Images de page
PDF
ePub

Pur che verginità non ti sie tolta.

Santa TEODORA :

Chi crederebbe mai che un volessi
Uccider, per salvar altri, sè stesso?
Dolce Jesù, se pur e' ti piacessi
Mio corpo casto al fuoco fusse messo,
Nè mai per me costui morir dovessi
Pel quale il pianto mio rinnovo adesso,
Mutiam le veste, e fa' come ti pare;
Rendati premio Dio del tuo ben fare.

Vanno dentro a mutar le veste, e vengono fuora dua donne; mona MINOCCIA dice:

L'è pur gran cosa, della mia gallina
Non possi mai un uovo sol gustare,
Chè me le ruba questa mia vicina!
Ella si è tanto avvezzata a rubare
Che merita de' ladri esser regina.
Potessi pur una volta affogare!
So che per questo non gli tolgo fama,
Perchè oggi ciascun ladra la chiama.
Mona ACCONCIA:

Voi dite la bugia, mona Minoccia,
Perchè la non fa uova; non vedete
Che cova sempre e diventata è chioccia?
Se vi manca faccenda, or attendete
A lavarvi dal viso tanta roccia;
Ma s'i' comincio a dir, voi udirete
Cosa che vi farà uscir la voglia

Di gracchiar tanto, e chi si dolga doglia.

Mona MINoOCCIA:

So che sei piena de' tuoi vizii vecchi;
Sai ben che quando pettinavo il lino
Me ne rubasti cinque o sei pennecchi.
Mona ACCONCIA:

Tu debbi aver beuto troppo vino,
Ch' ogni mattina, innanzi ch' apparecchi,
Sempre te ne tracanni un mezzettino,
E spesse volte tanto ti riscaldi

Ch' appena puoi e' tuo piè tener saldi.

Mona MINOCCIA :

Tu sai ben quanto la gola ti tira.

Dalla finestra mia spesso ti veggio
Che 'l capo tuo in qua e in là s' aggira.

Mona ACCONCIA:

Io so che tu diresti molto peggio,
Perchè del vero il cattivo s'adira,
Ma solo questa grazia a Dio chïeggio,
Che chi di noi dice la bugia

Possa crepare in mezzo della via.

Vien, se tu vuoi, ogni cosa a cercare;
Tutte le casse mie ti voglio aprire;
E, se nulla di tuo puoi ritrovare,
Togli ogni cosa, acciò non possa dire
Che m'hai trovato i pennecchi a rubare;
Ma credi a me, ch'i'ti farò disdire,
Sudicia, berghinella, 1 lorda e brutta;
Quanto è gran mal che tu non sia distrutta!

Mona MINOCCIA:

Tu credi col bravar fammi paura;
Ma s'i' ti piglio per la cappellina*
Tu non sarai tanto audace e sicura.

Mona ACCONCIA:

Come in casa mi vien la tua gallina
Ti giuro, non sarò semplice o pura,
Ma farò ch' ornerà la mia cucina;
A questo mo' farò tu dica il vero,
Chè me la mangerò senza pensiero.

Mona MINOCCIA :

Non fate, mona Acconcia, ch'i' mi pento
D'aver con voi de l' uova quistionato ;
S'i' la perdessi, i' mi morrei di stento.

Mona ACCONCIA:

Orsù, i'vo' che vi sie perdonato;
Ma se mai più dir tal cosa vi sento
Non vi sarà rimesso tal peccato;

Non perdiam tempo, andiancene a filare

Ch'io so che 'l ber v' insegnerà mangiare.

Partonsi e vien fuora santa Teodora vestita da uomo e entra in casa, e vengono fuora Fausto e Crispo, e dice FAUSTO: Io credo che si sia addormentato

1 Corrisponde alla ciana odierna, ed ha esempio di Lorenzo e del Varchi. 2 Berretta o cuffia da donna.

Eurialo, poichè tanto bada,

CRISPO dice: O forse ch' egli aspetta esser chiamato.
Egli ha forse trovato mala strada

FAUSTO:

Poi che così fie tanto ritardato;

E' sarà ben ch' un di noi dentro vada,
E farlo, se potrà, di quivi uscire,
Perchè molt' altri ancor voglion venire.

I'vo, aspetta qui, non ti partire,
Perchè ritornerò in un momento.

Va dentro e torna fuora e dice:

CRISPO:

Chi potre' mai un caso tal sentire
Ch'a raccontarlo quasi mi spavento?
Eurialo in donna convertire

Io ho veduto, e stassi quivi drento.
Se questo è vero, andianlo a raccontare
Al consule, e facciản quel che gli pare.

Vanno al Consule e dice FAUSTO:

QUINTIANO :

Ottimo consul, noi abbiam menato
Teodora là dove dicesti,

E per la via avendo riscontrato
Un giovan d' atti e di costumi onesti,
Il qual subito a quella fu entrato,

Diventò donna, e in dosso ha le suo vesti.
I' son fuggito senza a lui parlare,
Temendo anch'io donna diventare.

Questa par amiranda cosa nuova :
Menate qui costui, ch' al tutto intendo
Far di tal cosa paragon e prova.

FAUSTO: Io andrò, benchè stupido e tremendo,
Però che spesso de' cristian si truova

Che d' uomini fan donne, come intendo.

QUINTIANO: Andate tutti a dua, e non temete,
E costui presto a me qui menerete.

Vanno e picchiano e vien fuora Eurialo vestito da donna e
CRISPO dice:

O sia uomo o donna o quel che sia,
Non so come ti debba salutare,

E sta confusa la mie fantasia;

Sappi ch' al consol ti dobbiam menare.

EURIALO: Io son parato; mettiamoci in via

Che tutto chiarirà il mio parlare,
E di venire a lui ho gran diletto
Nè cosa alcuna mi può dar sospetto.

Sendo arrivato, dice QUINTIANO:

EURIALO:

QUINTIANO:

EURIALO:

Se' tu colui ch' à avuto tanto ardire
Le veste d'una femmina pigliare,
E contro al mio voler farla fuggire?
Io punirò talmente il tuo errare
Ch' amaramente ti farò punire.
Di' prestamente ove l'ài fatta andare,
E se tu sei cristiano e donde sei,
Dimmi che cosa tu hai a far con lei.

I' son cristiano, e son di questa terra,
Nè altro ho a far con lei se non la fede,
E vedendo tuo mente che tanto erra
Ebbi di questa vergine mercede
Per liberarla della ingiusta guerra,
Acciò non fussi de' tuo vizii erede;
Presi e' suo panni, e lei se n' è fuggita;
Or puoi far cercar tu dove s'è ita.

Adunque d'uomo donna tu sei fatto;
O sfacciato ribaldo, che la mente

Perfida e trista ha' dimostro in questo atto,
I' ti farò morir tanto aspramente
Che a ciascuno esemplo sarai fatto.
Dimmi un poco, uomo vile e da nïente,
Sei tu uomo o sei donna trasformato?
Con Teodora hai tu il nome mutato?

Eurialo son io, non Teodora,

E quel ch'i ho fatto per sua pudicizia
Non me ne pento e lo farei ancora.

QUINTIANO: Fallace traditor, pien di nequizia,
Menatel via che l' ira mi divora;
Fate presto punir tanta malizia;
Fuor della terra presto lo menate,
E col ferro suo carne consumate.

Legono Eurialo e menanlo alla morte, e vien fuora santa

TEODORA e dice:

Fermate, voi errate, i' son quell' io
Che morir debbo e non questo innocente,

EURIALO:

Qual ha voluto salvar l' onor mio;
E del vostro signor quest' è la mente
Ch'io morta sia, perchè amando il mio Dio
Le suo ricchezze ho stimate nïente;
Sciogliete lui e 'l ferro in me voltate,
E con quel la mia carne trapassate.
Partiti, Teodora, e non volere
Impedir mio martirio e mie vittoria;
Deh lasciami la palma possedere,
Non mi torre il trionfo e la mie gloria;
Lasciami in ciel co' martiri godere,
Nè cancellar la mie scritta memoria;
Fate voi quello che 'l signor vi ha imposto
E'l sangue mio deh versate qui tosto.

Santa TEODORA :

FAUSTO:

CRISPO:

FAUSTO:

Non fate di ammazzarlo alcun disegno;
I' son quell' io qual ha in odio tanto
Vostro signor, che con ogni suo ingegno
Cerca il mie riso convertire in pianto;
Deh fate morir me con ferro o legno,
Spogliate l'alma di questo vil manto;
Se me scampando costui ucciderete,
Siate pur certi ve ne pentirete.

Queste son cose mirabile e rare;
Nessuno di color temon la morte,
E son le pene all' uno e l' altro care
Combattendo chi prima dè aver morte.
I' vo' costoro al consule menare;

Il ferro aguzzi come vuol sua sorte,
Perchè ce ne potremo ancor pentire
Se costor noi facessimo morire.

Tu hai ben detto; avviamoci insieme
E ritorniamo al consul prestamente.
Poi che nessun di voi la morte teme
Lui vi può contentare immantinente.
Dell' uno e l'altro può saziar la speme:
Vedete che gli è qui a noi presente;
Combattete or chi debbe depor l'alma
E acquistar di morte la gran palma.

Segue al Consule:

Andavamo per dar a costui morte,

« PrécédentContinuer »