L'edizione da noi esemplata è la seguente:
Rappresentatione di Santa Barbara nuouamente composta stanpare Maestro Francesco di Giouanni Benvenuto: sta dal canto de Bischari. In-4 di 16 c. S. d. ma dei primi del sec. XVI. con frontesp. istor.
Le altre ediz. registrate dal BATINES, Bibl., p. 48, sono le segg,: -In Firenze l'anno MDLIIII. In-4 di 6 c, con 5 fig.
-In Fiorenza Appresso Alla Badia MDXVIII. In-4 di 7 c. e una bianca in fine, con 5 fig.
-In Firenze appresso Giouanni Baleni 1588. In-4 di 6 c. con 2 fig. Stampata in Siena. S. a. In-4, di 6 c.
Di nuouo riuista da Francesco d' Annibale di Ciuitella. In Siena
alla Loggia del Papa 1624. In-4 di 6 c. con fig.
Nel Catal. Pinelli, n. 2576 si cita una ediz. di Siena 1607, in-4; un' altra senza nota (sec. XVI), in-4 di 6 c. con 2 fig. è cit. nel Cat. Audin del 1839, n. 915.
Il soggetto di questa Rappresentazione è tolto dalla Leggenda aurea del Voragine. Pel mistero francese su questo stesso argomento, vedi'DOUHET, Dict. des Myst., p. 196.
Virtù divina e sua potente gloria Nel sesso fragil si dimostra e vede, Quando con eccellente e gran vittoria Dio patir cruda morte a quel concede, Come vedrete in recitar la istoria
Di Barbara, fondata in vera fede, Qual fu da Dio con palma di martirio Condotta a trionfare in cielo empirio.
Da più autor suo gesti recitati, Fra sè diversi, in parte discrepanti, Non son da' sacri canoni approbati, Benchè sieno atti giusti e retti e santi; Di quelli, alquanti più nel ver fondati Reciterem con dolce voce e canti : Starete dunque con silenzio attenti, Se volete restare al fin contenti.
DIOSCORO padre di Santa Barbara dice fra sè:
Quando io conosco el mio felice stato, Ricco, nobil, famoso, alto e potente, E quanto io sia da Cesare onorato E da mia nazïon, popolo e gente, Affermo certamente esser beato, Sol per don delli Dei tanto eccellente; Massime avendo in età giovenile Barbara, figlia mia bella e gentile.
Saper vorrei suo fato e sua fortuna, Qual procede da' cieli e da' pianeti, Però che in quelli ogni virtù s' aduna Con influssi invisibili e secreti. Non è giù in terra creatura alcuna La qual non sia subietta a' lor decreti: Per tanto adesso io vo' prender la via A trovare e' dottor d'astrologia.
Partesi accompagnato, e giunge a' dottori, e dice: Degni maestri, astrologi eccellenti, Malefici divini e negromanti,
Io vengo a voi, come a dottor prudenti, Chè, per astrologia e vostri incanti, A ricercar voi siate diligenti, Insieme congregati tutti quanti, Della mia figlia la fortuna e 'l fato; E ciascun fia da me remunerato.
Risponde UNO ASTROLOGO vecchio:
Da poi che tu sei qui venuto e giunto Per saper tal secreto sol da noi,
Dirai el mese, el giorno, l'ora e 'l punto Di sua natività, e insieme poi Noi tutti uniti prenderem l' assunto A dar risposta a quel domandi e vuoi, E se non ti dicessin cosa vera,
Incolpa il mio astrolabio e la mia spera.
Nel fin di maggio a mezzo il giorno, nacque Questa mia figlia con gran gaudio e festa: E poco dopo, come alli Dei piacque, Venne a sua madre una febre molesta, E sol tre giorni nel suo letto giacque, E dipoi mori lassa, afflitta e mesta; Ma il gaudio della figlia nel mio core, Mitigò di sua morte el gran dolore.
Vanno gli astrologi da parte, et il VECCHIO dice:
Acciò che la memoria non c'inganni, Apriamo e' libri e rivoltiam le carte. L'ASTROLOGO più giovane aprendo e' libri dice: Le tavole di Alfonso mostron gli anni, E il corso di Saturno e Giove e Marte.
Alcabizio dimostra e' gravi danni E prospera fortuna, con grande arte.
El GIOVANE dice, mostrando col dito : Albumasar, Algazel et Ali
Ancor più chiaro el dicon; eccol qui.
Albumasar ci basta solo avere Che de' giudicii tutto dice a pieno; Con questo libro sol potrem sapere Il vero, se 'l cervel non ci vien meno.
Guido Bonato ancora è buon vedere, Che mostra piova quando è il ciel sereno. Dice il MALEFICO:
Dè, non più libri, prendiam gli strumenti Che gli eventi futuri fan presenti.
Lo ASTROLOGO vecchio piglia lo astrolabio e la spera e gli occhiali, e dice:
La spera e l'astrolabio prendo in mano
Per calculare e' gradi e' suo minuti: Gli occhiali ancor per veder più lontano, Sendo già vecchio, e mie pel son canuti.
E io con le mie seste in questo piano Farò venire e' diavoli cornuti: Io spero al tutto mi diran lo intero,
E se fia il falso, direm che sia il vero.
Gli astrologi guardon l'astrolabio e la spera, et il malefico fa uno cerchio in terra. Dipoi lo ASTROLOGO vecchio dice a Dioscoro:
Questa tua figlia ha Virgo in ascendente
Et in Gemini ha il Sole in mezzo il cielo, Per tanto arȧ dottrina e fia prudente, Pudica e speciosa in biondo pelo; Trarrà la sua bellezza nobil gente Ad appetirla con acceso zelo; Però farai che in casa stia rinchiusa, Acciò sua castità non sia confusa.
El MALEFICO dice a Dioscoro:
S' io dico cosa che ti sia in dispetto Non ti turbar, ma sta' constante e forte: Un grande error sarà nel suo intelletto Contra gli Dei, e arà mala sorte, In tanto che sarai al fin constretto Di propria mano a dargli crudel morte: Di quel ch' i' dico s' io non ho onore, Squartami vivo come un traditore. DIOSCORO dice: O fato iniquo, o fortuna crudele Che mia felicità converti in lutto! Ogni dolcezza mi si muta in fiele, E parmi già vedere esser destrutto: Mia barca ha tronco l' arbor e le vele, Non potendo aver gaudio del mio frutto.
Risponde l'ASTROLOGO vecchio:
Discaccia dal tuo cor dolore e tedio, E pensa dare a tal cosa rimedio.
Partesi Dioscoro, e giunge a casa, e la figlia BARBARA dice: Padre mio caro, siate il ben tornato;
Venite che gli è tempo andare a mensa,
El cibo è cotto e 'l pranzo è preparato, La mensa ornata è di candida rensa. In volto mi parete assai turbato: Onde procede?
Figlia, ad altro or pensa. Andiam prima a mangiar, chè passa l'ora; Dipo' il saprai, 'nanzi ch'i' vadi fuora.
Pongonsi a mensa, e DIOSCORO dice:
Per mitigar l' angustia di mia mente Mentre ch'i' mangio udir vo' suoni e canti, Perchè se molto stessi el cor dolente Sare' presto destrutto in lutti e pianti. Quando l'orecchio suoni e canti sente Ministra refrigerio al cor davanti: Dilettasi l' umana fantasia
Di musica con dolce melodia.
Mangiano, mentre si canta e suona; dipoi dice DIOSCORO a Barbara: Diletta figlia, poi che 'l cibo ho preso, Ti vo' manifestare el mio concetto: El cor da gran dolore ho drento offeso E non può star quïeto nel mio petto; Da me volendo levar tanto peso Te lo dirò, per trarti di sospetto; Se far mia volontà sarai contenta, Mi leverai il dolor che mi tormenta.
Padre mio dolce, io mi vo' sottoporre A ogni voler vostro e buon consiglio.
A veder tua bellezza ciascun corre, Di che l'onor tuo porta gran periglio: Però vo' stia rinchiusa in una torre Per mantenere il tuo candido giglio : Non ti turbar, chè questo è per tuo bene, Chè l'ascoso tesor me' si mantiene.
Sia, fatto, padre mio, vostro volere Qual vedo esser fondato con ragione; Far vostra volontà mi fia piacere E volentieri eleggo tal prigione. Sendo io desiderosa di sapere, De' libri seguirò la lezione:
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