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E tu mel di' con fretta;

Tu me l'aresti or detta.

El FESTAIUOLO risponde a Benedetto e dice:
Or su, io son contento.
Nota bene, é attento

1

Tien lo ingegno e l'orecchio.
Nel Testamento Vecchio
A capitol ventuno
Intendere può ciascuno
Come il Genesis narra
Che Abram sposo di Sarra,
Si come a Sarra piacque
Con l' ancilla Agar giacque,
Et ebbene Ismael.

E seguendo poi quel

Il mondo pien d'inganni,
Volle più tempo e anni
Svolgere a' modi suoi
Isac,1 nato poi

Di Sarra, figliuol buono
Dato per grazia e dono
E sopra naturale,

Come Dio liberale

Sempre a chi l'ama porse.

Ma Sarra se n' accorse,
E fe' che 'l suo Abrå,
Come ciascun vedrà,

Con le sue proprie mane
Die'lor sol acqua e pane
E poi gli cacciò via;
Onde a lor per la via
Mancar l'acqua vedrete,
E crescier poi la sete

Ad Ismael si forte
Che quasi venne a morte,
Si come può seguire.

Per nol veder morire,

La madre il menò allora

Di quella strada fora

In boschi e 'n selve ombrose,

Qui e altrove, perchè il verso torni, si pronunzi alla fiorentina: Isacche.

Sotto un ålbor lo pose

E da lui si parti,

E scostossi di li

Quanto uno arco trarrebbe,
E del figliuol gl' increbbe;
Et ebbe tal merzede,
Chè con si buona fede
Fece orazione a Dio,
Che 'l Signor giusto e pio

In quel bosco, in quel monte
Gli providde una fonte

D' un'acqua molto buona.
Così non abbandona

Chi ben pregar lo vuole.
Or su, non più parole
Ecco chi ci mancava.

Giunge un Gobbo, e BENEDETTO dice:

Guarda chi s'aspettava!

Io mi vo' innanzi fare.
To', ve', per non sudare
È venuto a cavallo.
Cosa da rimandallo!

El GOBBO risponde a Benedetto:

Anzi, per far più presto.

El FESTAIUOLO dice: No, gl' intervien per questo

Che a chi par ben cantare

Sempre si fa aspettare;

Non e' dicitor buoni.'

El FESTAIUOLO segue voltandosi al Gobbo:

Or cȧvati gli sproni,

Et è il tuo luogo qui.

E voltandosi el FESTAIUOLO al padre co' figliuoli dice:
Voi starete costi

Et ognuno al suo loco;

La festa starà poco

A venire allò effetto.

Ora il FESTAIUOLO si volta al popolo, e pregandolo dice cosi: E a te, popol diletto,

1 Allude alle convenienze teatrali; ma i veri dicitori buoni non fanno così. Le stampe più moderne hanno: Così i dicitor buoni: ma mi sembra che guastino il senso. Tutte le stampe hanno: No, gli intervien pur questo; per legare il verso coll' antecedente ho corretto: per questo.

Noi ti vogliam pregare
Che tu voglia ascoltare
Con silenzio et amore;
E d'ogni nostro errore
Scusa, chè di fuor siamo;
E come, amaestriamo
Qui questi giovanetti,
Acciò che più perfetti

Sien per dire in Fiorenza,
Dove per eccellenza

Bisogna mostrar l'arte,
E qui basta far parte

E gli esempli sien buoni. '
Or su, date ne' suoni

Ch'io conosco nel volto

Ciascuno esser ben volto;

State in silenzio, e per premio io prometto
Esemplo, pace, amor, gaudio e diletto.

Finita l'annunziazione il festaiuolo va a sedere. Et Abraam sta a sedere in luogo un poco rilevato e Sarra appresso a lui et a' piedi loro da mano destra debbe stare Isac, e da mano sinistra un poco più discosto debbe stare Ismael con Agar sua madre; et alla fine del palco da man destra debbe essere un altare, dove Abraam va a fare orazione, et alla mano sinistra alla fine del palco ha a essere uno monte in sul quale sia uno bosco con uno arbore grande, dove arà apparire una fonte d' modo di pozo, quando sarà il tempo.

ABRAAM dice a Sarra:

Stu pensi, Sarra mia, con diligenza,
Iddio ci porta un singulare amore,

Considerata la gran providenza

Ch' ha auto sempre al ben nostro et onore

Nella Caldea, e qui per la influenza

Della gran fame, mi spirò il Signore

Ire in Egitto, e tu meco venisti
E da lui d'ogni ben fummo provisti.

acqua a

1 Intendi: ci serva di scusa che siamo fuor di Firenze e che ammaestriamo nel ben dire questi giovanetti ec.

VOL. 1.

Segue ABRAAM: Dove per tua beltà fu' per morire; Ma per non tentar Dio e per men male, Sorella mia, cioè parente, dire

SARRA risp.:

Ti fe', si come è il vero e naturale;
Perchè il tuo padre Aram, senza mentire,
Come tu sai, è mio fratel carnale.
Fustimi tolta, e sopra a ogni cosa
Ti volle Faraon tor per isposa.

Allor d'aver figliuo' per tal cagione
Avamo quasi ogni speme perduta,
E Dio percosse e' servi e Faraone,
E fusti immaculata a me renduta
Con grande onor e don di condizione,
E per mia sposa fusti conosciuta ;
Ricchi tornammò qui d'argento e d'oro,
Servi, vari animali e gran tesoro.

Ma tutto passa questa grazia santa
Che prometter da Dio più volte udisti:
Che essendo vecchi, e tu sterile tanta
Miracolosamente concepisti

Di me cento anni tu ben di novanta,
Isac, il quale al tempo parturisti;
Il che pensando certo non posso io
Tenere il pianto e ringraziare Dio.

Et io piangendo udito ho parlar te
Come chi per letizia piange e ascolta,
Sendo il ver tutto e provatolo in me
Et in particular più d'una volta
Con Faraone e Abimelech Re
Di Gerais, da' quali io ti fu' tolta';
Dove da l' angel mio fu' si guardata,
Che a te ritornai monda e immaculata.
Essendo poi visitata da Dio,
Miracolosamente ebbi concetto.
Cosi portando il tuo e figliuol mio
Sentivo tanto gaudio nel mio petto,
Che 'l peso era leggier, suave e pio;
Nel parto poi, tal letizia e diletto
Che superava il duol che suol sentire
Ciascuna donna nel suo partorire.

E, così vecchia, ogni pena a lattarlo
Non mi parea fatica a sopportare.

Poi quando il volli dal latte levarlo,
Per gran letizia tu volesti fare
Un bel convito, e a mensa onorarlo
Chi si venne con teco a rallegrare.

Ma dimmi, sposo mio, se gli è onesto,
Qual fin t' ha mosso a dirmi or così questo?

Risp. ABRAAM: La ragion vuol che a quel che più si doni
Tanto al dator fien più quelli obligati; '
Però avendo da Dio si magni doni,
Vorrei che alfin noi non fussimo ingrati,
Chè Dio da e' figliuoli acciochè buoni
Principalmente que' sieno allevati;
E' padri che v' han poca diligenzia
È un dare a' figliuoi del mal licenzia.
E dalla parte mia non ha a restare;
Ma tu ancor,
sì come dolce madre

SARRA risp.:

Che han più spesso e' figlioi seco a parlare
E con più sicurtà che col lor padre,
Custodiscilo in modo nel ben fare

Che tu il conduca in ciel fra l' alte squadre,
Che Dio sotto figura della terra

Di Canam m'ha promesso, e mai non erra.
Certo, veder più presto il cuor disia
Corporalmente il mio figliuol morire
Che viver ricco, sano, e per la via
D'infideltà e' peccati seguire;

E non resterò mai in vita mia

Di fargli il bene e le virtù fruire.
ABRAAM risp.: E così credo, anzi certo ne sono.
E odi quanto Dio vuole et è buono.

El verbo eterno, el qual debe pigliare
Del nostro seme umana carne in terra,
Per esser redentore a liberare

L'anime nostre dalla infernal guerra,
Prima comincierà a operare,

E poi insegnare a qualunque uom che erra,
Chè chi col dire insegna e non fa l' opre
Poco giova a chi ode, e 'l falso scuopre.
Però credendo a tal redenzïone,

1 Intendi: la ragione vuole che quegli a cui più è donato, tanto più sia obbligato al datore.

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