ATTO QUINTO. Il Conte dinanzi al Doge e ai Dieci. Da prima si fa vista di consultarlo per le condizioni di pace che il duca propone; ma il malcontento e il sospetto del senato non indugiano a scoppiare: la maschera cade, e il Conte è arrestato. Casa del Conte. La moglie e la figliuola lo aspettano. Gonzaga reca loro l' annunzio deplorabile. Troviamo il Conte in prigione. A lui vengono la moglie, la figliuola e Gonzaga, Dopo breve addio è tratto a morte. Le opinioni possono esser divise intorno a un tal modo di condurre e distribuire le scene. Quanto a noi confesseremo, che ci piace per quanto ha di caratteristico e d'originale. Il poeta può qui esser pieno e rapido: personaggio succede a personaggio, quadro a quadro, incidente ad incidente, senza preparazione nè complicazione. L'individuo e la massa spiegasi tosto da sè venendo sulla scena, e concorre all' integrità dell' azione e all'effetto totale. Il nostro poeta va debitore a un tal metodo di riuscire a somma brevità, non troncando nè il disegno nè gli sviluppi. La sua bella facoltà poetica prende forma singolarmente da una cotal sua maniera di contemplare il mondo morale franca, naturale e larga, che si comunica tosto al lettore e allo spettatore. Così anche la lingua ne è semplice, nobile, piena e ricca. Non sentenziosa eleva ed alletta l'imaginazione con pensieri grandi e nobili, che sgorgano dalla situazione. L'intero lascia un' impressione pari a quella della storia del mondo. Dopo questo esame sincero dell' andamento del dramma, si aspetterà di leggieri di vederci trattare de' caratteri. Basta gettar l'occhio sulla lista de' personaggi per accorgersi, che l'A. ha da fare con un pubblico schizzinoso, sopra cui è costretto di levarsi a poco a poco; giacchè non par verosimile, che dividesse i personaggi in istorici e in ideali per sentimento e convincimento proprio. Avendo manifestato l'intera nostra soddisfazione dell'opera, permettaci l'A. di pregarlo a non aver più ricorso a simile distinzione. Non v'ha persona storica pel poeta. Quand'ei vuol rappresentare il mondo morale da lui concetto, fa l'onore a certi individui della storia di prestarne i nomi alle sue creature. Possiam dire a lode del sig. Manzoni, che tutte le figure sono d'un getto, tutte ugualmente ideali. Tutte pertengono ad un circolo politico e morale, nessuna ha lineamenti individuali. Nondimeno, e ciò dobbiamo ammirare, benchè ciascun personaggio esprima un'idea determinata, non è però men dotato di vita sì profonda, così ben sua e d'ogni altra distinta, ch' ove s'incontrassero attori con la figura, l'indole e la voce convenienti a tali enti poetici, sarebbe impossibile di non iscambíarli per enti reali. Venghiamo ora ai particolari. Del Conte stesso, che si è fatto conoscere abbastanza, poco rimane a dire. La barbogia condizione del Teorichista: che il tragico eroe non sia incolpabile e perfetto: trovasi qui adempiuta. Nodrito a pascer gli armenti, uom d'energica e rozza natura, con violenti sforzi fattosi grande, Carmagnola ubbidisce alla volontà sua assoluta ed indomita: non iscuopresi traccia di coltura morale, neppur di quella che fa mestieri per propria utilità. Non gli mancano le astuzie di guerra, ma avendo un intento politico, che ben non si scerne, ignora le vie flessuose che vi conducono; e dobbiamo elogi al poeta d'aver fatto succumbere quest' uomo incomparabile come guerriero negli avvolgimenti politici; pari all'audace navigatore, che sdegnando la bussola e lo scandaglio, e ostinandosi, anche in piena burrasca, a non raccoglier le vele, è sbalzato a naufragare. A tal tempra d'uomo il poeta non doveva nè poteva dar per seguito che partigiani sommessi e a lui strettamente congiunti. Il più intimo, quegli che sempre gli combatte a fianco, Gonzaga ha carattere calmo, puro e sincero: sollecito della salute dell' amico, prevede i pericoli che lo minacciano. Assai bella è la terza scena dell' atto quarto, ove Carmagnola, sentendosi più incallito a' pericoli, credesi anche più savio del provvido amico suo. Gonzaga lo accompagna nel primo passo pericoloso, che gli riesce fatale, e piglia alla fine sopra di sè la cura della vedova e della figliuola. Due condottieri capitanati dal Conte, Orsini e Tolentino, laconicamente manifestano ciò che possono: con poche parole tutto è spicciato. Passando poi all' esercito nimico, troviamo tutto all'opposto. Malatesti, capitan |