E che lui in carne Cristo fia chiamato, E esser, benchè il nome non ha ancora, Dobbiam di santa vita dargli esemplo, Ch'e' vuol, siccome è giusto, esser laudato. Abraam va verso l'altare, e SARRA rimane e chiama Isac e dice: Vien qua, Isac, o dolce figliuol mio. Risp. ISAC inginochiandosi: Che comandate? SARRA levandolo d' inginochioni dice: Or così reverente Sie sempre a tutti, umil, devoto e pio ISAC risp.: ISAC risp.: Chè 'l padre tuo, che tanto car ti tiene, Or su, con divozione. Vanno all' orazione dove è Abraam, e inginochiati tutti, ABRAAM dice solo: A render grazie a te, buon Signor, vengo Del mio figliuolo e si mirabil dono; Sol per tua grazia e sol da te lo tengo E a te lo rendo e offerisco e dono ; E accetta or l' orazïon mia e sua. Finito Abraam, ISAC e ABRAAM con un bel canto dicono que sta stanza: O magno Dio, che 'l ciel la terra e 'l mare Di nulla in si bell'ordine hai creato, E da te, che non puoi nè vuoi errare, Då grazia a noi che non possiamo amare Finita l' orazione si partono, e per la via tornando a casa ABRAAM dice ad Isac : Risp. ISAC: Attendi, Isac, al nostro documento Che t'amiam certo più che non si suole, Questa fa l'uom sollecito e fervente O caro padre, o dolce madre santa, 2* Abraam, Sarra et Isac si pongono a sedere, et ISMAEL si rizza e guardandosi e parendogli essere bello e gagliardo dice da sè: Quando mi sguardo ben i' son più bello, Dunque, compagni mia, che stiamo a fare? El PRIMO COMPAGNO risponde: Io riniego la fè, chè s'io vo' andare Risponde il SECONDO COMPAGNO : Risp. ISMAEL: Voi non sapete una scusa pigliare; E' bisogna anche a me giocar del destro El TERZO COMPAGNO risponde: Egli hanno a noi sol quella discrezione Risponde il PRIMO COMPAGNO: Sa' tu dove mi pare aver ragione? Quand' io guadagno e poi danar gli chieggio, E vuol sapere perchè, a uno a uno; 1 La foggia era quella parte del cappuccio che pendeva sulla spalla. Ma il proverbio, non so dichiararlo. Raschio via, probabilmente: io me la svigno. Poi, borbottando, ho un grosso, o nessuno. Risp.il SECONDO: El mio potrebbe dir; s' io non volessi Risponde el PRIMO: El simil fare' io se io potessi; Ma e' vuole el conto infin a un quattrino. El SECONDO risponde: Che diavol te n' andre'stu non gliel dessi? Risponde el PRIMO: Non mangerei più in casa pan nè vino. El SECONDO risponde: Et io non vi starei, quando e' non vuole ; Risponde il SECONDO : ISMAEL risp.: Et io so prima molto ben giocare, Non più; ognuno attenda a' casi sua, ISMAEL risp. Dove n'andremo? 1 Andremo in villa tua, El SECONDO risponde: E' non v'è cani. El PRIMO risp.: Aspettate pur voi, noi torniamo ora. ISMAEL risp.: Ognuno sia alla porta infra un ora. Partesi il primo e il terzo, e vanno pe' cani e per le rete, et Ismael ne va col secondo a vestirsi ad uso di cacciatore e mena seco il gobbo; dipoi si truovano tutti insieme e vanno cantando qualche canzona da sgherri a proposito; et in questo mezo Isac pensa di volere ire alla orazione, e dice da sè: Io ho sentito sempre questo dire Che un buon principio è d'una gran sustanza, A miglior mezo e fin, che è la importanza. Chè si corona la perseveranza Come il buon padre mio m' ha sempre detto, ISAC va all' altare, e posto ginochioni dice a modo di ora zione: Ascolta il nuovo priego, o magno Dio, E benchè io sia ancor vile e piccoletto La quale io t' adimando col buon cuore. ISAC si leva da l'orazione e con allegreza andando verso casa dice: Or vego io donde vien la negligenza Isac andato che è un poco, riscontra Ismael co' compagni che torna da caccia cantando quella canzone: O cacciator che tanto cacciato hai, e giunto a piè del monte il SECONDO COMPAGNO dice a Ismael: Vedesti tu, Ismael, il mio Giordano Risponde il TERZO COMPAGNO : E la mia cagna là giù per quel piano |