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preghiere si chiudono amorosamente gli stanchi occhi. 3) Ultima esortazione di dimenticare il mondo e d' abbandonarsi alla morte. 4) Si descrive la condizione dell' infelice che cerca una dimenticanza che non le è conceduta. 5) Nelle insonni tenebre e nella dimora claustrale torna Ermengarda co' suoi pensieri a'giorni più lieti: 6) quando, ancor cara, improvvida entrò in Francia: 7) e dal poggio aereo vide il signoril suo consorte slanciarsi nel piano dilettandosi della caccia, 8) affrontando cogli strepitanti compagni il cinghial feroce. 9) Che ferito dal regio dardo, cadendo sanguinoso, le ispirò un amabil terrore. 10) Il poeta parla alla Mosa, alle terme d'Aquisgrana, ove, deposte le armi, il possente guerriero si ristora da nobili fatiche. 11. 12. 13) Contengono una comparazione vagamente intrecciata. Come l' erba inaridita riprende vigore per rugiada opportuna, un'anima tormentata da crudo amore trae conforto da parola amica, ma i teneri steli sono presto riarsi dal sole infocato; 14) così nell' anima d' Ermengarda, dopo breve obblio, ridestasi l'antico dolore. 15) Si rinnovano le esortazioni di scacciare i pensieri terrestri. 16) Esempio d' altre infelici, che già riposano. 17) Il poeta le rimprovera con dolcezza d' essere uscita da schiatta violenta. 18) Oppressa perisce fra gli oppressi: si promette pace alle sue ceneri. 19) Il volto suo si ricomponga e ripigli una leggiadra espressione virginea, 20) come il sol cadente, imporporando dalle squarciate nuvole il monte, augura un bel mattino.

Finalmente il coro trae maggior forza dal parlare ad Ermengarda ancor che morta, come ad una viva, che vi presti orecchio e mente.

Non vogliamo finire l'analisi di quest'opera, che non aggiungiamo le parole di lode, colle quali il sig. Fauriel pon fine alla sua. Quantunque non apprezzi ugualmente i due cori, ne dà però questo giudizio:

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A prenderli nell' intero, tutti e tre (1) sono produzioni altamente ragguardevoli, anzi uniche fra i capi-lavori della lirica moderna. È difficile a dire quello che in essi più si ammiri, o la verità e il calore de' sentimenti, o la elevazione e la forza de' concetti, o una espressione che alla viva franchezza pare ispirata dalla natura, e all'eleganza ed all'armonia mostra che nulla può aggiugnervi l'arte. >>>

Congratuliamoci col lettore di gusto del piacere, che questi cori non meno che il resto della composizione gli prepara. Incontra qui un caso raro: che l'educazione morale ed estetica procede di fronte ed a pari passo. La traduzione, che ne sta preparando il sig. Streckfuss, (2) non poco varrà ad agevolare e accelerare questo effetto. Le antecedenti sue fatiche in lavori

(1) Qui si comprende il coro di Carmagnola.

(2) Il sig. Streckfuss è già noto per la sua bella tra

duzione dell' Inferno di Dante.

di tal natura, non meno che i saggi di questo, ce ne sono certi mallevadori.

Il sig. Streckfuss non dimentichi di tradurre l' ode di Manzoni, consecrata alla memoria di Napoleone, traduzione che noi pure già tempo abbiamo tentata a modo nostro (1). La rechi in tedesco giusta il suo metodo, affinchè corrobori quanto più sopra osammo affermare de' bisogni della poesia lirica.

Trovi qui luogo per metter fine un passo, che con buon volere e per nostra propria istruzione ci proponemmo di tradurre fin dalla prima lettura dell'Adelchi. Considerando più da vicino nel conte Carmagnola il ritmo dominante, sentimmo assai chiaramente, che l'andamento è quello appunto del recitativo: osservammo infatti, che i sustantivi stanno sempre in capo di linea, dal che procede quell' irresistibile valicare di verso in verso, che ajuta

(1) Questa traduzione fu già pubblicata da Goethe nel giornale: Ueber Kunst und Alterthum.

ed anima una energica declamazione. Sebbene allora non ci venisse fatto di piegarcı ad una tal maniera, l'orecchio e l'indole tedesca ribellandosi da qualsiasi movimento forzato, questo non ci distolse però dal proposito di farne un tentativo studiando l'Adelchi. Sia pertanto l'impresa, come tutto il detto fin qui, raccomandata alla benevolenza de' leggitori (1).

(1) Goethe traduce in altrettanti versi tedeschi i ventotto versi italiani della scena settima dell' atto I, consistente in un monologo di Svarto.

663930.

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