DONATO va al Vicario e dice:
O messer lo vicario, io son mandato Da Monsignore il qual vi fa chiamare Che presto a lui vi siate appresentato, Chè vi vuol per gran cose favellare.
Ör andiam via, che Dio ne sia laudato; Se 'l caso importa, e' non è tempo a stare, E Dio che sa d' ogni cosa il migliore Gli metta qualche buon partito in core.
El Vicario e'l cherico vanno al Vescovo, e il Vescovo dice: O Teofilo mio buono e pregiato,
I' ho nuovo vicario oggi creato, E vo' che a questo tu resti contento.
Egli è più tempo i'l' ho desiderato, E volentieri a tal cosa consento.
Or tu, messer Currado nuovo eletto, Fa l' offizio pietoso, giusto e retto.
Messer CURRADO nuovo Vicario dice:
Bench'io sia rozzo ignoto e negligente, E non sia degno di cotanto onore, Pur tu sai ch'io fui sempre ubidïente E servoti con fede e grande amore; Cosi farò l'offizio diligente: E s'io errassi, e tu, superïore, Mi mosterrai quel che ti sia capace.
Seguita: e tu, Teofil, porta in pace.
El Vicario va a sedere, e TEOFILO dice:
Per quel che Monsignor m'abbi privato Io non lo so, e non lo vo' cercare. Credo che gli ha buon fin considerato E per questa cagion l' avuto a fare. Eterno Dio, sempre sia tu laudato Che vedi el tutto inanzi al cominciare; Non cerco fare d'ôr mia mente sazia, Ma salvar l'alma e star nella tua grazia. 1 Qui nelle stampe manca un verso.
El DIAVOLO va a Teofilo e dice:
Tu sia, messer Teofil, ben trovato, Io mi vengo con teco a condolere: Io non so la cagion che sia privato E ònne auto molto dispiacere: Tu sei per la città molto infamato, E che tu non facevi il tuo dovere. Io ti conosco, e mai non l' ho creduto E duolmi assai l'offizio tuo perduto.
Messer TEOFILO risponde al diavolo e dice:
Io son del vecchio offizio mio privato, Si come egli è piaciuto a Monsignore, Ch'à fatto un altro; i' non glie l'ò negato, Anzi l'ho caro con poco dolore.
Se non c'è altro, certo gli à errato A non aver riguardo al vostro onore, Chè, portandovi ben, come m'è mostro, Non vi dovea mai tôr l' officio vostro.
Questo m' è stato un singular piacere E già più tempo i' l'ò desiderato.
El DIAVOLO dice a Teofilo:
Io cercherei l' officio riavere Per dimostrar ch'io non avessi errato.
TEOFILO licenza el diavolo e dice:
Io mi voglio ire in più luoghi a dolere Ch'i' son da Monsignor stato ingannato. Vatti con Dio, ch' i' ho fermo il pensiero Di far quel che tu di', ch' hai detto il vero.
El diavolo si parte e TEOFILO dice da sè:
Ve' che si sa per tutto i' sia privato, E crede ognuno i' abbi fatto errore! E così son, meschin, vituperato Che non c'è modo a raquistar l'onore. Forse, si fia; aspetta; i' l'ho pensato; D'andare a Manovello incantatore E dire a lui quel che m' è intervenuto E'l torto fatto, e dimandarli aiuto.
TEOFILO va a Manovello e dice:
O Manovello, io son pericolato
E oggi il tuo aiuto mi bisogna. Monsignor dell' officio m' ha privato Ond' io ricevo assai danno e vergogna, E non ho mai in cosa alcuna errato, Ma gli à creduto a qualche ria menzogna. Piacciati aoperar per tal partito
Con l'arte tua, ch'io sia restituito.
Teofilo mio car, tu sei cristiano;
Io son ebreo e contrario a tua fede: E l'un con l'altro bene noi non stiȧno, E far nulla per te non si richiede: Ciò ch'io facessi, io operrei invano: El diavolo a' cristian sa' che non crede. Io non vorrei cominciare un piato, E da te e da lor restar beffato.
Io ti prometto e giuro, Manovello, Che, se di questo caso son servito, Io patirò ogni pena e flagello, E sempre manterrò questo partito.
Tu sai ch'io t'amo e tengo per fratello; Io vo'far si che tu sia ubbidito.
Or vienne meco, e non mutar governo,
A ritrovare Lucifer dell' inferno.
Lo ebreo e Teofilo vanno in una croce di via, e lo EBREO dice: Cosa che vegga o senta, non temere,
E non ti far il segno della croce, Chè ci farò venire un gran messere Superbo e fiero e con terribil voce,
Il quale, a chiunque vien sotto sue schiere, È benigno e umano, e mai non nuoce.
Seguita, Manovel: non dubitare
Ch' io tema quel che mi de' consolare. Lo EBREO fa un cerchio, poi incanta e dice:
O Belzebu, gran principe d' inferno, Con Cerner, Malataca e Calcabrino E Lastaroc e tutto il tuo governo; Venite tutti quanti al mio dimino.
Uscite presto fuor del fuoco eterno Per aiutar chi segue 'l mio cammino; E non venir con vista troppo scura, Chè non facessi al mio sozio paura.
Vengono e' diavoli, e rizzano una sedia, e BELZEBU a sedere Che cerchi, che comandi, o Manovello? Ch'i' son venuto qui per ubbidire,
E ho menato tutto el mio drappello Disposto e fermo el tuo voler seguire. Tu sai ch' io t' amo assai più che fratello, E ho di grazia e' miei amici servire.
Non dubitar, vien meco a chieder grazia
A colui che farà tua mente sazia.
Lo ebreo e Teofilo vanno al diavolo, e inginocchiàti l'EBREO
Messer, costui mi s'è raccomandato Che ha bisogno di aiuto e di potere, E per questa cagion l' ho qui menato Chè voi facciate tutto il suo volere. Egli è da Monsignor stato ingiuriato, Tolto l'offizio e fatto dispiacere; Aiuta il servo nuovo, chè è ragione, Se vuoi fermarlo alla tua devozione.
El DIAVOLO dice al giudeo:
Di nulla non si può costui atare Che adora Cristo ch'è mio gran nimico: Ma se lo vuole in tutto rinnegare, E esser mio vassallo, com' io dico, Il farò più che prima dominare, E fia il nimico misero e mendico. Più che 'l Vescovo arà dominazione; Però fatti dir chiar la sua intenzione.
O tu rinniega, o noi ci andiam con Dio, Chè altrimenti e'non ti vuol servire.
TEOFILO bacia e' piè del diavolo e dice:
Io niego Cristo, falso, iniquo e rio, E adoro e confesso te per sire.
El DIAVOLO dice a Teofilo:
Rinniega anche la madre, al pensier mio,
E la trinità insieme dèi fuggire.
TEOFILO risponde al diavolo:
Io niego lei e chi segue suo amanto, El padre, el figlio e lo spirito santo.
El DIAVOLO dice a Teofilo:
Voi, cristiani, a' bisogni mi chiamate E io vi do aiuto umile e piano;
Quando siete serviti, mi lassate,
E Cristo è sempre al perdonarvi umano. Ma, per cagion che voi non m' inganniate, Fammi qui una scritta di tua mano
E che rinneghi Cristo aspro e protervo, E confessiti e chiami esser mio servo.
TEOFILO fa la scritta e dice:
Perchè tu empia a pien tutto il mio prego, Ecco ch'i' scriverrò senza intervallo.
Vedi che al tuo voler tutto mi piego: Di mia man lo strumento io vo' assettallo. « Cristo e la madre e la trinità niego E son di Belzebù servo e vassallo. » Mancat' egli altro? dillo, e fia fornito: E te' la carta, e fa ch' io sia servito.
Poi che tu ai ogni cosa assettata, Si come uom savio, pratico e intendente, E ai Cristo e la madre rinnegata, E ai fatto la scritta diligente, Doman ti fia felice la giornata,
E vedrai chiaro allor ch' i' t' arò a mente. Prima che passin le ventiquatro ore, Sarai in trionfo, gloria e grande onore.
E' diavoli spariscono, e 'l GIUDEO dice a Teofilo : Tu hai inteso Lucifero, e veduto Quanto egli ha caro farti ogni piacere; Vatti con Dio; tu sarai provveduto Per tutto di domane, e non temere.
Vedi ch'io feci ciò che gli ha voluto, E mill' anni mi par doman vedere; S'io son servito come noi stimiano, Io gli sarò per sempre partigiano.
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