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Risp. ANTONIO:

El PADRE dice:

Risp. ANTONIO :

El PADRE dice:

Risp. ANTONIO:

El PADRE dice:
ANTONIO risp.:
Segue ANTONIO:
El PADRE dice:

E qui da te e me

Veder chi ha ragione.

Io vorrei un giubbone

Di drappo spanto e bello,
Accompagnato a quello
Scarpe, calze franzese
Attilate e distese

Come dipinte; et anche
Un altro paio, ma bianche,
Per quando io vo di fuora ;
Et una cappa ancora

Listrata, o un gabbano,
Un tocco da cristiano,
E per la città bella
Saione o gabbanella
Increspata all' usanza,
La berretta di Franza,
La camicia increspata,
Scarsella ricamata

Che fussi delle sei....1
Questo è quel ch'io vorrei :

E' par ch' io chiegga un regno!
Ha' tu altro disegno?

Di' pur, non vergognarti
Perch'io vo' contentarti.

Vorrei al mio dimino
Aver sempre un fiorino,

Per poter col compagno
Spendere, e esser magno
E mie voglie saziare.
Et anche per giocare.

Ma stu vuo' altro, parla.
Vorrei sempre in istalla
Aver un bel cavallo,
Nè avere accattallo,

Per ire a spasso ogn' ora.
Vuoi altro?

Non per ora.

Ma vorrei questo presto.

O parlar disonesto!

1 Di gran rarità o di gran merito: come ora si dice: numero uno.

O superbo, o ignorante! Va', pon di queste piante E spera nel lor frutto! O mondo guasto tutto! O fior delle città Fiorenza mia! chi t' ha Tolta la tua prudenza? O gentil mia Fiorenza! L'ardita fanciullezza, Sfrenata giovanezzą

È quella che ti guasta;

Poichè un mese non basta
Una usanza lor nuova,
Ma ognor più si truova
Nuove frasche e pazzie;
E queste son le vie

Trovate dal dimonio.
Soleva a noi, Antonio,

Bastare un mantel verde; Et or și strazia e perde Più in un vestir per voi, Che non facea per noi

In nostra gioventute;
E solo alle virtute

Avamo il nostro amore.
Ma credi che 'l Signore
A caso nol permette.
Cresciute le berrette

E scemati e' cervelli,
E' panni son più belli
E gli uomini più stolti,
Per esser troppo volti

A si vile e breve opre.
El nostro mal si scopre
Col far grande scarselle,
E men danari è in quelle
Che di tempo nessuno.
E come cominci uno

Di queste nuove imprese, In men tempo d' un mese Ne fia Firenze pieno. Cosi l'aver vien meno

E corresi poi al vendere, Perchè crescie lo spendere E sciema ogni guadagno, E tal vuol esser magno

Che ha fatica di vivere. E' ci sare' che scrivere

E dir, più ch' io ho detto. L'altra è che un giovinetto Vadi tanto scollato,

Atto proprio cavato

Da tristi e meretrice.
O Firenze felice,

Non è ancor tempo molto
Tu eri pur rivolto

Quasi al viver cristiano, Or se' infelice e 'nsano!

Voltasi all' altro figliuolo:

Ma tu, dolce figliuolo
Che ti stai cheto e solo,

Che vorrestu? di' il vero.

Risp. BENEDETTO: Padre, el mio pensïero

El PADRE dice:

Volto è solo a studiare,
Et a me basta andare

Vestito onestamente
E non si riccamente;
Ch' io vego e' virtudiosi,
O palesi o nascosi,
Sempre esser più stimati
Amati e onorati,

Che un ricco e ignorante
Che sol dal vulgo errante
È amato, e non da Dio.
Sicchè, buon padre mio,
Fate, se voi potete
E quando voi volete,

Io non abbi accattare

E' libri, chè prestare

Chi gli adopra mal vuole.
Altro poi non mi duole;
Di tutto in voi rimetto.
O buon mio Benedetto,
Tu hai il nome e' fatti,

E nel parlar, negli atti

Da Dio se' custodito.
E' sonmi ora pentito;

Vo' che indietro torniamo
E vo' che noi andiamo
A' fiesolani poggi,
Ch' io mi ricordo ch' oggi

Una festa non vista
Mai più, el Vangelista 1
Vi fa e rappresenta.

E voltandosi ad Antonio segue:

ANTONIO risp.:

Risp. il PADRE:

1

E, se ben mi ramenta,

La fia tutta per te.
Dite pur sempre a me,

Per farmi più vergogna.
Perchè più ti bisogna

Che a quest' altro qui.

Risp. BENEDETTO: Deh! padre mio deh! sì,

Andiamo là a vedere;
Fatemi tal piacere.

El PADRE risponde, fingendo d'andare:

Et andando cosi un

Risp. BENEDETTO:
El PADRE dice:

Risp. BENEDETTO :
Vanno così un poco;

Or su, moviamo il piede.
poco, dipoi dice:
E se il guardian ti vede?

Arò in sul palco un lato.
Oh, i't' arei accattato,

E sai se volentieri
S'io mel pensavo ieri,
Una veste gentile
Per non parer si vile.

Io starò bene in terra.
di poi il PADRE dice:
E se il luogo si serra

Come potremo entrare?

BENEDETTO risp.: Io farò ben chiamare

Un che mi verrà aprire.
Sollecitiam pur d' ire

Perchè tardi non siamo.

1 La compagnia detta di San Giovanni Evangelista alla quale apparten. nero anche i figli di Lorenzo il Magnifico, che da essa fece rappresentare il suo Giovanni e Paolo. Vedi CIONACCI, Osservazioni innanzi le Rime sacre di Lorenzo, pag. XVII.

Et andati che sono un poco, il PADRE risponde e dice:

Risp. BENEDETTO:

Oh be', noi ci appressiamo,

Et è la porta aperta.

Ma questa po' dell' erta
Atti fatto sudare;
Guarda non riscaldare.

Non, padre mio, niente.

Giunti che sono dove si fa la festa, il PADRE dice:
E'c'è di molta gente.

BENEDETTO guardando el parato risponde al padre:
E questo è un bel parato.
Si bene, in simil lato.

Risp. il PADRE:
BENEDETTO dice:

Risp. il PADRE:

Risp. BENEDETTO:

Risp. il PADRE:

E ogni cosa è in punto.
Be', tu se' a tempo giunto,
Chè non s'arà a badare.
Padre, i'vo' domandare

Un della compagnia

Che festa questa sia.

Si ben, senza sturbare.

BENEDETTO vede un giovane vestito come un festaiuolo andare in qua e in là tutto infaccendato, e pigliandolo così un poco, dice:

Fratello, a perdonare,

Che festa ha esser questa?

El FESTAIUOLO risp.: Deh! non mi tor la testa,

I' ho altra facenda.

Deh! fa' che io lo intenda.

BENEDETTO dice:

Risp. il FESTAIOLO :

Sta in silenzio a vedere

E potralo sapere;

Tu non hai discrezione,

E vedi passione

Ch' i' ho, perchè manca uno.

Risp. BENEDETTO: Che non c'è ancora ognuno?

El FESTAIUOLO risponde a Benedetto:

No, che manca una voce. 1

Et è ito un veloce

A Firenze per lui,

Nè torna niun de'dui;

Gli altri a disagio stanno.

Risp. BENEDETTO: Be', mentre che verranno,

1 Un attore.

1

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