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RAPPRESENTAZIONE

DI

SANTO ONOFRIO

DI M. CASTELLANO DE' CASTELLANI.

381

L'edizione da noi esemplata è la seguente:

Rappresentatione di santo honofrio composta per mess. Castellano Castellani. S. n. ma del princ. del sec. XVI, di 8 carte, con fig. sotto il tit. In fine vi è il segno de' colubri con le iniziali AA.

2 fig.

Altre edizioni sono le seguenti:

-

In Firenze nel anno MDLIIII del mese di marzo. In-4, di 8 c. con

In Firenze nel anno MDLVIIII. In-4 di 8 carte con 8 fig.
L'Allacci ricorda un' altra ediz. di Firenze, 1559 in-4.

L'ANGELO annunzia:

Salute sia di quel che mai non erra
E della madre sua fonte d'amore.
Volendo al vero ben tirar chi erra
E muover per esemplo il peccatore,
Di santo Onofrio la sua aspra guerra
Vedrem, che vinse ogni mondano errore;
Se voi attenti col cuore starete

Sua vita e morte a pieno intenderete.

Santo ONOFRIO da sè dice:

Quando io penso, Signor, la vita vostra

Da quanti affanni circundata sia,
Parmi vedere in questa mortal giostra
Un fuoco che mi strugghi tuttavia :
Questo mondo bestial ognor mi mostra
Davanti agli occhi la miseria mia :
Però meglio è da lui farsi lontano
Che perder senza frutto il tempo invano.

Ora dice di volersi far romito:

Starsi nel bosco in vita solitaria
E contemplar di Dio la sua grandezza
So che non tanto lo intelletto svaria,
Ch' ogni amor passa la divina altezza;
E se la opinïone in questo è varia,
Un tesor piace quanto l' uom l' apprezza;
Però disposto son prender partito:
Andare all' ermo, e vo' farmi romito.

Santo ONOFRIO va a trovare il suo Abbate e dice:

Padre benigno, io son venuto a voi,
Come figliuol, per aiuto e consiglio,
Perchè io conosco che 'l pentir da poi
Non giova all'uom che vuol fuggir periglio;
E perchè io temo assai de' lacci suoi,
Questo partito, a voi piacendo, piglio
D'andare all'ermo, e vo’romito farmi,
Se grato vi sarà licenzia darmi.

Lo ABBATE risponde:

Figliuol, che mi di' tu? non sai tu quanto
Piace all' eterno Dio questo bel frutto?
Qui si fa l'uom devoto, umile e santo,
Qui si disprezza il mondo e 'l vizio brutto,
Qui s'acquista di gloria il primo vanto,
Qui si dà l'uomo a Dio, servendo, tutto,
Qui la religïon si esalta e cresce,

Chè il monaco è come nell' acqua il pesce. Santo ONOFRIO risponde all' Abbate e dice :

Se non v'incresce, padre, l'ascoltarmi
Spero del mio desio farvi capace :
La cagion che mi fa romito farmi
È un caldo pensïer che drento giace :
Non cerco dal convento discostarmi

1 Sottintendi: del mondo, o del demonio.

Per voler più riposo o maggior pace,
Ma per macerar meglio il corpo mio,
Chè nulla può trovar chi perde Dio.

Seguita santo ONOFRIO laudando la vita contemplativa:
Piacque di Marta al Signor l'esercizio
Posta per dimostrar la vita attiva;
E perchè ella è mezzo a fuggire ogni vizio
Cosi d'ogni dolor la mente priva;
Ma Maria ch'era intenta al degno ofizio
Della vita moral contemplativa,

A questa dette di virtù la insegna,
Come vita suprema, eccelsa e degna.

Padre, io vorrei questa vita seguire
Con tutto il pensier mio, quando a voi piaccia.

Lo ABBATE risponde:

Figliuol, nutrirsi d'erbe e mal dormire
Sol a pensarlo, ogni mio senso adiaccia.

Santo ONOFRIO dice:

Compensa Dio la pena col martire:
Tale spera fortuna, e vien buonaccia :
Non fa mal quelch'è mal, ma quel che nuoce:
Iddio volse per noi morire in croce.

Lo ABBATE risponde:

Io veggo in te, figliuol, tanto fervore
Ch'io non ti posso negar la licenza.

Santo ONOFRIO dice:

Io ti ringrazio, o benigno pastore,
Che sempre fusti un vaso di clemenza.

Ora chiede la benedizione:

La tua benedizion con tutto il core
Io t' addomando, in questa mia partenza.

Lo ABBATE risponde:

Egli è ben giusto, o dolce figliuol mio:
Benedicati in ciel lo eterno Dio.

Santo ONOFRIO si parte per andare al deserto, e mentre che

va dice:

Quando io penso, Jesù, che tu se' Dio

E io tua creatura, io vengo meno:
Tu verbo eterno, immaculato e pio,
Io sterco e puzza mortale e terreno:
Tu sei nimico del peccato rio,
E io di vizii e di bruttura pieno ;
Però, dolce Jesù, guidami a porto,

Chè senza te ogni diletto è morto.

Mentre che santo Onofrio cammina pel deserto, due fanciulli parlando insieme, l' UNO dice all' altro:

Compagno mio, voglianci noi far frati,
E lasciar questo mondo a chi lo vuole?

El SECONDO risponde:

Or che tu t'hai tutti e' danar giucati
Però lo stare al mondo si ti duole.

El PRIMO dice:

Non vedi tu che gli è pien di peccati,
Nè mai trovar riposo in lui si suole?

El SECONDO risponde:

Dè, non mi tôrre il capo, ladroncello :
Frate si fa chi ha poco cervello.

El PRIMO dice: Tu non debbi dir questo al confessoro
Chè io so che ti dare' la penitenzia.

El SECONDO risponde:

Non mi far dir tutti e' difetti loro,
Ch'io non ci posso aver più pazïenzia.

El PRIMO dice:

E' tengon pure il corpo in gran martoro,
In digiuni, in vigilie, in penitenzia.

El SECONDO risponde:

Si, quando in coro in orazione stanno:
Ma al refettorio ognun v' è saccomanno.

El PRIMO dice:

E' vivon pur con molta disciplina,
E uson solo una carpita a dosso. 1

El SECONDO risponde:

1

Tu non gli vedi intorno alla cucina,
Come gli scuffian 2 bene un cappon grosso.

El PRIMO dice:

E' dicon pur l' offizio ogni mattina,
Nè mai senza licenzia alcun s'è mosso.

El SECONDO risponde:

El PRIMO:

panno

Sai tu perchè gli stanno in orazione?
Per mantener di fuor la devozione.

Se non fussi, fratello, il mondo rio

1 Carpita, è coperta da letto di panno grossolano; ma forse qui è per da coprirsi in genere.

2 Scuffiare, vale Mangiare ingordamente.

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