Guarda dunque, signor, quel che tu fai Che del mio corpo non facci disegno, Che trovar non si può cosa più degna; Dio che al mondo può fare ogni cosa Come vuoi tu ch' i' perda un tanto frutto Che mi farà in eterno esser felice? E' sarà il corpo mio prima distrutto. Guarda, signor, quel che Eufrasia ti dice: S'io avessi potenzia al mondo tutto E fussi sopra ogni altra imperatrice E credessi in eterno quel fruire, Più presto per Jesù vorrei morire. E' sarà prima el paradiso inferno, E mancherà della sua luce il sole, El ciel farà vendetta, inganno e scherno Di pesci e d'acqua sarà il mar privato, Questo è l'effetto e la conclusïone: Io ti commetto e lasso ogni ben mio; A' servi nostri e alle ancille ancora E io per voi pregherrò ogni ora Che Dio ti facci de' suo don capace. Letta la lettera, lo IMPERADORE dice a Camillo : Questo dimostra ch'ella è vera sposa Risponde CAMILLO : Tanto è la vita mia più lacrimosa LO IMPERADORE dice: Quando una grazia al servo il signor chiede, CAMILLO risp.: Orsù, poi che Dio vuol che cosi sia VOL. II. 26 L'animo al men col parentado tenghi. Dice lo IMPERADORE: Quando saran destrutte l'ossa mia CAMILLO risponde: Io ringrazio, signor, tua signoria Dice lo IMPERADORE: CAMILLO dice: Torna a vedermi. Io lo farò, signore, LO IMPERADORE dice a' servi : Fate che dispensato fia per Dio Uno SERVO risponde e dice: Ubidir m' è, signor, sommo desio, El SERVO di Antigono dice: Servo fui di Antigòn clemente e pio; Dice lo IMPERADORE al servo: Libero fatto fia. Una ANCILLA di Antigono dice: LO IMPERADORE dice. E io, messere? E ancora tu, che gli è giusto e dovere. Uno POVERO ad uno altro dice: O Michelaccio, chiama un po' il Cibeca Un altro POVERO dice: Mazagatta suol fare a mosca cieca Uno POVERO dice: E' ci è qua un che ci vuol dar lo scotto. Un altro POVERO: Di cavol riscaldato forse fia. Un altro POVERO dice: lo sono, Sparapane, in modo rotto Un altro POVERO dice: E non è tempo di far più l' arlotto; Quel SERVO che dà la elemosina della roba di Eufrasia, dice: Dice uno POVERO: O Mazagatta, io torrò poi il bastone: Dice un altro POVERO: Datene ancora a me; guarda, poltrone! Un altro POVERO: 1 Va', porta alla giustizia il gonfalone! Risponde un altro POVERO: E tu, di' l'orazion di S. Bastiano. Omė, Jesù mio, quando io ti sguardo Di fuori e dentro io mi consumo e ardo: Gli spirti vanno a te, ma il cor soletto El demonio gli va dietro tentandola e LEI dice: Ahi, crudel nimico d'ogni bene, È una di quelle frasi come Andare in Piccardia, Mandare in Cornovaglia ecc. che si trovano nei nostri comici. Qui si prende occasione da una strada conosciutissima di Roma e di Firenze, e da uno dei vocaboli coi quali si designa il rumore scomposto, per formare questa frase la quale non è altro che una raccomandazione di non alzar troppo la voce e non far chiasso. Perchè mi muovi si crudel battaglia? Dice una MONACA ad Eufrasia: Certo, Eufrasia, el diavolo infernale E' si vuol quando e' vien la tentazione EUFRASIA risponde: Io ero piena di confusïone, Lu MONACA a madonna dice: Ecco, madonna, Eufrasia tentata. MADONNA dice ad Eufrasia: Fa', figlia mia, che sia sempre occupata. E perchè l'ozio ogni ben far dispreza Piglia quel sasso e sopra il forno il porta. EUFRASIA portando il sasso dice: O sasso, mio riposo e mia riccheza! MADONNA dice ad Eufrasia: Non è convenïente che gli sia Risponde EUFRASIA : Il porterò, dolce madonna, via; Dice una MONACA con maraviglia: Come può esser mai che questo sia? Portando EUFRASIA il sasso dice: Jesù, cantando e giubilando, il core MADONNA dice ad Eufrasia: Or posa, figlia mia, tue membra alquanto. |