco sempre mai,
Che nessun mio fedel non abandono,
E per la mia potenzia tu 'l vedrai.
Per tutto il mondo ti farò tal dono
Che nominato da ciascun sarai.
Come buon cavalier, combatti forte,

Chè eterno premio arai doppo la morte.

Antonio è sanato e va pel diserto: e riscontra e'malandrini
e dice loro: Fuggite, frate' miei, fuggite forte,
Tornate a drieto pel vostro migliore,

Non andate in costà che v'è la morte,
La qual v' ucciderà con gran dolore.
Non vi varrà le membra e l'arme accorte,
Nè vostre gagliardie nè gran valore;
E se il consiglio mio non seguirete,
Andando più costà presto morrete.

Risponde il TAGLIA GAMBE e dice:

E

Costui debbe esser fuor del sentimento
per la fame della cella uscito;
Questi romiti fanno molto stento,
Han poco da mangiare e mal vestito ;
Badar con lui è un parlare a vento;
Però pigliam prestamente partito,
E andiam questa morte a ritrovare,
Chè sarà gente ch' e' vorrà campare.

Vanno più là, e truovano il monte dell' oro, e il TAGLIA-
GAMBE dice:

Guardate, frate' mia, quanta pazia

« PrécédentContinuer »