A' poveri: or ti priego che mi vesti.
Risponde il ROMITO ad Antonio e dice:
Sempre sie il nome di Giesù laudato, E di perseverar grazia ti presti.
Nuovo uom ti vesta drento el nostro Idio, Come al presente di fuor ti vest' io.
Parla SATANASSo a' suoi compagni e dice cosi:
Compagni mia, da po' che siam cacciati Sanza ragion da quel celeste regnio Dove no' fumo si nobil creati,
Veduto che gli ha fatto altro disegnio Che sien a l' uomo nostri luoghi dati, Mi sento consumar d'invidia e sdegnio: Ogni modo trovare a noi bisogna Che dopo il danno non abbiam vergognia. Però convienci usar tanta malizia Che molti pochi ve ne possa andare; Chi ci ha cacciati è pur Somma Giustizia, E que' che peccan non vorrà salvare: Se e' morranno nella lor nequizia In tenebre con noi gli farà stare: Però faremo a lor far de' peccati Chè sien con esso noi tutti dannati.
I' vi fo tutti a sette e' principali Sopra degli altri, capitani e guida; Empiete el mondo d'infiniti mali
Che l'un l'altro s' inganni e che s' uccida; Superbia, invidia, peccati carnali, E chi diventi prodigo e chi Mida, E gli uomin sopra tutti fate avari, Chè per danar si fanno molti mali.
ANTONIO si pone ginocchioni da sè e dice cosi:
O Giesù dolce, o benigno signore, Chi potrà mai scampar di tanti lacci Di questo mondo falso e traditore, D'inganni pieno e d'insidie e d'impacci ? Abbi pietà di ciascun peccatore,
E insegna all' uom come tu vuo' che facci: Sanza l'aiuto tuo e' tuo consigli,
Nessun potrà campar tanti perigli.
Apparisce uno ANGIOLO e' dice ad Antonio cosi:
Non dubitare, Anton, servo di Dio, Benchè tu vega pien d'inganni el mondo E di lacciuol, che truova il dimon rio Per menar tutti gli uomini al profondo ; El nostro redentore è tanto pio Et è di carità tanto giocondo
Che chi si fida in lui, facendo bene, Scampa de' lacci dell' eterne pene.
Ma spezialmente chi sarà vestito L'anima sua di vera umilitade Indarno fia dal diavolo assalito, Non rimarrà dalla sua falsitade, Nè sarà mai dal buon Jesù partito, Ma fie difeso da ogni aversitade: Chè chi per lui s'abassa e non si prezza È più difeso, e sale in grande altezza. ANTONIO dice allo spirito di fornicazione:
Io ti comando, spirto maladetto, Che se' apparito in si brutta figura, Che per virtù di Giesù benedetto Mi debba dir qual è la tua natura E di questa venuta il tuo rispetto, E mostri tanta rabbia e tal paura.
Risponde lo SPIRITO ad Antonio :
O me, non più, non più, non più parole, Tu mi fai strugger come neve al sole. I' son lo spirto di fornicazione Che lungo tempo t'ho perseguitato Con ogni forte e brutta tentazione, E giorno e notte mai non ho posato Di farti sempre nuova illusïone, E posti nuovi lacci e nuovo aguato, Fingendo volti di femmine spesso Che vincer doverreno Ercole e Nesso.
E quanto assottigliato ho più lo 'ngegno, Per maggior fuoco accendere e più vivo, Per infiammarti come secco legno
E farti diventar tutto lascivo,
Così le antiche stampe, salvo quella di Siena che legge: Non resistendo
Tu non dimostri pure un piccol segno, Se non com' uom che sie di vita privo: Si che d' invidia e rabbia io mi divoro, Da poi che indarno contro a te lavoro.
Oimè lasso, quant' uomini vecchi Oggi ho condotti alla mia dolce rete, E quanti santi, dell' eremo specchi, Non han sofferto questa ardente sete ! Tu sol passato se' fra tanti stecchi Sanza esser punto, e godi tuo quïete: Ond' io mi chiamo svergognato e vinto, E voglio uscir di questo laberinto. Risponde ANTONIO allo spirito e dice:
Laudato sia l'onnipotente Idio Che fatto m'ha veder tua scura faccia; Onde è sicuro omai l'animo mio, Nè dubito d'inganni che tu faccia ; Essendo tanto brutto, sozo e rio Dicerto è scimunito chi t'abbraccia; Dipartiti da me, bestia infernale, Che ti diletti sol di veder male.
LO SPIRITO torna a Satanasso e dice:
I' torno a te, signior, peggio contento Ch'i' fussi mai, per quel che m' è incontrato. Considerando il caso mi spavento,
Veduto che nïente ho guadagniato : Chè già n' ho vinti molti più di cento In altrettanto tempo che ho tentato Quel giovanetto monaco d' Egitto, Anton, dal quale in fine i' fu' sconfitto. Risponde lo SPIRITO DELL'ACCIDIA a Satanasso e dice:
Signor, costui non vale una medaglia, E tutto il mondo par fior e baccegli; E di e notte sempre si travaglia, Nè altro piglia mai se non fringuelli : Puossi ben dir che sia fuoco di paglia, Benchè molto saccente esso s'appelli;
1 Probabilmente deve intendersi : e tutto il mondo gli pare fiori e baccegli: che sembra voglia significare: ogni cosa gli par bella e facile, ma travagliandosi a far grandi prese, al più fa cascar nelle sue reti qualche misero fringuello.
Ma lascia fare a me con l'arte mia Ch'i' gli avilupperò la fantasia.
Risponde lo SPIRITO DI FORNICAZIONE e dice così:
Si che tu di' ch'i' son dappoco e vile,
E ch'io non so usar niuna malizia, Nè fare inganno se non puerile? E sai ch'i' son nimico di pigrizia, E son si sperto, e son tanto sottile Che fatto ho rovinar da suo giustizia Più uomini in un giorno con mie inganni, Che non faresti tu ben in mill' anni.
Ma fatti innanzi, se tu se' gagliardo, E tendi delle reti, se tu sai,
Che non t'abbatterai a uom codardo, Da poco e negligente, come 'l fai.
Risponde lo SPIRITO DELL' ACCIDIA e dice:
E'ti parrà ch'i' sia un liopardo, E vincerollo, come tu vedrai. A tuo dispetto, i' ti farò vergogna, S'apresso del mattino il ver si sogna.
LO SPIRITO DELL' ACCIDIA va e truova Antonio in forma d'un romito e dice: Dove ne vai, o nobil giovinetto,
Che par si carco in vista di pensieri? Dè, dimmi se tu hai alcun sospetto, Ch'i' ti darò consiglio volentieri.
Risponde ANTONIO allo spirito d' accidia:
A dire il vero, o padre mio diletto, Io non son uso per questi sentieri, E sonci quasi come uno smarrito Cercando di trovar qualche romito. Risponde lo SPIRITO ad Antonio e dice:
E t'è venuto a punto la ventura D'aver trovato quel che tu volevi; Dimostra, adunque, la tua voglia pura Acciochè l' alma inferma un po' sollievi; E abbi sopra tutto buona cura Di dirmi tutte cose, gravi e lievi, Però che chi le tentazion nasconde Le fa maggiori e nuove e più profonde.
Risponde ANTONIO allo spirito e dice:
Contento io son d'aprirvi tutto il core
Acciò ch'i' possa aver qualche rimedio; I' mi fe' frate con un gran fervore, Ma or comincio a viver con gran tedio. Per modo tal ch'i' sto sempre in timore Come color a' quali è posto assedio,
E tutto triemo, come al vento foglia: Pur nondimeno i' sto di buona voglia
Risponde lo SPIRITO ad Antonio:
Or vedi, figliuol mio, s'i' fu' spirato Di venirti a trovare in questo loco, Acciò che presto fussi riparato A questo periglioso e picciol foco, Però che, se si fusse più indugiato, Veniva sormontando a poco a poco, Per modo tal che t' arebbe condotto Dove per disperato aresti rotto.
Attentamente, adunque, ora m' ascolta E intendi molto ben quel ch'i' ti dico: Noi siam nel mondo come in selva folta Dove è nascoso quel serpente antico El qual non dorme e, con malizia molta Si finge spesse fiate esserci amico, E sotto spezie di volerci bene
Ci lega stretti con le sue catene.
Onde veggendo un tuo par ben disposto Di viver con virtù, stando nel mondo, Gli fa parer che sia molto discosto Da quello stato superno e giocondo: Spronalo sempre e dice: va' più tosto, E fa' d'essere il primo e non secondo: E questo fa perchè correndo caggia, Provando questa via aspra e selvaggia.
Chè chi è uso insin da puerizia A non toccare a pena acqua gelata, E stare agiato e viver in delizia
E libertà più di venti anni ha usata, Entrando in vita stretta, la tristizia Sempre combatte, e sospirando guata La penitenza, e il fare al modo altrui: Vive con tedio, e non si può con lui.
Or dimmi, figliuol mio, quando tu eri Al secol, come stavi? e che ti mosse
« PrécédentContinuer » |