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Che per grandezza qui non si può intendere,
Mostrar vorrei l' amore incomprensibile
Di Gesù Cristo, e fare ognuno accendere,
E seguir le virtù quanto è possibile,
E questo mondo al tutto vilipendere :
Un bello esempio in questo di v'annunzio ;
State in silenzio ad udir san Panunzio.

SAN PANUNZIO s'inginocchia, e fa orazione a Dio così diO Padre Eterno, o dolce Signor mio,

cendo:

I' priego te con tutto quanto il core
Che degni far contento el mie disio,
E rivelarmi per tuo grande amore
Qual santo sia in questo mondo rio
Simil a me,
tuo fedel servidore.

Tu sai ben quanto affanno i' ho sofferto,
E quel ch' i' pato in questo gran diserto.
Un ANGELO appare a San Panunzio, e così gli risponde:
L'immenso Dio, ch'è carità infinita,
Cognosce il tuo parlar semplice molto;
Ma, non guardando alla domanda ardita,
Con amore e dolcezza a te s'è volto,
Acciò che l'alma tua sie ben vestita
Dell' umiltà, che 'l vizio tien sepolto;
Simil tu se' a quel cantor sublimo

Che suona e canta in questo borgo primo.

E detto questo l'Angelo si parte, e SAN PANUNZIO, stando alquanto stupefatto per la risposta dell' Angelo, dipoi a sè medesimo dice:

O povero Panunzio, or se' venuto
Al paragon della tuo vita austera:
Delle due cose l'una i' ho veduto
Che ti convien veder per fede vera :
O tu non se' quel che tu se' tenuto
Da' padri santi di mente sincera,
O questo sonator ha qualche cosa

Di gran virtù, che al mondo sta nascosa.
Ora al nome di Dio andianne presto,
Ch'i' vo' cognoscer questo mie compagno,
La vita sua mi farà manifesto

Se qui ho fatto poco o gran guadagno,
Stando eremita in luogo si molesto,

Che spesso il viso di lacrime bagno:
Non si ravvolse mai tela in sul subbio
Come fo io intorno a questo dubbio.

E detto questo, San Panunzio va a trovare el SONATORE, e truovalo che suona e canta, cosi dicendo:

Chi tiene el suo cor lieto vive assai;
L'anima trista fa disseccar l'ossa:
Se vuoi passare il tempo senza guai
Fa' che ogni colpa sie da te rimossa :
L'accidia dà dolor, come tu sai,
E mena l' uom per insino alla fossa;
Rallègrati del ben con ogni buono,
spera de' peccati aver perdono.

E

SAN PANUNZIO, udito questo, dice umilmente al sonatore:
Salviti Dio, fratel mio dolce e caro;

I' vengo a te per una grazia sola :
Tu puo' levarmi da un dubbio amaro,
E farmi certo sol con tua parola ;
Però ti priego che non mi sia avaro;
Ma perchè il tempo, veggio, passa e vola,
Dimmi della tuo vita el bene e'l male,

Chè a me saperlo molto giova e vale.

El SONATORE con molta ammirazione risponde a San Panunzio dicendo:

Vo' siate il ben venuto, padre santo,
La vostra petizion mi då spavento:
Sentendo vò ch'abbiate 'l cor affranto
Per saper la mia vita pien di vento:
Io fui ladrone, ed or vivo di canto
E di sonar con questo mio stormento,
Mettendo il tempo mio nella zampogna,
Per non far cosa di maggior vergogna.

SAN PANUNZIO intesa la risposta molto si duole, ed avendo alquanto suspirato e pianto, dice cosi al sonatore: Dimmi, per Gesù Cristo onnipotente

Il qual ti doni qui grazie compiute,
Se nello stato che tu se' al presente
Hai fatto cosa o fai di gran virtute,
O se quando eri ladro in fra la gente
Facesti opere degne di salute:
Deh aprimi del core ogni secreto,

Ch'i' ti farò del mie domandar lieto.

Allora el SONATORE udita la promessa di San Panunzio, gli dice due buone opere delle quali si ricorda, così dicendo: Non mi ricorda aver fatto alcun bene,

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Se non che una volta, essendo ladro
Con alquanti compagni, come avviene,
Facendosi una preda, i' veggio e squadro
Una fanciulla star con molte pene,
Vergine sacra e d'aspetto leggiadro,
E vidi mie compagni accesi tutti
Per voler torre e' suo virginal frutti.

Piata mi mosse dell' onor divino,
E del gran danno di quella fanciulla;
Ond' io m'accesi come un serafino
Per far che'l lor pensier tornasse in nulla:
Con un ingegno molto pellegrino
La trassi fuor di quella gente brulla,
E sana e salva, per vie torte e rotte,
Alla sua casa la menai di notte.

Un'altra volta, essendo ancor nell' ermo,
Dove nascoso stavo per ladrone,

Viddi una donna andar comè un infermo
Debile e stanca e con gran passïone;
Ma nel suo aspetto di certo e di fermo
Mostrava onesta e di nobil nazione,
Ond' io le dissi: perchè va' tu errando
Per questo luogo, e cosi tapinando?

La gentil donna mi rispose allora :
Non mi far rinnovare e' mie martiri;
Ma son contenta star senza dimora
Come una serva a tutti tuo desiri:
Io pur dirò, perchè 'l cor mi divora:
El mie marito sta in pianti e suspiri
Per debito comune incarcerato,

E

spesso colla fune è tormentato.

1

Ancor abbiamo in prigion tre figliuoli
Per le gravezze del comun predetto,
Ed oltre a tante pene e si gran duoli
Mi voglion presa in luogo molto stretto.
Onde li mie lamenti non son soli,

debito di Comune, come ha il testo delle Vite SS. Padri.

Ma vò fuggendo innanzi al lor cospetto
E senza cibo, questo è il terzo giorno:
Per Dio m' aiuta, sanza far soggiorno.

Misericordia allor di lei mi mosse
E nella mie spilonca la cibai;
Ancor la carità tanto mi cosse
Che trecento monete le donai,
Ond' ella e' figli e 'l marito riscosse,
Che stavon presi in molte pene e guai,
E così per Gesù li feci lieti:

Ora v'ho detto e' mie maggior secreti.

SAN PANUNZIO rimane alquanto stupefatto per la carità udita del sonatore, dipoi, alzando gli occhi al cielo, cosi esclamando dice:

O Gesù Cristo, mio signore e padre,
Per me non furon fatte mai tal cose:
Costui vivendo in fra le gente ladre,
Senz' aver libri sacri o sante chiose,
Ha fatto opere degne e si leggiadre,
E forse ancor ne son molte nascose:
Perchè dell' umiltà porta l' ammanto:
Chiamasi ladro, ed io mi tengo santo.

Nessun giudichi mai il suo fratello
Perchè lo veggia in abito mondano,
O perchè vada fuor come un uccello
Pel mondo mercatando in modo strano:
Dio non risguarda el vestimento bello,
Ma dentro, se di cuore è mondo e sano.
Però che in ciascun ordine di vita
Si truova gente di virtù vestita.
Dipoi si volge al sonatore dicendo:

Di me notizia credo abbia per fama:
Tra' monaci Panunzio è molto udito:
El dolce Gesù Cristo tanto t' ama
Che di merito se' quant' io gradito,
Però, ti priego, se 'l Signor ti chiama,
Non esser negligente al suo convito,
Ma voglia per suo amor lasciare 'l mondo,

Chè tanto più sarai nel ciel giocondo.

El SONATORE udite le dolci e umili parole di San Panunzio delibera farsi monaco, e così a San Panunzio risponde: Essendo voi, Panunzio, tanto noto

Di santitade e di virtù perfetta,
Non vo' che tal sermon in me sia voto,
Dappoi ch' i' veggio quanto Cristo accetta
L'opere mie, e voglio esser remoto
Con voi nell' ermo in vita molto stretta,
E contra a' vizi miei sempre far guerra:

Gesù mi è padre in cielo, e voi in terra.

E detto questo il sonatore s'inginocchia e getta via la zampogna e abbraccia le gambe di San Panunzio, e San Pa nunzio ancora s' inginocchia, e abbraccia e bacia il sonatore; dipoi rizandosi in piedi amendua, San PANUNZIO ringrazia Dio così dicendo:

Grazie ti rendo, Signor mio dolcissimo,
Che sai trar ben di ciascun nostro vizio:
Non risguardando al mie dir semplicissimo,
Tutto se' stato inverso noi propizio:
Onde mi par, fratel mio dilettissimo,
Che dobbiam ripensar tal benefizio:

Andiamo, adunque, a stare in solitudine,
Servendo a Dio con gran sollecitudine.

E'l sonatore seguitò San Panunzio nell' ermo senza tornar

alla propria casa.

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