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Finita la canzona suonano e' corni, e'l CAPOCACCIA dice al
Prefetto:

In ordine siam tutti al tuo comando:
Signor, pigliam la via qua pel diserto;
Ciascun di noi ne vien lieto e cantando
Però che della preda ognuno è certo;
Andranno e' nostri can come volando,
Sendo alla caccia ognun di loro esperto.

Risponde il PREFETTO e dice cosi:

Or oltre su, escian fuor della porta,
E prenderem la via quale è più corta.

Fanno la caccia, dipoi, tornando, el PREFETTO vede Santa
Margherita e dice:

In quella macchia io vedo una donzella
Quale è tutta gentile, al mio parere;
Et a' mia di mai vidi la più bella,
E nel mio cor n'ho preso gran piacere.
Parmi sia più lucente che una stella,
E non mi sazia sol quella vedere.
Va, capocaccia, e menala a palazzo;
Con suo onor ne vo'prender sollazzo.
El CAPOCACCIA va a Santa Margherita, e dice:
Gentil figliuola, vieni al mio signore.
Risponde Santa MARGHERITA :

Vuole ei ch'i' venga teco sola adesso?

Risponde il CAPOCACCIA:

Si vuol: vien meco e non aver timore.
Cosi per suo comando e' m'ha commesso;
Da quel riceverai gloria e onore,
Come per sue parole e' m'ha promesso.

Santa MARGHERITA risponde:

Non posso al non venir far resistenzia ;
Senza timore io vengo a sua presenzia.

Mentre che vanno, Santa MARGHERITA dice:

Signor Iesù, diletto e caro sposo,
Non lassar macular mia carne pura:
In te, Signore, è tutto il mio riposo,
E sola col tuo aiuto son sicura.
Ogni gran pondo non mi fia gravoso
Se meco sei, mentre mia vita dura;

Fammi ferma e costante, salda e forte
A sopportar per te tormenti e morte.

El PREFETTO in sedia dice a Santa Margherita :
Diràmi el nome tuo apertamente,
El al mio dir darai responsïone,
E di che nazion, popolo e gente
Sia nata, e qual sia tua religïone.

Santa MARGHERITA risponde:

Margherita son detta certamente,
Di nobil sangue, e con gran devozione
Seguo la vita santa de' cristiani,
Renunziando a'nostri idoli vani.

El PREFETTO risponde:

El nome è grazioso e'l sangue è degno,
Ma sola è vana la cristiana setta.

Se vuoi ricever luogo nel mio regno
Et esser cara sposa mia diletta,
Rifiuta Cristo con tutto il tuo ingegno,
E sarai sempre a' nostri Dei accetta;
La ignorante età tua e puerile

Di nobil, t' ha condotta ad esser vile.
Risponde Santa MARGHERITA al Prefetto e dice:

Se ti degni ascoltar la mia dottrina
Ti mostrerrò l'error del tuo concetto.
È un sol Dio, una virtù divina,

Una potenzia, un ben pieno e perfetto;
Quanto la mente a quel si abbassa e inchina,
Tanto ne prende più chiaro intelletto;

Ma tu che poni e credi esser più Dei,
In grande error e ignoranzia sei.

Già intese questo Socrate e Platone
Et Aristotil d'ingegno elevato;
Ciascun di loro uno Dio esser pone,
E per diversi modi l'han provato.
Adducono e' cristian le sue ragione
A provare un sol Dio esser beato;
Questo confessa la cristiana fede,
La qual fa degno ognun che la possiede.

Risponde il PREFETTO:

Non più parole: pensa a' casi tuoi

Mentre che in carcer tu starai rinchiusa;

E se al mio parer consentir vuoi
Non resterà tua mente più confusa.

E voltandosi il PREFETTO a' ministri dice:

Andate insieme tutti quanti voi

Senza porre altra esamina e accusa,

E quella rinchiudete giù in prigione,
Acciò si muti di sua opinione.

E' ministri la mettono in prigione, e il PREFETTO dice:
Tempo è ormai andare al sacrifizio

De' nostri sacri Dei alti e beati;
Voi, sacerdoti, direte l'ofizio,
E noi staremo in terra ginochiati:
Impetrerrem di certo benefizio,
E sopra ogni altro saremo esaltati;
Prendi lo incenso quel che ha il pivïale,
Chè 'l fumo più di ogni altra cosa vale.

Vanno al tempio, e il SACERDOTE col terribulo incensa gl'idoli e dice:

Fumus incensi sursum elevatur

Ad nares magnas omnium Deorum,
Turribulum dum manu conquassatur
Thura transmictit ad celestem chorum;
Chatenulis pendentibus ligatur

Ut videatur pulchrum et decorum;
Ita recipiantur nostre preces,

Ut in latrinis reponuntur feces.

Seguita il SACERDOTE, e dice al ministro quale èpien di sonagli:
Soffia, Giovan, chè 'l fumo vadi in alto,

E metti su lo incenso ancor di nuovo;
Dipoi farai presso all' altare un salto,
Mentre che qui sto saldo e non mi muovo.
E lassati cascare in sullo smalto

Infin che giù da basso io ti rimuovo;
Ancora atorno atorno non t'incresca

Saltar co' tuo sonagli alla moresca.

Fa la moresca; dipoi el PREFETTO torna in sedia e dice al cavaliere:

Va': cavalieri, e nanzi al mio cospetto

Conduci Margherita con prestezza.

El CAVALIERE risponde:

Fatto sarà, magnifico Prefetto,

Tutto quel che comandi con destrezza.

El CAVALIERE va alla prigione, e dice a santa Margherita:
Vien fuor, chè grande onor io ti prometto,
Se del cor muterai la tua durezza.

El CAVALIERE mena Santa Margherita al Prefetto, e dice: Eccola qui condotta alla presenzia,

Come mi comandò Vostra Eccellenzia.

El PREFETTO dice:

Sei tu ancor mutata di pensiero,
E vuoi al mio volere acconsentire?

Risponde Santa MARGHERITA:

Signor no, ch'io adoro uno Dio vero,
E Cristo, qual per me volle morire.

El PREFETTO risponde:

Io ti farò straziar con vitupero:
Vuo' tu però per le mie man perire?

Risponde Santa MARGHERITA:

Non creder per tuo dir ch' io mi spaventi;
Morte non temo, nè pene e tormenti.

El PREFETTO dice a' ministri, e loro fanno quello che lui dice:

Acciò che al mio voler quella s'arrenda
Traetegli di dosso le sue spoglie,

Et alla corda vo' che si sospenda,

Con verghe sia percossa in pene e doglie;
Chi, pe' tormenti, del mal non si emenda
E' frutti lassa, e sol prende le foglie.

Risponde Santa MARGHERITA:

Allora io prenderò suave frutto,

Quando il mio corpo fia infranto e destrutto.

Essendo Santa MARGHERITA legata alla fune e percossa con le verghe, lei dice:

O Iesù dolce, o puro e mondo agnello,
Qual fusti alla colonna flagellato,
Fa' che il mio cor da te non sia ribello,
Benchè sia il corpo afflitto e macerato:
Fammi patir con gaudio tal flagello
Acciò che io mi conduca al vero stato
Della felice tua beatitudine,

Dove è dolcezza senza amaritudine.
VOL. II.

12

Dice il PREFETTO:

Ragguarda, Margherita, tua bellezza,
E di quella abbi ormai compassïone.
Santa MARGHERITA risponde al prefetto:

Beltà di mortal corpo non apprezza
Quel che vive con fede e con ragione,
Ma sol quella dell' alma, con certezza,
Quale è capace di salvazione.

Al mio sposo offerisco il corpo e l'alma
Dal quale aspetto la celeste palma.

Risponde il PREFETTO:

E

Ancor la tua dureza non s'è mossa,

par

che non estimi queste pene.

Più aspramente vo' che sia percossa,

E'l sangue verserà fuor delle vene.

E voltandosi il PREFETTO a' ministri, seguita dicendo:
Con uncini e con graffi infino all' ossa,
Fendete il petto, e le sue spalle e rene;

Non vo' che mai si dica per novella

Che io sia vinto da vil femminella.

E' ministri fanno quello che dice il Prefetto, e LEI dice a Dio:

O redentor del mondo, Iesù pio,

Qual per me in croce il sangue tuo versasti,
Tu sei quel vero e immortale Dio

Che alla imagin tua già mi creasti;
Per tuo amore effundo il sangue mio,
Et amo te qual me tu sempre amasti;
Ricevi il sangue di tanto supplizio,
Qual t' offerisco in vero sacrifizio.

Dice il PREFETTO:

Può esser che tu sia di cuor si dura
Che non ti muova a tanti aspri tormenti?
Destrutta è tua bellezza e tua figura,
E con parole ancor non ti lamenti.
Servar ti vo' nella prigione oscura,
Acciò che io veda ancor se tu ti penti.

E voltandosi a'ministri seguita:

Fate che la sia adesso incarcerata,

E da nessun sie vista e visitata.

E' ministri menano Santa Margherita in prigione, e par

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