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24.

Aleander Vicecancellario.

(Nunc. Germ. L. 186.)

(Ex Worm. 18. Febr. 1521.)

Ho receputo le de V. Sria Rma del sei del presente insieme col libro di Frate Ambrosio'); utrumque gratissimum fuit, ma. presertim le lettere per uno capitulo che in quelle era in commendation del confessor, il che lui ha havuto molto charo, perchè per il Breve dell' altro dì, del qual lui ne ha veduto altri simili in mani di quelli a chi sono stati distribuiti (quia isti in hac praesertim re conferunt omnia cum confessore) non parse esser molto contento; ma al presente, vedendo le dolcissime parole et le benedittioni di N. S. certo molto ne è soddisfatto. Prego V. S. Rma che quando se li harà più a scriver se li faccia un Breve peculiare, così come lui se adopera più peculiarmente che li altri et più pote che ogni altro, perchè ogni uno quasi in questo vanno ad lui, come più a pieno ne potrei scrivere et omnino esso medesimo Duca de Saxonia ha mandato uno suo conselieri lutheranissimo più di 7, 0 8 di continui a conferir quotidie tres vel quatuor horas cum detto confessor sed frustra fuit laboratum.

Il libretto qual io mando delle querele di Germania vien de Casa di Saxonia nè è ancor altrove publicato; uno secretario de Liege, el qual ha amicitia in casa del Saxone me lo ha apportato nesciis Saxonibus; non so altremente se si publicarà qui in diaeta, ben che verbis fanno querele et simili et peggiori.

La cosa nostra è in gran travaglio per questi principi del Imperio, li quali molto contrariano volendo che la cosa restasse così; deman devono respondere; questa mane habbiamo parlato cum Cesare et el R. S. Nuntio et io, ubi aderat etiam dominus Raphael. Sua Maestà ci da buon animo et è constante; così fussero tutti li altri; vedremo lo che diranno questoro, et si farà tutto il possibile per noi. Regratio V. S. Rma del animo che la me dona et me exhorta et comanda

1) Frater Ambrosius Catherinus ordinis praedicatorum Senensis, cujus nomen in saeculo ante religionis professionem fuerat Lancellotus Politi; scripsit contra fraud es et opera Lutheri,

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che io facci il debito mio; tuttavolta certo hoc est addere calcaria sponte currenti equo, perchè di tal modo me ne affa tigo che ho perso quello resto di sanità poccheto che io havea et sto in gravissimo periculo di continuo di esser amazzato, et quantum attinet ad gratiam et famam aliquidque nominis quod prius habebam in Germania, tutto è perso et mi fanno mille et mille insulti et comedie del fatto mio, quae omnia aequo animo fero, neque prorsus ab opere desisto ad honorem Dei et Smi domini nostri et v. Rmae D. atque ad commodum et defensionem reipublicae christianae, che per mia fede tanto temo quando fusse in meggio Roma a far le faccende che qui me besognano. Certo è che io vado ben cautamente più che posso, ma perhò mai ho lassato far il debito et in questo cognosco che mi giova assai haver la mia camera appresso et quasi contigua al palazzo del Re, alioqui ognuno me dice che me sarebbe stato fatto del male, quod Deus avertat. Jeri sero recevei lettere di Mr Joanne Echio, hoggi li ho fatto risposta et aciò che N. S. et V. S. Rma ne siino del tutto advisati, mando la copia di lettere di ambedoi. Et a V. S. Rma ma basando le mani humilmente me raccomando. Wormatiae XVIII Februari MDXXI.

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Reverende Domine Hieronime salutem.

Ho recevuto le lettere vostre, per le quali molto a pieno. et accuratissimamente mi scrivete del Magnifico Messer Paulo Armastorph Camerier de la Cesarea Maesta exhortandomi con bellissimi et efficacissimi modi a servire a Sua Maesta, et a contentar l'Armastorph ne la causa di quella benedetta prepositura Argentina. La qual cosa se stesse a me, gia saria facta senza persuasion nè vostra nè de altri: benchè in questa causa io ho facto tutto quel, che ho possuto fare per el dicto Armastorph. Et duolmi che del bene et liberal far mio io ne reporti si strani et inexpectati fructi, et acciò che inten

diate la cosa per ordine, io incominciarò quasi da capo a racontarvila. Sin al tempo ch'io era in Spagna ad instantia di Sua Altezza et a preghi di Messer Paulo con grandissima diligentia io procurai quella o reserva, over expectativa che intendete; et tutto quel che io doveva procurar per conto et beneficio mio io lo procurai per beneficio di detto Armastorph: che mai dopo ch' io son elevato al grado et dignità, dove mi attrovo, son oso dimandar a Nostro Signore nè per me nè per altri una cosa di tanta importantia: Voglio dire, che in questa chausa ho mostrato con effetto voler più per l' Armastorph, che per me stesso. Ma sia benedetto tutto quel che ho fatto: io son molto contento di haverlo facto a contemplation de un tanto Principe, et per amor de un si charo et singular amico mio, et quando io fussi a farlo da nuovo, io farei con la medesma prontezza col medesmo ardor con la medesma diligenza, ch' io feci da principio. Diedi la fede et a Cesare et a l' Armastorph, che sotto nome mio egli per vigor di detta gratia pigliasse benefici sin a certa summa: bisognò constituire certi executori in partibus; furono constituti secondo che l' Armastorph ricercò: quanto fui recerco da lui, tanto feci et prontamente et molto liberalmente: quel ch' io li ho promesso, tutto li ho atteso, et osservato, et così son per osservarlo ne l'avenire, non come se vi andasse l' interesse de beneficii et cose tali, ma come se vi andasse la vita. Non crediate, ch' io sia per mancar di fede a huomo del mondo, non che a Cesare, il quale per le sue rare et divine virtù et infiniti meriti verso me io porto et son per portare sempre sopra la testa mia; o a l'Armastorph, di la bontà et prudentia et gravità del quale io ho fatto sempre quel giudicio et quella stima, che si dee far de un huomo singulare; oltra che io l' amo cordialissimamente. Vacò la prepositura; il fratello di l' Armastorph la pigliò sotto nome mio, ma per conto suo; io ne fui molto contento, et hebbi allegrezza, quando intesi che le fatiche mie incominciavano esserli di qualche fructo: et se maggior beneficio havessero preso per vigor di detta reserva, tanto maggior piacer saria stato il mio. Ma per venire al proposito, s'è trovato quel Jacobo Abel che litiga sopra la detta propositura dal tempo di Papa Julio in qua, ne la qual causa se ha valuto non solamente de le ragioni, che egli pretendeva da principio, ma etiam de quelle de l'adversario morto, ne le quali

se ha fatto surrogare, di maniera che procedendo in causa a la gagliarda et quasi senza contrasto ha ottenuto le lettere executoriali con le censure contra chiunque occupasse la pos sessione ecc., et perchè si intendeva molto bene, che la possessione di la prepositura era stata presa sotto nome mio, poco avanti mi fu mandato sin in camera un Cursore a denuntiarmi la scommunica: la qual cosa essendomi parsa molto strana et molto nova, et non volendo per alcun modo lassarmi macular de simil macchia, pigliai partito di remediarvi, se remediar si possea: tandem posta la cosa in consultation de li primi et più excellenti advocati di questa Corte, et nominatim di Messer Angelo de Cesis, et considerata bene la materia, fui consigliato a cieder a le ragion nostre, quanto ad possessorium con reservarmi ogni qualunque ragion io havesse in petitorio etc. et così ho fatto sforzatamente et di malissima. voglia: ma non poteva far altro; salvo se io non havesse voluto mostrar a tuttol mondo di esser homo ostinato ne la ingiustitia, et il quale non curasse ne di l'honor ne di la conscientia mia: se altri non temeno le censure, a me sempre è parso da temerle, la cession è stata facta precise a questo modo simplicemente; per il respecto che V. p. ha inteso, et perchè infine non se ha possuto far altio. Et in questo non v'è stata ne intelligentia, ne accordo, ne conserto, ne pratica ne conventione, ne pur una parola con l'adversario: veggiansi li acti de la causa et trovarasi la verità presto presto; ho facto quel che, come, o, Cardinale o, persona religiosa, o, huomo Christiano non potevo fuggire. Ma se ho cesso alcuna ragion, ho cesso quella ragion che non era la nostra: se mi ho reservato ragion alcuna, come in effetto mi ho reservato, mi ho reservato quello che è nostro; se sopra questo capo l'Armastorph vorrà litigare, io son per metter quanto io vaglio et posso in questa corte in favor suo: et farolo tanto volentier et di tanto bono animo, come s'io facessi per me stesso. Havete inteso per ordine come è passata la cosa. Resta che a pieno ne reguagliate la Cesarea Maesta, et medesmamente l'Armastorph, et vediate con i vostri optimi et gentilissimi modi di persuaderla a credere esser così, come è in effetto, et non altramente: et se per mia mala sorte Sua Maesta, come sinistramente informata, forse se fusse in qualche modo scandalizata de facti mei, vi prego diligentissimamente a sforzarvi

di redurla in quella openion, che mostra sempre di me haver havuto, et a conservarmi ne la bona gratia di sua Altezza: la qual io stimo quanto si possa estimar gratia de principe terreno. Et perchè io scrivo di questa materia assai più largamente a Vostra Signoria che a quegli altri, sarà buono, che communichiate la lettera et con l' Armastorph et con Monsignor il Nuntio et con chi altro vi parrà star bene communicarla: et di quanto la verita di la cosa havera possuto persuadere, vi prego a darmi aviso.

Vale: ex Urbe die XXII. Feb. MDXXI.

Vester frater.

26.

Leo X., Carolo V., Imperatori.

(Acta Worm. fol. 75.)

(25. Febr. 1521.)

Carme Agimus Deo omnipotenti maximas gratias qui talem his temporibus in seculo voluit esse principem, quo sospite non egeat nec Sancta Sedes Apostolica nec vero universa Christi fides firmissimo advocato; etenim quae ad nos per nuncios nostros de tuae Majestatis virtute, gravitate, constantia relata sunt, quod adversus impietatem et seditionem conantes dilaniare pacem Dei et unitatem christiani corporis tua se auctoritas et sapientia opposuit, moverunt animum nostrum cum admiratione tanta et pietatis et virtutis, tum autem ut memoria repeteremus veteres illos principes quorum similem te esse voluisti Constantinos, Carolos, Othones, qui propter egregium in hanc Sanctam Sedem et rempublicam Christianam animum, etiam nunc immortali vivunt fama, viventque dum hunc orbis terrae statum incolumem sustinebit Deus, quamquam est illis longe prestantior immortalitas in caelo parata, ad quam cum tuae istae actiones similiter contendant, vereremur tibi pro hoc tuo tanto merito humanis verbis gratias agere, nisi ingrati esse nolemus; agimus igitur et quidem quantas possumus maximas, Deum ac Dominum nostrum pie collaudantes, quod is cum tibi summi in saeculo honoris traderet imperium, dedit et animum augustiorem imperio, sed haec in quibus intimo affectu nostro

Balan, Documenta Lutherana.

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