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Io so che sentirà l' ultime pene.

Viene uno ANGIOLO a confortarlo e dice:

Ascolta il suon dello angelico canto
Che per tuo refrigerio dal ciel viene;
Sappi che quel ch'è preso, non è desso.

Risponde JOSAFAT.

Ringraziato sia tu ch' io sol confesso.

Viene Josafat alla disputa con quello che è preso in cambio di Barlaam, e dice ANACOR:

Se tu sarai prudente, e' ti bisogna

Che, se gli effetti detti a me sien vani,
Io ti farò di tua detti vergogna,

E darò la tua lingua e 'l cuore a' cani;
Si ch' al figliuol del re con tal menzogna
Non ardischin venire alcun cristiani:
Ma se sia ver le tue sante dottrine
Io seguirò tua legge infino al fine.

Il RE dice che non dubiti:

Non dubitar che ti sia fatto oltraggio,
Difendi la tua legge arditamente.

Dice ANACOR seco medesimo:

Io ho fatto la fossa dove caggio

E teso il laccio ov'io darò al presente;
E' sarà buon tenere altro viaggio
E fuggir il pericolo eminente;
Egli è tal volta senno a rimutarsi,
E buon sarà col figliuol accostarsi.

UNO di quelli savi venuti alla disputa dice:

Se' tu colui che colla tua arroganza
Dimostri che noi siam tutti in errore?
E che hai avuto sol tanta baldanza
Di battezzar il figliuol del Signore ?

Risponde ANACOR :

Io son quel desso, e ho tanta fidanza
Disputando con voi, nel mio fattore
Che tutti il vostro error confesserete,
E alla nostra fè concederete.

Non v' accorgete voi quanta stoltizia
Adorare ombre e imagine morte?
Diabolica arte e antica malizia,
Che da Dio vi dilungon per vie torte,

Non curando colui che per giustizia
Dette il figliuol a si misera sorte:
Non potendo altrimenti rimediare
Col sangue suo ci volse comperare.

Uno SAVIO risponde ad Anacor e dice così:

Guarda se questo è ben semplicitate,
Che Dio fussi constretto il suo figliuolo
Mandare in terra, in tal calamitate
Per sentir al fin morte con tal duolo !
Non poteva egli usar sua potestate
Con perdonare a questo fallo solo?
O per uom o per angiol tal delitto
Satisfar, benchè ciò non fussi scritto?

ANACOR risponde:

Sarebbe stato il perdonare indegno,
Ch' ogni peccato attende punizione;
Nè potea l' uom, chè per gustar del legno
Avea perduta sua perfezione,

E l'angiol da patir non era degno,
Non avendo esso errato, passione ;
Però fu necessario chi dovea

Con Dio esser congiunto che potea.

Uno SAVIO dice al re così:

Costui s'è tutto volto e rimutato
E forse ha qualche Iddio che gli risponde;
E non è igniun che gli possi ire allato
Che con varii argumenti ci confonde;
Fa' se ti par ch' ognun sia licenziato
Che non s'udi mai cose si profonde.

Licenzia il RE a ciascheduno e dice così:

Perchè gli è tardi, ogniun abbi licenzia;
Doman sarete alla nostra presenzia.

Dice JOSAFAT al padre:

Poi che la cosa qui riman sospesa
Fa' che 'l maestro mio meco ne venga
Chè possiam conferir di nostra impresa,
E questa notte ognun sua savi tenga,
Si che tua maestà non sia ripresa
Che questa impresa sol per forza ottenga.

Dice il RE a Josafat:

Io son contento far quel che tu hai detto
Pur che ne segua qualche buon effetto.

JOSAFAT si parte con Anacor, e giunti a casa dice ad Anacor:
Perchè tu sia per Barlaam venuto

Sappi che 'l nome tuo non m'è nascoso;
Ma veggo ben che Dio t'ha porto aiuto
E vorrebbeti dar maggior riposo ;
Dapoi che t'ha di grazia proveduto
Dè, non negar le nozze a tanto sposo,
Ma voglia battezzarti per suo amore,
Ch' ogn' altra legge è falsa e pien d'errore.

ANACOR risponde a Josafat:

Non ti bisogna usar troppe parole
Ch' io son del foco suo già tutto acceso
E del tempo passato assai mi duole
Che negl' idoli nostri indarno ho speso;
E però, se cosi da lui si vuole,
Eccomi al suo voler già tutto atteso:
E tu mi da' la tua benedizione,
Ch' i' vo' seguir la mia promissïone.

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Uno SERVO dice al re come Josafat ha convertito Anacor:
Sappi che quel romito che mandasti

Albergo col tuo figlio a casa iersera,
Non era quel che tu pigliar pensasti
Ma un romito della nostra schiera;
E però teco mal ti consigliasti,
Chè 'l tuo figliuol con sua dolce maniera
Ha fatto si che quello ha convertito,

E staman di nascoso se n'è ito.

Dice il RE seco medesimo:

Or è contenta questa mia nimica
Fortuna, che mi segue in ogni parte!
Io veggo che mi perdo ogni fatica
E che saranno pien tutte le carte ;
Se più ne intende, alcun di voi lo dica
Ch'i' non ho più consiglio, ingegno o arte;
Il senso è vinto e l'anima smarrita,

Tanto che morte mi sarebbe vita.

Uno MAGO conforta il re e dice:

Non dubitar, chè si porrà rimedio ;
I'ho pensato miglior fantasia;
Ch'ogni cosa si vince per assedio.
Se tu vorrai seguir la voglia mia

Io ti torrò da questo affanno e tedio,

Se non è vana la scïenzia mia.

Dice il RE: Se tu fai questo, una immagine d'oro
Ti pongo, e sempre per mio Iddio t' adoro.
El MAGO dice: Fa' che di corte e' baron sien levati
E poste in cambio altretante donzelle,
Chè tutti siano alla carne inclinati
Massimamente delle cose belle;

E uno de' mia spiriti incantati
Manderò insieme a fornicar con quelle,
E farenlo per forza ritornare.

Dice il RE: Andate, e fate quelle apparecchiare.

Dice il RE alle donzelle:

Acciò che 'l fatto ognuno di voi intenda
Voi sarete menate in certo loco,
Ove questa sarà vostra faccenda :
Di tener il mio figlio in festa e gioco;
E s' alcuna di voi sia che l'accenda
Segretamente del suo dolce foco,
Io gliel prometto e glielo osserveroe,
Che per suo sposo io gliel concederoe.

Giunte le donzelle a Josafat, dice UNA di loro:

Noi siam venute alla tua reverenza
Perchè tu pigli alquanto refrigero,
Chè noi sentiam che tua magnificenza
posta in grande affanno e gran pensiero,
E però non ci far tal raccoglienza

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Chè di star teco ognuna ha desidero.

Dice JOSAFAT alle donzelle:

Fate fra voi, per Dio, quel che vi piace,
E non vogliate turbar la mia pace.

JOSAFAT fa orazione a Dio:

O benigno fattore o padre immenso
Che per noi morte e passïon sentisti,
Aiuta il servo tuo di duolo accenso
Al qual benignamente gli occhi apristi;
Fa' che non vinca la ragione il senso
E scampa me da questi casi tristi.

L'ANGIOLO lo conforta:

Odi la voce mia dal ciel discesa :

Tu sarai vincitor della tua impresa.

Un' ALTRA donzella dice:

Arai tu di merzede il cor si nudo
Che alquanto a' nostri detti non ti pieghi?
Tu se' giovane e bel, non esser crudo,
E non disdir agli amorosi prieghi :
Non ti coprir, chè non ti varrà scudo;
Fuggi stu sai, chè convien ch' io ti leghi;
Per certo la tua effigie e 'l tuo colore
Non mostra esser in terra senza amore.
Dice JOSAFAT: Ciò che tu prieghi, indarno t'affatichi;
E increscemi di te, chè non intendi

Quel che tu parli, nè con chi tu 'l dichi,
E, vaneggiando, a quel Signor offendi,
E quanto sieno accetti i cuor pudichi
A quel Signor che, cieca, non comprendi,
Il qual, beato a te se 'l conoscessi !
E s'a le mie parole tu credessi!

Risponde la DONZELLA:

Se tu vuoi ch' io consenta e ch' io ti creda,
Senza aver altra fede o testimonio,

Bisogna che una grazia mi conceda :
Ch'i' mi congiunga teco in matrimonio.
Chè tal legame, per quanto si creda,
Alla cristiana fè fu sempre idonio:
E' patriarchi e Pietro ebbono sposa ;
Però, faccendol, fia laudabil cosa.

Dice JOSAFAT: Cotesto è ver, che 'l matrimonio accetto
Fu sempre a Dio, ma que' ch' anno promesso

Di viver casti, e fermo è il lor concetto,

Sare' questo legame un grave eccesso.

Dice la DONZELLA :

Se non vuoi questo, almen teco nel letto
Posar solo una notte sia concesso.
Ch' io ti prometto, se il consentirai,
Nella tua legge gran frutto farai.

Viene il re a sapere quel che hanno fatto le donzelle, et Josafat s' addormenta: il RE dice a una donzella: Ditemi presto, io vengo per sapere

Quel che seguito sia del mio figliuolo.

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