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figure adornata; titolo che concorda abbastanza con quello dell' edizione di Messina, 1678, ricordata dal BRUNET: Vita di S. Giosafat convertito dal Barlaam, non che con una edizione ricordata dal QUADRIO (IV, 378) Venezia, Bindoni, 1539, in-8°: La Vita di S. Giosafat convertito per Barlaam, e con altra di Firenze, Pagolini, 1582: Vita del glorioso S, Giosafat convertito da Barlaam. La redazione popolare parrebbe dunque accordare ne titolo il primo luogo a Giosafat. E mi sembra dover errare certamente il BRUNET quando, dopo citata l'edizione messinese, soggiunge: Probablement ce livre n'est qu'une réimpression du poëme intitulé: Della Vita di S. Giosafat convertito da S. Barlaam eremita, canti V, composti per D. ATTILIO OPEZZINGHI cavaliere palermitano. Palermo, G. F. Carrara, 1584.

Questo poema del cavaliere palermitano non sembra scendesse mai fra il popolo, al quale però non fece difetto la prediletta forma di leggenda in ottava rima. Il MORTARA a col. 71 del suo prezioso Catalogo oxfordiano, ricorda una Leggenda di Sancto Giosafa figliuolo del Re Avenire dindia, che comincia Tre persone e sancta trinitade, in fondo alla quale si legge: Questa legienda compose Neri di Landoccio Palgliaresi da Siena, ec. È noto come questo Pagliaresi fu amico e discepolo e segretario di Santa Caterina. Molto probabilmente altri codici di questa leggenda rimata del Pagliares i si troveranno nelle Biblioteche toscane e romane: ma la mancanza di cataloghi a stampa non ci permette di indicare che il solo codice bodleiano.

VOL. II.

13

FONTI DEL BARLAMO E GIOSAFATTE

MEMORIA

DI FELICE LIEBRECHT.

VERSIONE DI E. T.

Fra i libri popolari che, e nel medio evo e più giù, si diffusero per tutta Europa, de' quali nessuno che ami le lettere ignora o l'argomento o il nome, c'è ancora un romanzo spirituale che volgarmente si attribuisce a san Giovanni Damasceno, il Barlamo e Giosafatte. Che fosse proprio suo lo sostennero e lo negarono non pochi; nè io voglio ritoccare quel dubbio rimandando, anche per le altre notizie letterarie, ad altri libri; al Grässe (Lehrbuch einer allgemeinen Literatur-Geschichte, vol. II, parte III, pag. 460), al Dunlop (Geschichte der Prosadichtungen, 1851, pag. 461. nota 68) e al discorso preposto alla mia traduzione di quel racconto (vedi Dunlop, op. cit., nota 69)2 da Rodolfo von Beckedorff. Tratterò invece di un'altra questione, nella quale variano altrettanto i giudicii, se il romanzo abbia una base storica, o no. Lo affermò da ultimo il Beckedorff; benchè agli occhi della critica poco valga il suo principale argomento; che cioè i due santi sono nel martirologio romano (27 novembre), il quale ne racconta essenzialmente le cose stesse del nostro libro. Ad ogni modo e questo autore e gli altri che ne divisero, o ne dividono, le opinioni, colsero la verità: bensi in altro senso da quello che immaginavano; e lo vedremo. Il principe indiano, che abdicato al regno paterno, si mutò in severo anacoreta, poi in apostolo, come ci narra Giovanni Damasceno, o altro cristiano di Oriente, non è Giosafatte, figliuolo di Aben nero, persone non vissute mai, ma è Siddhârtha,3 figliuolo di Çuddhodana, re di Kapilavastu, che poi

1 [Come tutti sanno, traduttore in tedesco del Dunlop è il Liebrecht, il quale arricchi il libro di molte note.]

2 [Des heiligen lohannes Damascenus Barlaam und Josaphat. Aus dem griechischen übersetzt von F. Liebrecht. Münster, 1847.]

3 [Anche Sarvárthasiddha.]

col nome del Buddha (il ridesto, il savio) fondò il buddianesimo, e mori a ottant'anni nel 545 av. C.

Prima di dare le prove di questa tesi debbo notare che io mi richiamo alla mia versione del Barlamo e Giosafatte (1847) da una parte; e dall'altra, per la vita del Buddha, ad una recente opera di Barthélemy Saint-Hilaire (Le Bouddha et sa religion, Paris, 1860); nella quale egli raccolse le cose dette da lui per lo innanzi nel Journal des savants, profittando delle ultime ricerche sul buddianesimo sul suo fondatore di Prinsep, Turnour, Lassen, Burnouf, Weber e M. Müller. Cito quel libro che ognuno può facilmente procurarsi: e non avrò a ricorrere alle fonti che giovarono al lavoro, tra le quali, la più grave per lo scopo propostomi è certo la biografia del Buddha, scritta nell'anno 76 e. v. (cf. trad. del Foucaux, pag. 17), che è piena di tanti miracoli, il Lalita vistára. 1

Ma veniamo all'argomento. Così il Giosafatte della legenda, come il Buddha della storia sono dunque due principi indiani. Bello era il Buddha come Mâyâ Devi (St. H., pag. 5) sua madre: della quale sappiamo che « sa › beauté était tellement extraordinaire qu'on lui avait donné ce surnom de > Mâya, ou l'Illusion, parce que son corps, ainsi que le dit le Lalitavistára, 2 semblait être le produit d'une illusion ravissante.» (St. H.. pag. 4.) Nel figliuolo poi, nato appena, riconobbero i brammani i segni che, secondo le popolari credenze degli indiani, annunziavano un uomo illustre (St. H., pag. 5), che commuterebbe la corona coll'ascetismo, e scaccerebbe il demonio e le sue turbe. Les principaux vieillards des Çâkyas se souvenaient de la prédiction des Brahmanes qui avaient annoncé » que Siddhartha pourrait bien renoncer à la couronne pour se faire » ascète » (St. H.. pag. 6); e altrove 3 dice il neonato (pag. 57): « je vaincrai le démon et l'armée du démon. En faveur des êtres plongés dans les ⚫ enfers et dévorés par le feu de l'enfer, je verserai la pluie du grand

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1 [Histoire du Bouddha Sakya Mouni traduite du tibétain par Ph. Éd. Foucaux. Paris, 1860. — C'è anche il testo, ed ha per titolo Rgya teh'er rol pa: ed è una versione dell'opera indiana che possiamo chiamare I giuochi in disteso, cioè il Lalita vistara. (Dicesi vistara e vistâra.) Qua e là cito de' luoghi tolti all'originale sanscrito pubblicato a Calcutta nella Biblioteca indica da Rajendralâl Mittra: The Lalita-vistarà or memoirs of the life and doctrines of Śáky a Sinha. Calcutta, 1853-1858. Non ne uscirono che cinque fascicoli che ci portano quasi alla fine del capo XXIII: e tutta l'opera ne debbe avere vensette. L'editore voleva darcene una traduzione inglese; ma s'arrestò al capo secondo.

Naturale è che il tibetano non risponda sempre del tutto alla lezione prescelta dall'editore di Calcutta: e il Saint-Hilaire racconcia e abbrevia le parole del traduttore francese. Per non rimutare dunque un po' troppo la Memoria del Liebrecht non ho voluto ricondurre le sue citazioni alla fonte primitiva.]

2 [Mayanirmitamiva vimbam Mâyâ-nâmasankathitâ. L. Vis., III, pag. 29.1 3 [L. Vis., cap. VII, pag. 97; Fouc., pag. 891.

nuage de la Loi, et ils seront remplis de joie et de bien-être. Lo stesso leggiamo di Giosafatte: << trovandosi il re in tale orribile errore ed in» ganno, gli nacque un bambinetto, oltremodo gentile nell'aspetto, che » colla fiorente bellezza annunziava il suo avvenire; dicevasi infatti che in

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nessun tempo, in nessun luogo di quella terra, non era mai nato fan⚫ciullo cosi avvenente, così grazioso. » (B. und J., pag. 14) [testo. pag. 18].1 Il capo degli astrologi poi ne predice: « come i corsi delle stelle mi inse»gnano, o re, questo figlio che ti nasce non progredirà nel tuo re• gno, quanto in altro migliore e incomparabilmente più alto. E ancora io credo che si rivolgerà alla religione de'cristiani da te perseguitata, » ne penso che egli fallisca al segno ed alle sue speranze. » (Pag. 15) [testo, pag. 19].

In ambidue i giovinetti crescevano maravigliosamente le virtù del corpo e dell'ingegno: (St. H., pag. 8; B. und J., pag. 24) [testo, pag. 29] e dalla prima età si diedero alla contemplazione. Leggiamo del Buddha che < au milieu des compagnons de son âge, l'enfant ne prenait point part à » leurs jeux: il semblait dès lors nourrir les pensées les plus hautes; souvent il se retirait à l'écart pour méditer » (pag. 6): e di Giosafatte: « la » salutare parola gli toccò il cuore e la grazia dello Spirito Santo cominciò » ad aprire i suoi occhi intellettuali, e a condurlo al verace Iddio. » (Pag. 26) [lesto, pag. 30].

Ma il padre di Siddhartha ha paura di codeste inclinazioni del figlio; che, adempiendo le profezie, e lasciando il trono, non piegasse all' ascetismo. Gli fabbrica de' palazzi, lo fa severamente custodire. « Cependant » le roi Çuddhodana devinait les projets qui agitaient le cœur de son fils. » Il redoubla de caresses et de soins pour lui. Il lui fit faire trois palais ⚫ nouveaux, un pour le printemps, un pour l'été et un autre pour l'hiver: » et craignant que le jeune prince ne profitât de ses excursions pour échapper à sa famille, il donna les ordres les plus sévères et les plus » secrèts pour qu'on surveillât toutes ses démarches. > (Pag. 12.) Così pure di Abennero: edificò in una città posta in disparte un bel palazzo,

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e splendide stanze, e ci fece abitare il figliuolo appena compiuta la età » prima. Ordinò ancora che nessuno ci avesse l'entrata: gli diede maestri e servi, leggiadri dell'aspetto e giovani d'età, a' quali impose che non gli mostrassero i mali della vita; non morte, nè vecchiaia, nè malattia, » nè povertà, nè altri guai che gli togliessero la serenità; ma solo cose di

1 [Non ho sotto gli occhi la versione tedesca. Mi feci naturalmente dall'originale pubblicato dal Boissonnade in Anecdota græca, Parisiis, 1832. Eccone il titolo (volume IV, pag. 1-365) Historia psychophelês ek tês endoteras tón Aithiopón choras, tês Indón legomenês, pros tên hagian polin metenechtheisa dia lóhannoy Monachoy, andros timioy kai enaretoy monês toy hagioy Saba: en héi ho bios Barlaam kai Ióasaph tốn aoidimón kai makarión.]

» lettevoli e care; che, rallegrandosene e godendone, la sua mente non > meditasse il futuro.» (Pag. 16) [testo, pag. 20]. Ora la mestizia di Giosafatte fa si che egli ottiene di uscire di palazzo e allora il padre gli prepara scelti cavalli e corteggio di soldati degno di re. Uscisse pure a sua » posta; ma nessuno de' seguaci gli ponesse innanzi cosa da amareggiarlo. (Pag. 27) [testo, pag. 32]. E così dell' uno come dell' altro de' principi valgono le parole dette intorno a Çuddhodana: mais toutes ces précautions d'un père qui craignait de perdre son fils étaient inutiles. Les circonstances les plus imprévues et les plus ordinaires venaient donner aux > résolutions du prince une énergie toujours croissante. »

Ma per guardarlo che facessero allontanandolo da ciò che poteva condurlo a meditare la caducità e la vanità della vita terrena, Giosafatte vede un giorno dei malati: « Il principe, che lasciava spesso il palazzo, s'accorse

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un di, per la trascuranza dei servi, di un lebbroso e di un cieco: e vistili > se ne contristò nell'animo e domandò a' suoi:- Che sono mai codesti uo> mini? Onde viene quell'ingrato aspetto? - Essi allora, non potendo nascon» dergliene la vista, risposero: -Sono malattie umane che sogliono venire » per la corrotta materia e per i guasti umori del corpo. Riprese il giovinetto: - E vengono a tutti gli uomini? — Non a tutti— risposero allora ma a coloro che sono abbandonati dalla salute per la cattiva condizione degli › umori. — Di nuovo domandò il principe; -Se a tutti non accade lo stesso, o che c'è modo da conoscere chi sarà soggetto a que' mali? O sopravvengono ⚫ in modo indeterminato e impreveduto?- Ma chi soggiunsero i servi - può › sapere e chiaramente conoscere il futuro? Ciò sorpassa la umana natura, e non è dato che agli dei immortali. Qui il principe cessò dalle domande:

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ma per le cose vedute si rammaricò nel cuore e al caso inaspettato si mutò l'aspetto della sua faccia. > (B. und J., pag. 27) [testo, pag. 32]. Non altrimenti ci si narra del Buddha: « Un jour qu'avec une suite nombreuse il sortait par la porte orientale de la ville pour se rendre au ⚫ jardin de Loumbinî auquel s'attachaient tous les souvenirs de son enfance, » il rencontra sur sa route un homme vieux, cassé, décrépit; ses veines » et ses muscles étaient saillants sur tout son corps: ses dents étaient > branlantes; il était couvert de rides, chauve, articulant à peine des sons rauques et désagréables; il était tout incliné sur son bâton; tous ses › membres, toutes ses jointures tremblaient.

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-Quel est cet homme? - dit avec intention le prince à son cocher.» Il est de petite taille et sans forces; ses chairs et son sang sont désséchés; ses muscles sont collés à sa peau, sa tête est blanchie, ses dents sont branlantes, son corps est amaigri; appuyé sur son bâton, il marche avec peine, trébuchant à chaque pas. Est-ce la condition particulière de sa famille ? ou bien est-ce la loi de toutes les créatures du monde? cet homme est accablé par la répondit le cocher

Seigneur

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