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Fuggendo l'ozio, acquisterò scïenzia,
Di che ne prenderò grande eccellenzia.

DIOSCORO dice:

Da poi che intendi la lingua latina
Per te potrai diversi libri leggere:
Seguirai de' poeti la dottrina
Da' quali imparerai tua vita reggere,
E quando al maritar sarai vicina
Intendo tal severità correggere,
E fuora io ti trarrò con refrigerio.

Risponde BARBARA :

Parata sono ad ogni vostro imperio.

DIOSCORO dice allo eunuco vecchio, maestro di casa:
Di casa mia governator prudente,
Edifica una torre salda e forte,
Dove Barbara stia secretamente
E sien serrate sempre le sue porte,
Acciò nessun gli parli per nïente,
Chè io ne dare' all' uno e l'altro morte:
Due fenestre e non più tu vi farai,
E a tua posta sol gli parlerai.

E sia questo abitacol amplo e magno
Col giardino a produr frutti suavi :
Drento fa' che vi sia construtto un bagno
Dove el suo gentil corpo spesso lavi:
A sue ancille darai buon guadagno,
E di tal loco tu sol tien le chiavi;
E perchè l'è del mio avere erede,
Darȧgli tutto quel ch'ella ti chiede.

Risponde il MAESTRO di casa:

Quanto alla casa vostra io sia affetto
Ve lo dimostra lunga esperïenzia;
Quel comandate metterò in effetto,
E userocci somma diligenzia;
E s'io facessi in questo alcun difetto,
Parato sono ad ogni penitenzia:

Ma e' non bisognerà, chè senza errore

Farò quel che comanda el mio signore.

Partesi el maestro di casa, e va a fare edificare; e in questo mezzo viene UNO AMICO, e dice a Dioscoro: Dioscoro diletto e caro amico,

Tu sai ch'io t'ho portato sempre amore:

Questa nostra amicizia è per antico,
E per tanto è più stabile e maggiore ;
Se tu attenderai a quel ch' io dico,
Te ne resulterà gloria e onore.

Risponde DIOSCORO:

Ben sia venuto, amico mio verace,
Parla, ragiona, e di' quel che ti piace.

Dice lo AMICO:

Molti nella città di Nicomedia
Vorrebbon la tua figlia aver per donna;
L'amor di sua bellezza quelli assedia
E falli servi, e quella lor madonna:
Se tua prudenzia a questo non rimedia
E forte non istai come colonna,

Senza dubio ne porti un gran periglio:
Per tanto ascolta, e prendi el mio consiglio.
Al figlio del prefetto la marita,

E da ogni altro resterà esclusa;
E così mentre si mantiene in vita
Da nessun potrà esser mai confusa;
Sua nobiltà e potenzia t' invita

Far quel ch'i' dico, e non prendere scusa;
Se tu nol fai, attendi ch' io non mento:
Resterai con lei sempre mal contento.

Risponde DIOSCORO:

El tuo consiglio, amico, assai mi piace,
Ma io n' ho preso un altro ch'è migliore :
Un negromante, se non è mendace,
M'ha predetto un futur suo grande errore:
Contra li Dei, che la fia molto audace;
Però ne vivo sempre in gran timore.
Da tale error volendo quella estorre,
Vo' che la stia rinchiusa in una torre.

Risponde lo AMICO:

Tu hai ragione, e 'l tuo partito è buono,
Miglior del mio, inverso tua figliuola;
Se vero è tal secreto, certo io sono
Che bene è quella stia rinchiusa e sola.
In tutto il mio consiglio ora abbandono,

E di quel non si facci più parola.

Chi vede e intende il parer d' altri eccedere,
Col suo non debbe più oltre procedere.

El MAESTRO di casa porge una lettera a Dioscoro e dice:
Da Roma adesso è giunto un cavallaro
E dallo imperio lettere vi porta.

DIOSCORO la legge e poi dice:

Per me Cesare manda, il che m' è caro;
El caso è grande e fortemente importa.
A non volere andar non c'è riparo,
Chè me ne stringe, e a l' ir mi conforta.

Risponde il MAESTRO di casa:

La torre è mezza, ora in vostra partita,
Et al vostro tornar sarà fornita.

DIOSCORO dice alla figliuola:

Figliuola, io debbo andar infino a Roma,
Avendo per me Cesare mandato ;
Ascosa tien tua faccia e bella chioma
Drento alla torre, infin ch' io sia tornato.

BARBARA risponde:

Non mi par grave pondo tanta soma;
Chè lo star sola sempre mi fu grato :
Degnatevi tornar, padre mio, presto.

Risponde DiosCORO:

Io lo farò; mantien tuo corpo onesto.

Fanno l'abbracciata, e Barbara entra nella torre, e DIOSCORO dice al maestro di casa:

Allo edifizio da' perfezione,

E la figliuola mia ti raccomando.

Porge gli immagine delli Dei e dice:

Perchè la cresca ancora in devozione
Le immagin de' mia Dei a quella mando;
Fa' che non esca di commissione,
E servirai in tutto el mio comando.

El MAESTRO di casa:

DIOSCORO:

Per altri tempi voi m'avete esperto:
Così farò.

Io ne son chiaro e certo.

Partesi Dioscoro, et il MAESTRO di casa porta gl' idoli a Barbara nella torre e dice:

Queste ti manda el caro genitore

Immagin figurate delli Dei,

Acciò che renda lor culto e onore,

Come tenuta e obbligata sei.

Risponde BARBARA:

A me parrebbe fussi un grande errore
Se io porgessi a quelli e' prieghi miei,
Chè furono uomin come gli altri nati,
Adulteri, rattori e scellerati.

In Dio regna bontà senza alcun vizio,
Secondo el testimonio di Platone;
Per tanto prender posso certo indizio
Che questa è una umana finzione.
Io spero un solo Dio aver propizio,
Come il predetto autor dichiara e pone;
Delli altri Dei, son tutte ciurmerie
Piene di falsi errori e di bugie.

Risponde il MAESTRO di casa:

Tu parli con ragione e con prudenzia,
E stimo dica il vero, al parer mio.
In Alessandria un uom di gran scïenzia,
Come si dice, afferma un solo Dio.
E parla e scrive con grande eloquenzia,
E è tutto clemente giusto e pio;
La dottrina platonica mantiene,
E è per nome suo detto Origene.

Risponde BARBARA:

Tu m' hai per certo dato grata nuova;
Scriver intendo a quello in buona forma.
Se parli il vero, ne vo' far la pruova,
Acciò mi dia qualche regola e norma,
Da ogni error la mia mente rimuova,
E da qui innanzi in quelli più non dorma.

Risponde il MAESTRO di casa:

Scrivi, ch'i' manderò ora uno a posta,
Qual presto tornerà con la risposta.

Mentre che la scrive, el MAESTRO di casa dice ad uno suo fante :
Andrai volando per la via diritta

In Alessandria, e non tôr compagnia,
E come fia la lettera descritta

Prendi con quella subito la via:
Al dottore Origene l'è diritta,
E fa' che presto tua tornata sia.
Pe' tuo bisogni in cammin necessari,
Tien, porta questa borsa di denari.

El maestro di casa va a Barbara, e piglia la lettera, e dalla al fante qual va via; e BARBARA dice:

In questi fabbricati idoli vani

Io sputo spargo, per derisïone.

Sputa loro nella faccia, e seguita:

E più non vo' che stieno in nostre mani,
Chè ce ne seguire' confusïone;

Gettali in luoghi e immondi e profani,
E vedrai non faran defensione.

Risponde il MAESTRO di casa:

Sendo pien di bugie e di menzogne,
Gli getterò nelle latrine e fogne.

Getta via gl' idoli, et ORIGENE già ricevuta la lettera e rescritta la risposta, dice a Valentino prete:

Vorrei, o Valentin, che oggi andassi
Nella città di Nicomedia, e presto,
E questa mia risposta presentassi
A Barbara, ch'è posta in luogo onesto,
E, quella instrutta, poi la battezzassi;
Benchè 'l cammino alquanto sia molesto,
L'opera è degna, e molto a Cristo piace,
E appartiene a carità verace.

Risp. il PRETE: Per carità, maestro, io son parato
Far con letizia e gaudio tal cammino,
E tutto quel che per voi son pregato
Spero eseguir con l'aiuto divino:
Da chi sarò io condotto e guidato?

Risponde ORIGENE:

Da questo fante, infino al suo confino.

Risponde il PRETE:

Or oltre andiam, che Dio sia nostra guida,
Però che e' salva ognun che in quel si fida.

Partesi, e ORIGENE dice:

Vedendo e'mie auditori essere attenti
Ad ascoltar le divine scritture,

E a' precetti del Signor ferventi
E a' profeti e alle lor figure,
Oggi dichiarerò e' comandamenti,
Poi le sentenzie de' profeti oscure;
Al popol congregato che m'aspetta
Sarà questa dottrina molto accetta.

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