conosciuto allora mi palesai nelle seguenti parole. Una città grande e magnifica, che poco stante poteva tenersi come capo d' Italia, e che però dee ricordarsi non senza compiacersene, della GRAND' EPOCA, ricovera in seno, oltre le preziose opere d'arte plastica e d'architettura, gran numero d' altri oggetti d'arte varj e spiranti; de' quali noi buoni Tedeschi neppure abbiamo idea. Per meglio scernerli e giudicarne, il popolo Milanese, simile in ciò ai Francesi, benchè più liberale, divide le rappresentazioni sotto diversi titoli. Tragedia, commedia, opera, ballo, le decorazioni stesse ed il vestiario sono parti separate dell' arte, e nondimeno dipendenti tra di esse. Il pubblico ed il critico, se pur non gli è vietata la parola, concede a ciascuna diritti speciali dentro certi limiti. Da un lato troviamo proibito quello che è lecito dall' altro: qua circoscritto quello che là è libero. Tali giudizi ed opinioni però fondansi in un'impressione immediata, e si formano in casi speciali. Così, vecchi e giovani, dotti e men dotti, liberi da pregiudizio e preoccupati parlano qua e là con calore de' vari spettacoli del giorno conosciuti da tutti. Egli è chiaro, che dovrebbe darne giudizio colui solo, che partecipasse al diletto di presenza. Lo straniero forse neppure quand'è presente, perchè balzato fra cose, che gli riescono affatto inesplicabili, è difficile che possa fare astrazione dalle sue opinioni; il che pur sarebbe necessario per giudicare con giustizia ed equità di quanto segue innanzi agli occhi suoi, che ad essere ben compreso richiede la conoscenza di molti antecedenti. 10 INNI SACRI La a cosa va alquanto altrimenti trattandosi degl' Inni sacri di Manzoni. Dove gli uomini discordano quanto a molti avvenimenti nel tempo, la religione e la poesia, che sono ab eterno, riuniscono l'universo sopra il solido e severo lor fondamento. Questi versi ci colpirono, e non già perchè ci sembrassero eterogenei. Accordiamo con piacere al sig. Manzoni un ingegno veramente poetico: materia e relazioni ci sono note, ma la sua maniera di riconcepirle e di trattarle ne sembra nuova e sua propria. Quattro soltanto sono gl' Inni (1), (1) Pare che Goethe scrivesse così sopra la prima edizione degl' Inni, che ne conteneva appunto soli quattro, ma in una seconda il poeta ne aggiunse un quinto sopra che non comprendono più di 33 facce, e stanno ordinati così. La risurrezione, fatto fondamentale della religione cristiana, vangelo per eccellenza. Il nome di Maria, con cui la chiesa più antica sa rendere soave ogni tradizione e dottrina. Il natale, aurora di tutte le speranze del genere umano. La passione, rappresentante la notte e le tenebre di tutti i mali terrestri, fra cui piacque al nume benefattore d' immergersi per un momento a nostro salvamento. Questi quattro inni variano nella espressione e nel tuono; i metri ne sono diversi, la poesia ne piace e diletta. Semplicità di sentimento vi domina, ma per certo ardire d'ingegno, di metafore, di transizioni si fan ragguardevoli al paragone d' altri e ci allettano ad esaminarli più da vicino. L' A. si mostra Cristiano senza fanatismo, Cattolico-Romano senza bacchettoneria, zelante senza durezza. Ma il poeta non potrebbe andar scevro d'ogni spirito di proselitismo. Il nostro lo rivolge con grazia contro i figliuoli d' Israello, ai quali mitemente rimprovera: esser nata Maria dalla loro stirpe, ed essi soli aver voluto ricusare ad una tale regina gli omaggi, che un mondo intero depone a' suoi piedi. la Pentecoste, il quale fu poi ristampato in tutte le edizioni posteriori e complete delle opere poetiche dell' A., ed anche in questa data dal sig. Goethe in Jena, dove è il quarto, e precede quello sul nome di Maria. Queste poesie attestano, che un soggetto, per quanto trattato, ed una lingua, tuttochè per secoli maneggiata, riappajono ognor freschi e novelli subito che un ingegno fresco e giovenile se ne impadronisca e se ne serva. E sia detto con pace di tutti, che un poeta nato ed educato cattolico sa usare delle dottrine della sua chiesa assai meglio, che non i poeti d'altre confessioni, dovendosi questi ingegnare di trasportarsi colla sola fantasia ad una sfera, dove re steranno sempre stranieri. : |