Fammi venir felice alla tua corte,
E fammi in ciel sopra ogni coro eletto, E a questa gente, o clemente Signore, Piacciati perdonargli per mio amore.
Non sentendo Grisante pena alcuna e vedendo cadere in terra e' ministri, CLAUDIO dice:
Fatelo rivestir, ch'io non potrei
Creder che fussi se non giusto e santo, E per aprirvi a punto e' pensier miei Io sento el cuor che m'arde tutto quanto; E, s'io il vedessi, a pena il crederrei Che questo fussi per virtù d'incanto: Onde io rifiuto e' nostri falsi oracoli, Poi che visto ho di lui tanti miracoli.
CLAUDIO prefetto dice a Grisante:
Noi abbiam visto, o buon servo di Dio, Quanta forza abbi la tua santa fede: E chi segue Iesù clemente e pio Più grazie gli è donate che non chiede, E senza quello ogni pensiero è rio Come per prova e per segni si vede
Pe' quai noi ti preghiam, se ne siam degni, Che la diritta via ci monstri e 'nsegni.
Risponde GRISANTE al prefetto:
Quel vero Dio che l'universo regge Che s'è di nostra umanità vestito, Tanto è pietoso a chi l' error corregge Che sempre il peccator ha esaudito. Come fa il buon pastor che la sua gregge Cerca condurre al bel prato fiorito, Così ci chiama Dio nel santo regno, Pur che il ben operar non ci sia a sdegno. La MOGLIE del prefetto convertita dice al prefetto:
Dolce marito mio, poi che a Dio piace D'averci eletto nel suo santo coro, Dė, battenziȧnci tutti quanti in pace, Chè in quel consiste ogni nostro tesoro.
UN FIGLIUOLO convertito dice al padre:
Padre, tu vedi el mondo ch'è fallace: Non facciam, padre, come fan coloro Che per dir ben farò guaston le legge Di Dio, e mai nessun non si corregge.
El PREFETTO chiede il battesimo per tutti :
O buon servo di Dio, poi che i tuo merti Hanno placato l'ira del Signore,
Noi conosciam, anzi siam chiari e certi, Che 'l mondo è cieco, vano e pien d'errore: Però le sante braccia a noi converti
A battezzarci con pietoso core.
GRISANTE gli battezza e dice:
Così vi mondi Dio d'ogni peccato,
E facci ognun nel ciel lieto e beato.
UNO va allo imperadore e dice:
Giove ti salvi, o imperador giocondo : Tempo è che presto si ripari al danno, Però che Claudio ha quasi messo al fondo La fede nostra con malizia e 'nganno; E, perchè gli ha del reggimento el pondo, Molti de' suo roman seguito l' hanno : Si che ripara con prestezza e bene, Chè senza capo nulla si mantiene.
LO IMPERADORE dice a' sua cavalieri:
Presto su, cavalier, mettete in punto Arme, corazze, rotelle e celate, E quando ognuno a Claudio sarà giunto Fate che qui legato lo meniate, E, se alcun altro con lui fia congiunto, Fate pur che a nessun la perdoniate.
Andiam via presto; uno facci la scorta, Però che il caso della fede importa.
E' cavalieri giungono a Claudio, e UNO dice:
Vienne, ribaldo mancator di fede: A questo modo lo imperio si tratta? Non sperar di trovar mai più merzede, Ma di lassar la signoria t'adatta.
Quel vero Dio che l'universo vede Sempre a' suo servi maggior grazia ha fatta Che non è questa, e maggior gloria dona A chi per lui ogni cosa abbandona.
Claudio essendo giunto innanzi allo imperadore, lo IMPERA- DORE dice:
È questo, Claudio, el merito che rendi A chi t'ha fatto sopra ogni signore? A questo modo lo imperio defendi, O cieco, pien di vizii e pien di errore? Fa' che alle mie parole bene attendi Se non ch' io ti farò far poco onore : Muta l'oppinïon proterva e ria, Se riaver tu vuoi la signoria. Risponde CLAUDIO allo imperadore:
Io vo' con tutto il cuore amare Dio E la sua madre e' suo devoti santi : In quel vo' sempre por tutto il desio, Quel vo' sempre laudar con inni e canti. Che giova di seguire il mondo rio,
E l'alma in sempiterno viva in pianti ? LO IMPERADORE lo fa mettere in prigione:
Su, cavalier, mettilo un po' in prigione, Ch'io lo farò mutar d' oppenïone. Ora fa Celerino in luogo di Claudio:
Lieva su, Celerin, mettiti in punto Perchè di Claudio io ti do il reggimento: Questo è del mio pensieri tutto il sunto: Ch'i' voglio al tutto ogni cristian sia spento.
Io non sarò si presto al luogo giunto Ch'io farò sopra ciò provedimento, E, dove andrà l'onor della corona, Io metterò l'avere e la persona.
CELERINO preso la signoria, manda Daria allo imperadore: Presto su, cavalier, metti in effetto
Di menar Daria al nostro imperadore, Chè rare volte ne' casi mi metto Dove si tocca degli Dei l'onore. So che lo imperador n' arà diletto Perch' ella è di tutte l'altre il fiore, E essendo si bella e si prudente Convertirassi alli Dei facilmente.
El CAVALIER mena Daria allo imperadore :
Sacra corona d'ogni laude degna,
Per parte del prefetto io son mandato, Perchè colui che di mal far s' ingegna Convien che porti pena del peccato, E perchè Daria e nostri Dei non degna, Anzi ha per tutto Iesù predicato, In modo che se non si riparava El mondo sotto sopra rivoltava.
Molto m' è grato di veder la pruova Se la potrà lo imperio convertire : Che ben cosa saria stupenda e nuova Se una donna m'avessi a sbigottire. Ma, perchè il ver nel domandar si truova, Fa' che tu m'abbi a punto el caso aprire, E non voler che, per la tua durezza, Morte di te spenga la tua bellezza.
La mia bellezza è fatta tanto grande Che spegner non la può la tua potenza. Chi gusta del mio Dio le sue vivande Farebbe a tutto il mondo resistenza: Iesù è quel che in noi sue grazie spande, Iesù fa l'uom tornare a penitenza: Quel sol confesso e tengo per mio Dio, Benigno protettor del corpo mio.
LO IMPERADORE comanda ch'ella sia menata al luogo diso
Poi che non giova minacci o parole, Facciam che i fatti mutino il pensiero. Io so che al fin quando la carne duole Che l' uom non è cosi costante e fiero. Poi che i tormenti mia lei provar vuole, Io ne vedrò di questa cosa el vero. Fa', cavalier, che tu la meni presto
Fra l'altre donne al luogo disonesto.
Essendo Daria nel luogo disonesto, uno leone viene a sua guardia, e lo IMPERADORE fa trovare uno ruffiano che la sforzi e contamini :
Andate presto, e trovate un uom tale Che sia di vizii e di lussuria pieno
E che senza pietà facci ogni male D'invidia e rabbia e pien d'ogni veleno.
Io ne so un, signor, che tanto vale Che 'l mondo presto gli verrebbe meno, E è da farne in questo caso stima, Però che de' ribaldi egli è la cima.
El SERVO va al ruffiano e dice :
Tu sia per mille volte il ben trovato Testa mia infarinata, senza sale; Io t'ho una ventura oggi trovato Che mai facesti miglior carnasciale.
Io son d'ogni arte bagnato e cimato,' E sempre cerco di commetter male; E se io dicessi mie tristizie tutte, Io n' ho più dieci volte che Margutte.
El SERVO lo mena allo imperadore:
Vienne, compagno mio, ch'i' ti prometto Che mai facesti la miglior pensata : Tu toccherai d' un cibo si perfetto Che allettar ne potrai ben la brigata.
Andianne, ch'i' son più ch' un bacin netto E ho la cappa poco fa giocata :
Botisi, quando io perdo a dadi o carte, Ch'i' darei non che a lei, allo Dio Marte.
El SERVO dice allo imperadore:
Ecco qui, imperador, quell' uom da bene Che è per Roma tanto divulgato, El qual per ubbidir l'imperio, viene : Capo de' tristi questo è nominato.
LO IMPERADORE dice al ruffiano:
Da poi che 'l segno nostro in fronte tiene, E' si può giudicar che sia provato : Però di Daria io ti fo protettore,
Acciò che tu le dia fama e onore.
1 Bagnato e cimato si dice propriamente del panno, che è in punto quando è bagnato e cimato: e per traslato si dice di persona che ha tutto quel che si ricerca per essere una data cosa: ma per lo più si usa ironicamente, e in cattivo senso. 2 Netto come un bacino, nettissimo: alludendo allo stato di miseria in cui si trova, avendo perduto al giuoco persino la cappa.
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