Non poté partorir simil effetto. El CAVALIERE mostrando il cuore di santo Ignazio a l'imperaratore, dice: O imperator, quel che Ignazio ci disse Or io son chiar, per le evidente cose, LO IMPERATORE stupefatto risponde: Questa mi par la più mirabil cosa Ora si volge al cavaliere e dice: Sappi, cavalier mio, che Dio non manda Se ci percuote d'una in altra banda, Un BARONE a l'imperatore dice: Perdonami, signor, fortement' erri; LO IMPERATORE al Barone risponde: Non punte di diamanti o d'altri ferri Are' potuto far quel che v'è fatto: Si ch' io son dal suo Dio ben satisfatto. Un SACERDOTE de la Chiesa romana dice a un altro sacerdote: Ignazio è morto, et è pubblica fama Lo imperator essersi convertito, E Giesù invoca, onora, esalta e chiama, El secondo SACERDOTE dice al primo: Vuolsi al suo corpo dargli sepoltura 1 È salvo quel che queste cose crede. E' sacerdoti pigliano il corpo di santo Ignazio; e in questo l'angelo dà licenzia al popolo. 1 Così le antiche stampe. DI SANT' ANTONIO. 3333 L'edizione originale è così descritta dal BATINES, Bibl., pag. 23: romito: et prima langio lo annuntia colta del sec. XV, dove occupa 22 c. Seguono le edizioni posteriori; In fine si legge soltanto: Finis. La rappresentatione di sancto Antonio abbate Finite lestanze disacto Antonio abbate. In-4 s. n. Ediz. in caratt. tondi dello scorcio del sec. XV, di 10 c. a 2 col. non numerate e segnate av., di 35 versi la col. con 3 fig. Fece stampare Mro Franco di Gio. Benuenuto sta dal canto de Biscari adi 29 aprile 1517 In-4o, Stampata in Fiorenza per Lorenzo Peri adi 8 d'agosto MDXLVII. In-4° di 8 c. con fig. sul frontesp. con 2 fig. In Firenze, nel anno MDLV. In-4o, di 8 c. con 6 fig. In Firenze appresso Giouanni Baleni, l'anno 1589. In-4° di 8 c, In Siena. S. a. In-4° di 8 c. con 2 fig. In Siena. Alla loggia del Papa. S. a. in-4.o Firenze, 1592. In-4° (nella Corsiniana). Le ediz. ultime notate riproducono tutte l'aggiunta fatta al titolo in quella del 1555: Rappresentazione di S. Antonio Abate. Il quale conuerti una sua sorella, e fecela monaca nel munistero delle Murate di Firenze. E come non uolendo tre ladroni accettare il suo consiglio s'ammarzono lun laltro e furno portati a casa Satanasso. Et egli fu terribilmente bastonato da i diauoli. Questa Rappresentazione riproduce nella massima parte la Leggenda di S. Antonio che trovasi nelle Vite dei SS. Padri, fino cioè a tutta la disputa coi filosofi ma l'episodio dei ladri è un'aggiunta fatta alla leggenda dal poeta, ovvero, come è più probabile, dalla tradizione popolare, che il poeta poi riprodusse. Questa avventura ne ricorda una del Budda che si legge negli Avadanas tradotti da JULIEN (1, 60; II, 89). Un giorno il Budda, viaggiando con un compagno scuopre un mucchio d'oro e di cose preziose: Ecco, egli grida, un serpente velenoso. Ma un uomo che li seguiva, raccoglie il tesoro e lo porta a casa, e fa tante spese e tanto lusso che eccita la cupidigia del Re e viene spogliato ed ucciso, mentre, ricordando le parole del Budda, esclama: È un serpente velenoso. In francese l'avventura dei ladri si trova nei Ci-nous dit, raccolta inedita di novelle: vedi PARIS, Les Mss. Franç., IV. 83. In Italiano, nel Novellino; salvochè nel testo Gualteruzzi si tratta di Cristo, mentre invece nel testo Borghini si tratta di un romito innominato. Dal Novellino il racconto è passato nelle Novelle canterburiensi (Pardonere 's Tale) e nel MORLINO (Nov. XLII.) Incomincia la Rappresentazione di Santo Antonio della barba romito. E prima l'ANGIOLO annunzia: L'ardente fuoco del divino amore Vi purghi tutti i vostri sentimenti, Vedrete come presto a Dio rispuose |