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Dice SANTO SILVESTRO:

Se dalla lebbra tu vuo' esser mondo
Bisognati ricever el battesimo,
E rinnegar el diavol del profondo
E in tutto lasciar il paganesimo,
E confessar col cor lieto e giocondo
La fè cristiana per te sol medesimo.

Risponde CONSTANTINO:

Al diavol e sue pompe io abrenunzio,

E la cristiana fè vera pronunzio.

SANTO SILVESTRO pone Constantino nella fonte e dice battez-
zandolo: Io ti battezzo, magno imperadore,
Nel nome degno del padre e figliuolo

E del Spirito Santo vero amore,
Che tre persone sono uno Dio solo;
Or t'è rimesso ogni commesso errore
E'l corpo è mondo di sua pena e duolo.

Viene uno splendor da cielo e CONSTANTINO dice:
Sopra di me vien la divina luce,

Che nel mio core il santo amor produce.

CONSTANTINO esce dalla fonte sanato e mondo, e dice:

Or mondo son del corpo e della mente,
Di che Cristo Jesú sempre ringrazio;
Or sento io il cor in quel tutto fervente
E di laudarlo non sarò mai sazio.
O trino e uno Dio, Signor potente,
A far buone oper dammi tempo e spazio.

SANTO SILVESTRO lo veste di bianco e dice:

Ricevi in dosso questo bianco amanto,
El qual dimostra che sei pur' e santo.

CONSTANTINO monta in sedia e dice:

Alla mia madre, posta in orïente,
Tutto il processo occorso fate noto,
Ben che la segui la giudëa gente,
Sendo il cor suo inverso quella moto;
A noi forse potrà mutar sua mente
E di cristianità far vero voto:

Tal grazia a quella il sommo Dio conceda
Che la cristiana fede ancor lei creda.

Oggi si facci da ciascun gran festa
E al vivente Cristo onor si dia;
A ch' il bestemmia ne vadi la testa

E della terra sia levato via;

Nessuno sforza nostra legge onesta
Creder a quel, ma libero ognun sia,
Però che il bene a Dio non è accetto
Quando l'uomo è per forza a quel costretto.

El GIOVANE con la citara licenzia il popolo :
Per oggi basti aver veduto parte
Del gran misterio che si rappresenta ;
Doman nel resto userem maggior arte,
Chè più esperto nel far l' uom diventa.
Non si dia laude più a Giove e Marte,
Ma la lor setta sia destrutta e spenta;
E dica ognun che tal misterio ha visto:
Cresca il regno di Dio, e viva Cristo.

SECONDA PARTE DELLA RAPPRESENTAZIONE CHE SI RECITA IL DI SEGUENTE.

Uno GIOVANE con la citara in mano dice:

El magno Constantino a Dio converso
A tutto 'l mondo fu lucente specchio,
Chè, sendo prima a Cristo tutto avverso,
Depose il suo costume antico e vecchio.
E rimutando in bene il tempo perso
Alla divina fede porse orecchio,
E quella fece in tutto dilatare
Per ogni terra, e isola di mare.

Vinse contra giudei el gran conflitto
Per mezzo di Silvestro buon pastore;
La madre il giudaismo derelitto
Confessò Cristo vero salvatore;
Per suo comandamento e suo editto
Si ritrovò la croce del Signore,
La qual è lo stendardo e vero segno
Che ci conduce nel celeste regno.

Constrinse ancor Silvestro il gran dracone
Che dava morte a molti col suo fiato
Pien di veleno, e per questa cagione
Da quel fu molto popol battezzato,
E con sua dolce predicazione

El nome di Jesú fu dilatato.

A recitar questo oggi sol ci resta
Per dar perfezione a nostra festa.

Un CAVALLARE vien sonando el corno e giugne a Constantino
e dice cosi: A vostre letter, magno Constantino,
Di Elena porto le sue responsive;
Velocemente ho fatto gran cammino
Portando nuove che la è sana, e vive.

Porge le lettere, e CONSTANTINO lette quelle dice:
Dinanzi a ogni nobil cittadino

Vo' che si sappi tutto quel che scrive.

Porge le lettere al cancellieri e dice:

Leggi qui, cancellier, mio servitore,
Acciò che ognun intendi lor tenore.

El CANCELLIERE legge la lettera:

Al suo augusto figlio Constantino
Elena madre sua dice salute.

Per tue lettere intendo el tuo destino
Che son tue membra sane restitute;
Procede questo dal culto divino,
Per l'idolatrie da te destitute:

Ma sol ti veggo incorso in uno errore:
Che adori un Crocifisso per signore.

La vera fede è quella degli ebrei,
Come per molti modi m'han dimostro:
Conosci el grande error dove tu sei
E degnati seguir el corso nostro.
Stolta da ciaschedun detta sarei
S'i' mi inchinassi a tener l' error vostro;
Però, figliuol diletto, sia contento
Di consentir al mio buon documento.

Dice CONSTANTINO al cancellieri:

Rescrivi indrieto, Cristo essere Dio
Promesso, e detto in lor legge Messia;
E questo adora e seguita il cor mio,
Concetto e nato d'una vergin pia;
Per demostrargli el ver che seguito io,
Scrivi che la si metta presto in via,
E venga a Roma, e meni e' suo dottori,
E scoperti saranno e'lor errori.

El cancellieri scrive e spaccia el cavallare, e CONSTANTINO dice a' sua cosi: El mio palazzo a Dio vo' dedicare

E detto sarà il tempio Laterano;

Per questo apertamente vo' mostrare
Al popol e senato mio romano

Che 'l vero Dio ciascun debbi adorare,
Lasciato il culto degli Dei profano:

E di mia man vo' porre il fondamento,
Per dimostrar quanto io ne sia contento.

CONSTANTINO discende di sedia e piglia una marra e disegna il fondamento e dice:

Per questo verso cavate la fossa,

Parando el fondamento allo edifizio.

Cominciano a cavare, e CONSTANTINO segue:
Da voi ogni pigrizia sia rimossa,
E io darò principio al vostro offizio.

Piglia in sulla spalla un cofano dorato pien di pietre, e segue: El peso vo' portar giusta mia possa,

Per acquistar da Dio suo benefizio.

Dà la volta al cofano e vota e sassi, e segue:
Nel primo luogo le pietre quadrate
Ponete, e sopra quelle edificate.

Mentre che edificano, giugne il CAVALLARE ad Elena imperatrice e dice:

Da Roma insino a quì son già tornato

E ho portato lettere di nuovo;

Per camminar son tanto affaticato

Che per lo affanno a pena ch'i' mi muovo.

ELENA gli dà un fazzoletto pien di denari e dice:
Tien qui, ch'i' vo' che sia remunerato.

Risponde il CAVALLARE:

Or ben dico io che contento mi truovo.

Risponde ELENA:

Non è guadagno che sia tanto lecito
Quanto è il tuo, essendo si sollecito.

Legge ELENA la lettera e dice a' dottori degli ebrei :
Dottor di sacra legge, ebrei valenti,

Dal mio figliuol augusto ho ricevuta
Lettera tal che vi farà intenti

A dimostrar la vostra mente acuta;
Che vuol ciascun di voi si rappresenti

A Roma meco, a far una dispùta,
Desiderando che si intenda e veda
Se si convien che quello in Cristo creda.

Risponde il PRIMO DOTTORE:

Non dubitar, o sacra imperatrice,
Che si vedrà quanto val nostro ingegno;
Sperian portarne vittoria felice
E con disputa e con mirabil segno.

Dice il SECONDO DOTTORE:

Certo sarà come il dottor vi dice,
Che di vittoria parci aver il pegno.

Risponde ELENA:

Dapoi che congregati molti sete,

A Roma meco tutti ne verrete.

Vanno a Roma, e quando CONSTANTINO vede la madre si leva
di sedia, e valle incontro e abbracciala, e dice:
Ben venga alla città la madre mia
Qual già un tempo fa non ho veduta.

Risponde ELENA:

Caro figliuol, el ben trovato sia;
Per far quel che mi scrivi son venuta.

Risponde CONSTANTINO.

Tu hai condotto una gran compagnia.

Risponde ELENA :

Da quella spero sarò mantenuta

Nel creder mio, con vera sapïenzia,

Come ti mostreranno alla presenzia.

Constantino e Elena si pongono a sedere allato, e CONSTAN-
TINO dice a santo Silvestro:

Silvestro, chiama ancor e' tuo dottori
Che in disputa ti porghino aiuto.

Risponde SANTO SILVESTRO:

Io spero in Cristo Signor de' signori,
Che sol col mio parlar io gli confùto:
E vo' mostrar e' lor perversi errori
E che 'l Messia non hanno conosciuto.

Dice CONSTANTINO:

Giudici sien Zenofilo e Cratone
Che son pagani, e vivon con ragione.

Nessun di lor potrà esser sospetto
Alle due parte, sendo d' altra setta;

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