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Qual te, piangendo, in dormitorio aspetta.

MADONNA ad Eufrasia dice:

Che hai tu, del mio cor dolcezza e pace, Che tu sospiri, e fai si gran lamento?

Risponde EUFRASIA :

Piango che morte a me stata è fallace,
E che aver fatto ben, madre, non sento.
Questo è quel che mi cuoce e mi dispiace :
La morte in sè non mi dare' tormento.
Or ch'i' speravo combattere al mondo
La morte viene, e tirami nel fondo.

MADONNA confortandola dice:

Pensa, figliuola, che piacendo a Dio
A qualche fine buon convien che sia;
La carne inferma, il senso e 'l dimon rio
Combatton questa vita tuttavia.

EUFRASIA Cominciando a malare dice:

Omè ch'i' sento afflitto il corpo mio!
Soccorri al mio dolor, Vergine pia.

MADONNA dice alle suore:

Presto in su❜letto riposar si vuole
Che per la passïon si strigne e duole.

EUFRASIA in su' letto dice:

Madonna mia diletta, e dolce suore,
In prima che da voi pigli licenzia
D'ogni offesa commessa e d'ogni errore
Perdon vi chieggio, in questa mia partenzia:
Poi, con diletto, santo e buono amore,
Fate ch'i'v' abbi tutte in mia presenzia,
E nelle braccia io vi ritenghi tanto
Che per dolcezza io mi consumi in pianto.
Sol vi ricordo che ne vien la morte,
E vola, e non si sa quando nè come;
All' uscir fuor delle materne porte
Et al morir si pareggion le some:
Questa età de' mortal passa si forte
Che prima che sia nato e spento el nome
Resta ogni cosa, e chi 'l bene accompagna
Felice a lui, però che il ciel guadagna.
Però convien che vigilante stia
Colui che vuol fruir l' eterno bene:

Ogni cosa mortal discacci via,

Sempre pensando che morir conviene ;
Or su, madonna grazïosa e pia,
Conforto e medicina alle mie pene,
Abbraccia questa ancilla che si muore,
E così fate voi, dilette suore.

MADONNA abbracciandola dice:

Tanto ti benedica il sommo Dio
Quante, figlia, per te lacrime verso.

GIULIANA abbracciandola dice:

Omè, dolcezza e parte del cor mio,
Fammi morire in questo caso avverso!

Un'altra MONACA dice:

Albergo di bontà clemente e pio,
Dove resta il mio cor ch'è già sommerso?

Un'altra MONACA dice:

Dolce riposo, o refrigerio immenso,
Io vengo a morte quanto più ci penso.

EUFRASIA morendo dice:

Or su restate, chè 'l dolor m'incende;
Omè omè che morte s'avvicina.

MADONNA dice:

Se il nimico crudel forte t' offende,
Chiama Jesú che è vera medicina.

EUFRASIA passando dice:

Jesù, l'ancilla tua l'alma ti rende;
El capo al basso pel dolor s'inchina;
Soccorrimi, Maria, presto, ch'io moro,
Porgi l'anima a Dio nel santo coro.

Eufrasia muore, e vien fuora l'anima; e dua ANGELI ven-
gono per lei cantando la seguente lauda:
Vieni a Dio alma diletta

Che ogni santo in ciel t'aspetta.
Con trionfo amore e pace,

Iubilando di dolcezza

Oggi sei del ciel capace;
Guarda un po' quanta dolcezza!

Chi il piacer mondano sprezza
Fa la vita in ciel perfetta.

Tu lassasti in prima el mondo

E lo sposo temporale,
El dimon mandasti al fondo,

Sempre avesti in odio el male;
Tal che al regno supernale
Dal Signor tu fusti eletta.
Questa palma è la vittoria
Della tua gran penitenzia;
Fassi in ciel trionfo e gloria
Della tua dolce partenza;
Del tuo sposo la presenzia
Fruirai, che in ciel t'aspetta.

RAPPRESENTAZIONE

DI

SANTA TEODORA.

323

L'ediz. prima registrata dal BATINES, Bibl., p. 62, ma che forse non è la più antica, è quella cosi intitolata :

- La Rapresentatione di S. Theodora: Vergine et Martire, di nuovo mandata in Luce. In Firenze l'Anno M. D. LIIII del mese d' Aprile. In-4° di 8 c., con 9 fig. Abbiamo di preferenza consultato questa stampa, ma sia colpa dell'autore o del tipografo, essa è scorretta assai: vi sono alcuni luoghi poco intelligibili, e parecchi versi erronei, che abbiam però cercato raddrizzare quando si trattava soltanto di qualche sillaba di più o di meno. Le altre edizioni sono le seguenti:

In Firenze l' Anno M. D. LXX. Ad instanza di Carlino Saltamacchie. Appresso le Schalere di Badia. In-4° di 8 c. con 9 fig.

- Stampata in Firenze appresso Giovanni Baleni l'Anno MDLXXXV. In-40 di 6 c. con fig.

Senza nota (sec. XVI). In-4 di 8 c. con 3 fig.

Senza nota (sec. XVI). Ediz. simile alla precedente, ma non eguale. - In Firenze, alle scale di Badia. S. a. In-4. di 8 c. col frontespizio istoriato e 2 piccole fig.

-Stampata in Firenze. Alle Scale di Badia. S. a. In-4. di 6 c. con 2 piccole fig.

logo.

- In Siena. S. a. In-4. Ediz. simile alla precedente, ma senza Pro

- Di nuovo corretta e ristampata. In Siena, alla Loggia del Papa 1614. In-4. di 6 c. con fig. Senza il Prologo.

- In Firenze, alle Scale di Badia 1617. In-4. di 8 c. col frontespi

zio istoriato e 3 fig.

·In Firenze et in Pistoia per Pier Antonio Fortunati. S. a. Ia-4. di 4 c. con 3 piccole fig.

Si citano anche le due seguenti ediz. in-4. Firenze, 1590 (PINELLI, n. 2577). Siena, alla Loggia del Papa s. a. (Cat. Corsiniano.) Questa Rappresentazione, che chi la scrisse intitolò commedia o trage

dia, fu evidentemente recitata da donne, forse dalle giovani educande di un convento.

Il solo Prologo è stato ristampato da F. PALERMO nei Manoscritti Palat., II. 396. Un dialogo di monache destinato a far anch'esso da Prologo ad una Rappresentazione da recitarsi in convento, fu stampato dal Razzolini nell' Etruria, II, 173.

Non so precisamente da qual Leggendario sia tratta la Rappresentazione; ma nei Bollandisti al 21 Aprile si possono trovar gli Atti di questa santa e del compagno suo Didimo, che qui è chiamato Eurialo. Notisi che il contrasto fra Teodora ed Eurialo per conseguire la palma del martirio. potrebbe aver dato al Tasso l'idea dell'episodio di Olinto e Sofronia.

Incomincia la commedia o vero tragedia di SANTA TEODORA Vergine e Martire, e prima vengono fuori dua monache Suor ANGELA e Suor IPPOLITA.

Suor ANGELA dice:

Suor IPPOLITA:

Suor ANGELA:

In fine gli è pur vero

Che una presuntuosa

Sempre ottiene ogni cosa,

Come ha fatto costei.
E' par che sol di lei
Sie questo monasterio :
Ma io ho desiderio
Farli poco piacere.

Deh, sta pur a vedere,
Noi siam duo mal contente!

Io ho si la mia mente
Piena d'ira e di sdegno

Che forza è ch' io mi versi;

Io vo' stracciare i versi,

Chè non han discrezione.

Tu ai mille ragione;

Perchè noi siamo in tutto

O ver sette o ver otto

Quelle ch' abbiamo a dire,

Se ne voglion vestire

Sol tre o quattro bene,

E tocca a te e mene

A restare spogliate,

E esser dileggiate

Poi, da tutto il convento.

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