E Cristo segue molto stoltamente. Trargli di testa intendo tal malizia Per via di te, rettor giusto e potente; Nella tua potestà quella rimetto, Chè la punisca d'ogni suo difetto. Risponde il prefetto, detto MARZIANO :
Poi ch'i' son deputato qua rettore A punir con giustizia ognun che erra, Serverò giustamente el mio rigore Sopra di que' che sono in questa terra ; Cosi commesso m'ha lo imperadore, Contro a' cristian ch'i' facci un' aspra guerra. Entra in palazzo, amico, e sta' da parte Ch' io gli vo' prima usare astuzia e arte.
Dioscoro sta da parte, e il PREFETTO dice:
Barbara, nobil, specïosa e grata, Sopra d'ogni altra femina gentile, Come è possibil che ti sia inclinata Alla setta cristiana tanto vile?
Io vo' che al mio figliuol tu sia sposata,
· Quale è potente e ricco e uom virile, E rendi onore a' nostri veri Dei, Chè altrimenti in gran pericol sei.
Risponde santa BARBARA :
Ogni promessa tua è falsa e vana, E la pompa del mondo è men ch'un zero: A Cristo dedicata son cristiana,
E solo adoro lo Dio santo e vero; Immonda e vile è la setta pagana, E seguir quella è danno e vitupero; Que' che tu di' veri Dei immortali Non sono Dei, ma diavoli infernali.
Contro te el mio furor tanto hai commosso, Spregiando e' nostri Dei, come vil servi, Ch'io vo' che crudelmente sia percosso El corpo tuo, con duri e forti nervi, E fragellato sia tutto il tuo dosso, Per rimutare e'tuo pensier protervi.
Voltasi a' ministri e segue:
Su, percotete sue spalle e sue rene, Tanto che gli esca el sangue delle vene.
Mentre che gli scuopron le spalle e che la battono, santa BARBARA dice:
Non temo tue percosse e battiture Quale usi inverso me, crudel tiranno ; Al senso benchè quelle mi sien dure, In ciel maggior corona mi daranno : Ma tu andrai nelle tenebre oscure Dove per sempre n' arai pena e danno : El sangue che per Cristo in terra verso, Chiama vendetta a Dio de l'universo.
Nel tuo mordace dir sei molto ardita, Nè par che tema mia potente mano; Si crudelmente fie da me punita Che solo udir mio nome Marzïano Farà spavento a tua misera vita, E ad ogni altro perfido cristiano. Ma prima alquanto tu starai in prigione, Sol per farti mutar d' opinïone.
E' ministri la mettono in prigione, e LEI orando dice: Signor Iesù, che fusti flagellato
Alla colonna senza alcun riposo, E dal capo alla pianta ancor piagato, Sparso il tuo sangue degno e prezioso, Riguarda il corpo mio ch'è vulnerato Per te, dolce Iesù, caro mio sposo, E porgimi, Signor, tuo buon conforti Per quel verace amor che tu mi porti. Appare CRISTO con lume alla prigione e dice:
Eccomi qui presente a te venuto; Io son lo sposo tuo diletto e caro. Col mio dolce parlar io ti saluto, E vengo alle tue pene dar riparo. Io sono e sarò sempre in tuo aiuto, E muterò in dolcezza el pianto amaro; Sopra di te espando la mia mano, E rendo el corpo tuo intero e sano. Cristo si,parte, e santa BARBARA sanata dice:
A te rendo, Signor, onore e laude Poi che sanato m' hai d'ogni ferita : In te solo el mio core è lieto e gaude,
E a patir per te l'amor m' invita. Fammi campar da ogni astuzia e fraude, Acciò che sempre teco stia unita. Quando conforme sono al tuo volere, Nessun contra di me può prevalere.
El PREFETTO dice al cavaliere:
Co' tuo compagni alla prigione andrai, Costante, cavalier prudente e saggio; Barbara a mia presenzia condurrai, E nel venir non gli farai oltraggio.
Tanto farò quanto commesso m' hai, E qua la condurrò con suo vantaggio.
El CAVALIERE va alla prigione e dice:
Esci qua di prigion, vieni al prefetto, E' vuol che ti presenti al suo conspetto.
Quando è giunta, el PREFETTO dice:
Ài tu ancor pensato rimutarti Di tuo parer, e far la voglia mia? Se 'l fai, da morte io penso di camparti E usar verso te gran cortesia. Io volevo in persona visitarti, Ma non conviene alla mia signoria.
Maggior Signor di te m'ha visitata, Dal qual son d'ogni piaga mia sanata.
Tu vedi che li Dei ti son proprizii, Chè visitando t' hanno fatta sana; Da quei reputa questi benefizii, Acciò che lassi la fede cristiana.
Risponde SANTA BARBARA :
E tu e lor son pien di malefizii, E la lor setta sempre fu profana; E' m' ha sanato sol Cristo mio sposo, Nel quale è tutto posto el mio riposo.
Tu segui l'arte di negromanzia, Le pene reputando esser nïente;
Io ti vo' trar del capo la pazzia, E dimostrarti quanto io son potente.
Voltasi a' ministri e segue:
Fate con braccia nude quella stia
E il fuoco gli darete in fiamma ardente; Dipoi prendete in mano un buon martello
E di testa trarretegli il cervello.
Nudate le braccia, gli accostano falcole accese, e QUELLA dice: Iesù mio dolce, dammi refrigerio Contra le fiamme ardente alle mie braccia ; Adempi del mio core el desiderio,
E mitigar mie pene ormai ti piaccia.
Signor, con tuo potente e magno imperio
Delle mie membra el nocumento scaccia.
Dannogli col martello in sulla testa, e QUELLA segue dicendo: Difendi da tal colpo la mia testa,
Che non sia dal martello infranta e pesta. Non la ardendo el fuoco e non gli facendo nocumento il martello, dice il PREFETTO:
Tagliategli dal petto le mammelle
In mia presenzia, con la acuta spada; Non sia levata sol di fuor la pelle, Ma dentro infino al cuor la piaga vada; Forse che queste pene saran quelle Che la faran redurre a retta strada.
Se le mammelle mi fai trar del petto,
El mio dolor si muterà in diletto.
El ministro gli taglia le poppe, e LEI dice orando : Iesù Iesù Iesù, Signore, aiuto,
Iesù, soccorso porgi al mio dolore, Iesu, fa' dolce questo ferro acuto, Iesù, reggi e sostien drento il mio core, Iesù, mantiemmi el don ch' ho ricevuto, Iesù, fammi perfetta nel tuo amore; El nome tuo, Iesù, mi dà conforto, E spero condurrà mia barca a porto.
Dice il PADRE di Santa Barbara:
Può esser che tu sia tanto ostinata, Proterva e cieca e dura di cervice?
Voltasi verso el prefetto, e segue:
Io vo' che di mia man sia morte data
Alla mia figlia misera e infelice.
Sentenzia do che sia decapitata E spenta sia di terra sua radice; Per dare esemplo a ogni core umano Gli taglierai la testa di tua mano.
El PADRE la piglia pe' capelli, e menala al luogo della morte dicendo: Vieni, ingrata figliuola, maladetta,
Che ben nascesti in mal punto e in mal ora
A seguir quella iniqua e mala setta, Quale un uom morto per suo Dio adora : Di propria man farò di te vendetta, E resterò di tanta angustia fuora : Porgi qua il collo senza dir parola: Io t'uccido e rifiuto per figliuola.
Tagliali la testa e tornando dice:
Or mi posso io chiamar lieto e contento Avendo alla giustizia dato loco;
Piacer, letizia e gaudio al cor mi sento, E torno a casa con gran festa e gioco.
Viene una fiamma da cielo che arde DIOSCORO, e lui dice: Omè omè, questo è un gran tormento,
Omè, ch' i̇' ardo in questa fiamma e foco, Omè, che pel dolore io mi devoro, Omè che desperato adesso moro.
Muore Dioscoro, e il CAVALIERI dice al prefetto:
Noi siam, degno prefetto, stati a torno A veder decollar la gentil figlia,
Ma poi facendo verso te ritorno Venne fuoco da ciel con maraviglia; E come fiamma inclusa drento al forno, Fece a Dioscor sua carne vermiglia, E tanto el fuoco sopra quel s'accese Che non potè morendo far difese.
Tu m' hai dato spavento e gran terrore Ch'i' non vorrei che 'l simil m'accadessi; Sia fatto al corpo decollato onore,
Acciò non siam da qualche male oppressi.
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