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Inginocchiasi e segue:

O croce santa, o chiovi benedetti,
Io vi ricevo e tengo cari e stretti.

Posto a sedere segue:

In questo punto ho fatto un mio concetto
Che forse a molti darà maraviglia;

Por voglio un chiovo sopra el mio elmetto
E l'altro del caval porre alla briglia;
E di far questo solo io ho eletto

Per abbassar de' nimici le ciglia:

Quando con questi in guerra andrò armato,
Da me sarà il nimico superato.

Un BARONE tornando di fuora dice a Constantino:
Sacra corona, send' io fuora stato
Ho visto cosa che m' è in dispiacere:
Licinio tuo collega e tuo cognato
Si vede esser contrario a tuo volere.
Dal ben al male gli è tutto mutato
E cerca il magno imperio possedere;
Contra di te armato ha la sua gente,
E in persona vien molto potente.

Contro a' veri cristian fatto avversario
Cacciati tutti gli ha della sua corte,
E con editto pubblico e nefario

A molti då tormenti e crudel morte;
In carcer senza cibo necessario
Perir assai ne fa, e le sue porte

Apre a ciascun che a far male è pronto,
E non fa più de' virtuosi conto.

Risponde CONSTANTINO:

Ben mostra contra me essere ingrato,
Chè sempre a quello ho fatto benefizio;
A mia società l'ho esaltato,

E datogli ogni degno e magno offizio;
La mia sorella per donna gli ho dato,
E lui mi cerca condurre a supplizio;
Venendo contro a me con moltitudine
Per certo e' mostra grande ingratitudine.

Ma sopra ogn' altra cosa più mi duole
Che contro a Cristo e' facci tanta guerra;
Prima seguiva quello, adesso vuole

Al tutto el nome suo mandar per terra.

Su presto, armianci senza più parole,
Chè dimostrar io vo' quanto quello erra.
Da Cristo spero vittoria eccellente

E domerem la sua feroce mente.

Mentre si mettono in ordine, dice LICINIO a' sua soldati :
Lo imperio molto meglio a me conviene
Che al vil Constantin fatto cristiano;
Indegnamente tale scettro tiene
Avendo preso un culto falso e vano.
Da me riceverete sempre bene,
Se date aiuto a mia potente mano
Ch'i' 'l possi in questo giorno soggiogare,
Chè sol per questo v'ho fatto oggi armare.

CONSTANTINO dall' altra parte dice a' sua cosi:
Per la virtù della croce di Cristo
E de' suo santi chiovi, quali io porto,
Spero mandar per terra questo tristo,
E da me certo sarà oggi morto.
Combatter contro a quel non mi contristo,
Ma tutti voi al conflitto conforto;

Sperate nel Signore Dio verace,

Che ci darà vittoria e ferma pace.

Constantino col suo esercito va contra Licinio, e vedendolo dice LICINIO cosi :

Noi siam dallo avversario già scoperti:
Andiam forti e gagliardi contro a quello;
Franchi soldati, siate chiari e certi
Che noi farem di loro un gran macello.
Nell' arme siate tutti quanti esperti
E dar potrete lor crudo flagello.

Su presto, contro a quelli adesso andate

E animosi la mischia appiccate.

Appicconsi insieme, e riman vinto Licinio, morti molti de' sua, e il BARONE di Constantino ne mena prigione Licinio, e dice a Constantino:

Io t'ho condotto Licinio prigione,
Che nel combatter è stato sconfitto.

Dice LICINIO a Constantino:

Non posso aver contra di te ragione,

Poi ch'i' son superato e tutto afflitto.

Risponde CONSTANTINO :

Di quanto mal tu hai, ne sei cagione,
Commesso avendo un si grave delitto,
Chè, sendo a Cristo e a me stato ingrato,
Giustamente sei oggi superato.

CONSTANTINO si volta a' sua e segue:

Legatel drieto al carro trionfale
Mentre che con trionfo a Roma torno.
La forza del Signor più ch'altra vale
Che dato ci ha vittoria in questo giorno;
Ora è quïeto il regno imperïale,

Superati e' nimici a noi qui intorno.

Monta in sul carro e segue:

Andiam rendendo a Cristo gloria e laude
Chè, per suo onor, il cor mio tutto gaude.

Giunti a Roma con suoni, dice CONSTANTINO:
Della vittoria ciascun facci festa

E solo a Cristo se ne dia onore;
A far un'altra cosa sol ci resta,
Di morte dare al gran persecutore :
Tagliategli di subito la testa,
Per dare a' rebellanti gran terrore,
Chè viver già non de' sopra la terra

Quel ch'al romano imperio muove guerra.

Uno soldato taglia la testa a Licinio.

Dipoi esce un dracon d'una caverna e getta fuoco per bocca, e molti cascon morti, e il soмMO SACERDOTE degli idoli dice agli altri:

Peggio è questo dracon che pestilenzia,
Dando ogni giorno morte a tanta gente.
Non ci val cura far con diligenzia
Contra tal bestia di fiato fetente.
Gli dei contra noi uson gran potenzia,
Chè loro oblazïon son tutte spente.
Per proveder a tanto grande errore
Si vuol far noto al magno imperadore.

Vanno a Constantino, e il soмMO SACERDOTE dice:
Signor, un gran dracon di velen pieno

Esce fuor ogni giorno di sua tana,
E col suo fiato e infetto veleno

Dà morte cruda alla gente romana,
In modo tal che presto verrà meno,
Se non serviam nostra legge pagana;
Poi che lasciato abbiamo el sacrifizio
Sopra sol noi pagan vien tal supplizio.

Risponde CONSTANTINO:

Questo sol vien sopra vostra famiglia
Perchè non date al vero Dio onore;
El gran dracon vostre gente scompiglia,
Stando voi ostinati in vostro errore.
Se voi farete quel che vi consiglia
Silvestro santo, giusto e buon pastore,
Quel vi trarrà di questo gran periglio,
E voi e vostre donne e ciascun figlio.

Giunge SANTO SILVESTRO con una croce in mano, e dice a
Constantino: Salute, pace e gran consolazione,

Sia sempre a te, signor, e al tuo regno!
Cristo m'ha fatto revelazione,

Benchè ricever quella non sia degno,
Ch'i' vadi e leghi quel fiero dracone
Portando della croce il santo segno:
Molti alla fede si convertiranno

Poi che tanto miracol visto aranno.

Risponde CONSTANTINO :

Adesso eron venuti e' sacerdoti

A far del gran dracone a me querela.
Permette Dio che quel dracon percuoti
Solo e' pagani e la lor parentela,
E se saran dagli Idoli remoti
Riceveran dal vero Dio medela.

Andiam, Silvestro, che mi par mill' anni

Che Dio rimedio dia a tanti affanni.

Vanno presso alla caverna, e giunti, SANTO SILVESTRO dice:
Starete tutti qua fuor ginocchioni

E io co' mia compagni andrò là drento:
Chiedete a Dio che ci concedi e doni
Che non abbiam della bestia spavento.

Si pongono ginocchioni, e SANTO SILVESTRO segue cosi:
Eccola venir qua con fieri unghioni,

La bocca aprendo per darci tormento;

Per modo alcun nessun abbi timore,
Però che in nostro aiuto è il gran Signore.

Appressasi al dragone porgendo verso quello la croce,

Per la virtù di questa santa croce
Dove fu morto il salvator del mondo,
Io ti constringo, bestia aspra e feroce,
Che stia giù ferma e salda nel profondo;
Fa' che obedisca alla divina voce,
Acciò il popol roman resti giocondo.

SANTO SILVESTRO legandola segue:

Io pongo al collo tuo questo legame,
Per far che tu perisca qui di fame.

Legato el dracone, SANTO SILVESTRO dice a' sacerdoti:
Ciascun di voi può esser certo e chiaro
Quanto di Cristo sia la gran potenzia;
Al vostro error si truova un sol riparo
Di convertirvi, e farne penitenzia.
Risponde il SOMMO SACERDOTE dell' idoli:

Cosi facciamo, o padre santo e caro,
E Cristo confessiam con reverenzia.

Risponde SANTO SILVESTRO:

Quando sarete in fede ammaestrati
Da me sarete tutti battezzati.

Dice CONSTANTINO:

Io sento nel mio cor tanta dolcezza
Che quella non potrei mai referire;
Della sua fede Dio ci dà certezza
E molta gente veggo convertire.
Or ben conosco la divina altezza
Voler tutto il popol sovvenire;
Però ciascuno inchini a Dio suo testa,
E laudi sua bontà, con gaudio e festa.
Cantasi il Te Deum laudamus. Finis.

e dice:

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