Chè senza Giove non si volta foglia. Dè, credi a lui.
Santo Ignazio risponde: Io non crederò mai.
Lo Imperatore irato dice:
Per forza o per amor tu lo farai.
Vego ch' io getto mie parole al vento, Ch'io zappo l' acqua e semino alla rena, Tu con la ostinazion , io col tormento; Penam sitisti, e io ti darò pena. Bisogna a questo mal mutar unguento, Ribaldo, tristo, pazzo da catena; Perchè da morte a vita è gran vantaggio, Presto tu parlerai d' altro linguaggio.
Santo Ignazio risponde:
Di questo corpo mio fa' ciò che vuoi: Sazia la voglia tua cruda e villana; Nè tu nè tutti quanti gli Dei tuoi Mi potrien far lassar la fé cristiana.
Lo Imperatore a Santo Ignazio dice:
Istolto, pensa ben e' fatti tuoi; Tu hai la fantasia perversa e strana. Adora e'nostri Dei, chè se tu 'l fai Chiedi che vuoi, che da me tu l' arai.
Santo Ignazio risponde a V imperatore:
Che cosa è potestà di signoria Se non tempesta e rovina di mare? Oggi è tua Roma, e doman poi non fia, Perchè ogni cosa ti convien lasciare. Dè, credi in Cristo figliuol di Maria Che fa, morendo, alla vita tornare! Tutto il resto son frasche e fumo e vento, E fuor del ciel nessun non è contento.
Lo Imperatore al cavaliere dice:
Fa', cavalier, che nudo sia legato, E con verghe piombate ognun lo frusti, E sia percosso tutto e flagellato, Infin che morte per la pena gusti. Poi con unghioni e graffi sia stracciato, Chè l'ingiusto peccar vuol gli uman giusti; Fa stropicciar poi le piaghe co' sassi.
El Cavaliere risponde a V imperatore:
E se peggio vorrai, peggio farassi.
Santo Ignazio dice al cavaliere, mentre lo legano:
Èmmi la pena mia somma allegrezza, Èmmi el tormento mio gaudio e diletto, Èmmi l' amaro mio somma dolcezza, Èmmi el riposo mio doglia e dispetto; Quel che tu stimi più, per me si sprezza, E solo il mio Giesù tengo nel petto; Strazia, flagella, ammazza il corpo mio, Chè l ' alma è data in potestà di Dio.
Ora lo battono, e lui orando dice:
Omè, dolce Giesù, porgimi aiuto; Omè, ch' io sento tutto consumarmi; Omè, ch'io son dal dimon combattuto; Omè, che senza te, non posso aitarmi; Omè, omè, che a morte io son venuto E di veder il ciel mill' anni parmi. Apri al servo fedel le sante braccia, E spira in me quel che tu vuoi ch' io faccia.
Lo Imperatore dice a Sant' Ignazio;
Ignazio, el tuo parlar ti nuoce assai: Parmi ch' e' mia martir tu stimi poco. Rinniega Cristo.
Ignazio risponde: Io non lo farò mai.
Lo Imperatore al cavaliere dice:
Cavalief, fa'di carboni un gran fuoco, E scalzo sopra andar ve lo farai.
E volgesi a Sant' Ignazio, e con ira dice:
0 sciagurato, vil, ghiotto e dappoco, A questa volta sia fra rabbia e rabbia, Perchè chi cerca il mal, mal convien ch' abbia.
Tu credi con gl' incanti e' tua demoni Ti possin dalla morte liberare?
El Cavaliere ad Ignazio dice:
Abbiamo accesi qua molti carboni; Ignazio, a'fatti tua si vuol pensare.
Santo Ignazio.al cavaliere risponde:
Priego che 'l mio Giesù non m' abandoni; Fa'poi del corpo mio ciò che ti pare.
El Cavaliere si volge a Vimperatore, e dice: A'fatti di costui non è riparo.
Lo Imperatore risponde:
Presto sarà di quel suo Cristo chiaro.
Santo Ignazio movendosi inverso el fuoco, dice: Giesù, dolce Giesù, caro Giesù.
Lo Imperatore intendendolo dice:
Dè, dimmi, Ignazio, tu il chiami si spesso?
Santo Ignazio risponde a V imperatore:
Perchè nel cuor da lui scritto mi fu:
S'io vo, s'io sto, io sempre son con esso.
Lo Imperatore dice al cavaliere:
Da ora innanzi noi chiamerai più; Fate che presto in sul fuoco sia messo.
Santo Ignazio a tutti dice:
Non fuoco ardente nè acqua bollente
Può spegner quello ardor ch* in me si sente.
Essendo Santo Ignazio presso al fuoco, lo Imperatore dice: Vuo' tu credere ancora al nostro Giove E dar lo incenso a' templi a' sacri Dei?
Santo Ignazio risponde a V imperatore:
Stolto ! colui che l' universo muove Invoco e chiamo ne' bisogni miei! Lui potre' far venir grandine e piove E altri segni che fece agli Ebrei; Cosi scamperà me, come scampò Sidrac con Misac e Abdenagò.
Ora va sopra il fuoco e dice:
Questi son gelsomin, rose e viole: Questi son freddi più che neve o ghiaccio.
Lo Imperatore irato dice:
Maladetto sia il ciel, la luna e 'l sole E io che a favorir gli Dei m'impaccio! Costui non teme fatti nè parole, E men mi stima quanto più minaccio; Egli è nel fuoco, e non gli posso nuocere, E doverebbe pur sentirsi cuocere.
Santo Ignazio riprende lo imperatore, e dice:
O cieco, sordo e muto, tu non odi Di Dio il santo suo giusto volere! Non sai tu che gli è tutto in tutti e' luoghi, E tanto può quanto lui vuol potere? Tu del dolor d'altrui trionfi e godi E d' ogni tuo mal far pigli piacere; Presto ti punirà d' ogni supplizio Colui ch' in croce per noi disse sizio.
Lo Imperatore al cavaliere dice:
Voglia, cavalier mio, presto spogliarlo Ch'io voglio il primo mal guarir col male, Co'graffi sopra graffi rigraffiarlo, E in sulle piaghe poi fa'metter sale. E se non giova, io farò devorarlo Da qualche crudo e selvaggio animale, Ch' i' intendo di veder se quel suo Cristo Ha tanta forza da scampar un tristo.
El Cavaliere dice a santo Ignazio mentre che lo spoglia: Chi fece notte e di, mattino e sera Dè, dimmi, Ignazio, e chi creò ciascuno?
Santo Ignazio al cavaliere risponde:
Quel che fu e sarà, quel che lui era, Quell ' uno dua e tre, tre dua e uno.
El Cavaliere a santo Ignazio risponde:
Parmi cotesto una gran tantafera: t'avella in modo che t'intenda ognuno. Sei sciocco e stolto, se credi la fè Sien tre dua e uno, uno dua e tre.
Santo Ignazio al cavaliere dice:
Io credo in una essenzia e in tre persone: Padre e Figliuolo e lo Spirito Santo. Una pace, un voler e uno amore Governa l' universo tutto quanto. E' mori in croce e poi risuscitoone: Godesi in cielo, e in lui gode ogni santo: E chi non crederà quel ch' i' cred' io, Sarà dannato, e non crederà in Dio.
El Cavaliere dice a santo Ignazio:
Con crudeltà si vince crudeltà, E la durezza vince ogni durezza; Cosi piatà si vince con piatà, E gentilezza con la gentilezza: La botte porge di quel -vin che l'ha, Del ner non si può trarre mai bianchezza: Dategli tanto con gli unghioni e' graffi Che questa terra col suo sangue annaffi.
Santo Ignazio da sè dice:
A me mancano e' luoghi alle ferite, A me la carne senza carne resta, A me le pene oggi saran finite,
E 'l ciel de l'alma mia ne farà festa.
El Cavaliere dice a santo Ignazio:
Basta ch' i' ho le tue parole udite: La lingua adesso il cuor si manifesta.
E volgesi a' giustizieri e dice:
Col sal le piaghe stropicciar si vuole, E facciam fatti, e non tante parole.
Santo Ignazio orando dice:
0 tu primo motor di tutti e' moti, 0 causa di tutte le cagioni.
El Cavaliere a'giustizieri dice:
E tu intanto stropiccia, e tu percuoti, La carne graffia con cotesti unghioni.
Santo Ignazio volto al cielo dice:
Signor, costor son dal ben far rimoti: Pregoti, Giesù mio, che a lor perdoni, Chè i miser peccator ciechi non sanno Il mal che contro a me per te mi fannol
El Cavaliere a V imperatore dice:
Tu odi, imperator; partito piglia, Costui mi par più perfido che mai.
Lo Imperatore gli risponde:
E' fa maravigliare la famiglia:
Ma in prigion per tre di lo metterai.
Se a questo tempo ben non si consiglia,
Mangiar a dua leon tu lo darai.
A tutta Roma lo farò vedere,
Poi che del proprio mal piglia piacere.
Messo che V hanno in prigione, El Figliuolo dello Imperatore correndo con un cavallo ammazza il figliuol di una vedova disavedutamente, e dice:
Omè, che se lo sa l' imperatore
E' m'ha la vita con giustizia a torre!
Omè , ch' io tremo tutto per dolore:
A quel che 'l ciel ci dà nessun può tórre.
Sua è la colpa , e mio sarà l' errore:
Ciascun debbe fuggir se un caval corre.
Omè , omè, ch' io non sarò creduto;
Misericordia, Iddei, datemi aiuto.
Un Amico della vedova gli porta la novella e dice:
Donna , i' ti porto assai trista novella.
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