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neque animi curis, neque corporis laboribus, aut vitae periculis parcendo, ac omnia denique prestando, quae a fideli pariter ac diligenti Nuntio prestari possunt et debent. In quo spem de vobis conceptam, non impletis tantum, sed etiam superatis. Quo ad facultates quas a Sanctissimo Domino Nostro vobis concedi desideratis, ut possitis benivolas et propitias vobis reddere personas istius nationis, quae vos iuvare poterunt in opere contra Martinum Lutherum vobis commisso, Sanctitas Sua propter revocationem similium facultatum nuper editam, et in cancellaria Apostolica publicatam, respondit impresentiarum supersedendum esse; est autem contenta, quod pro personis, quibus gratias aliquas concedendas esse indicabitis, memorialia mittatis, et Sanctitas Sua faciet expediri litteras sub plumbo, et sic illi uberiorem gratiam habebunt a Papa, quam a Vobis habere possent. Sitis igitur bono animo, et sperate in Deo, qui non relinquet causam Suam procurantes. Nos equidem, si qua in re commodo ac utilitati vestrae consulere poterimus, pro vobis non aliter quam pro nobis ipsis procurabimus, ac benevalete.

Vester tanquam Servus

Laurentius Cardin. Sanctorum quatuor Martyrum.

11.

Aleander Vicecancellario.

(Nuntiat. Germ. L. fol. 137.)

(Fortasse 12. Januar 1521.)

Rme et iame Dne Dne mi colme

A di XI. di questo recepi le di tre de V. S. Rma; responderò alle parti di quelle poi che harò significato el successo della mia difficillima impresa. Dopoi el di XXVIII del passato che io le scrissi havea scritto in quelle che per la brevità del tempo che Cesare fu a Moguntia et occupatione del Ro Moguntino et (ut ingenue fatear) per la perversità de' ministri a chi lui havea dato la commissione della cosa lutherana et per malignità di quella città, quae ab antiquo nequam fuit, et me fece a me qualche brutto scherzo, fu fatto assai fredda executione. Al presente li significo che el Carle quella istessa

sera poi mandate mie lettere me mostrò et con parole et con segni esserne sopra modo mal contento che non fusse sta fatto come nelle altre città. Però me disse voler corregger tale errore processo da'suoi ministri et ordinò che la mattina seguente á dì XXVIIII fusse per tutta la terra pubblicata a sono di trombetto la condemnatione de tali libri et invitato il populo ad publicum incendium di essi quod et factum fuit; ancorchè dicto carle disse esser sta molestato da assai gentilhuomini che mai el lassorno dormire,, dissuadendoli el far brusciar tali libri, et dice esserli durata tale molestia de tali importuni quasi tutta la notte; pur tandem ut dixi tutto fu ben fatto.

Et anchorchè gli ribaldi occulti lutherani fingendo agere rem nostram ci consiliino che non deveressimo fare tale incendio, ne magis exacerbentur hostes contra nos si magis tamen exacerbari possent. Tuttavolta, omnibus hinc inde discussis, si ha trovato che questo brusciar di libri é una cosa molto salutare et utile, primo perché molto meglio cosi si divulga et per Germania et tutte altre nationi la condemnatione de tali libri che per una intimatione della bulla fatta alli ordinarii over vicarii, quamvis ancora questo semper et ubique fecerim et faciam. Deinde perchè li laici già infetti per le predicationi et libri volgari di questo più che mille Arii, vedendo tale incendio facto auctoritate apostolica et executione Caesaris, moveno assai a credere tali libri esser revera et damnati et mali, et perhò semper ad esso incendio da diversi sono sta portati sponte molti libri. Uno argumento mi muove assai a credere tale cosa essere proficua, perchè tutti quelli che ci dissuadeno taie costa ad unum trovamo essere Lutherani, et li manifesti lutherani hanno sempre omni astu et conatu cercato impedire tal abbrusciamento, ed insomma se non si puol indur questo ribaldo ad retractationem, non è meglior, imo nè altra via proficua che questa.

A' di XXX del passato partendomi da Moguntia per Wormes lasciai al Provincial de Predicatori per Germania un mandato de far predicar per tutta sua provincia contra Luther et la condemnatione delli libri; item altri mandati a tutti li conventi et rectori di Parrochie di Moguntia che predicassero la Domenica seguente, et tal carga lassai al Revo Carle el quale (ut postea intellexi) fece mandar ad executione diligen

temente.

Dopoi giunto a Wormes sei o sette giorni, retornò messer Antonio Casulano el qual io havea mandato a Treveri con lettere del Revmo elettore, et portò authentico documento della buona executione fatta in quella università, come a Colonia, con buona observantia de tutti; et perchè il detto Treverense ha li suoi Suffraganei nel paese di Lorena, io li donai aequivalente copie della bulla, quale lui promesse mandare omnino et curare reliqua. Ben mi consiliò che guardasse come io andasse per camino, perchè auribus suis havea udito da Hutteno che cercava farmi gran despiacere, dal che sforzerome guardare con lo adiuto di Dio.

Hor a Wormes non so per che causa pare che si stato alquanto obnubilato il nostro sereno et retardato un poco el felice curso di nostra navigatione in questo modo.

Havea impetrato (ut scripseram) a Lovanio da Cesare un mandato per tutti suoi dominii, terre et regni contra li libri di fra Martin Luther et di tutti altri che havessero scritto male di N. S. o. della Sancta Sede, qual mandato ho sempre appresso di me. Al presente instavamo per haver un mandato sub poenis Banni imperialis (sic loquuntur isti) per totum Imperium et universam Germaniam, perchè ante coronationem in Aquisgrani dicono che non si potea far in tal forma, la quale sarebbe molto proficua imo necessaria et contra personam ipsius Lutheri et contra impressores juxta formam decreti Lateranensis; ma questoro vanno summussitando et tergiversando et dicono che non si possi fare sine magno scandalo contra hominem Germanum condemnatum in dicta causa, et che sarebbe bono udirlo che lui venisse alla dieta, benchè dicono che non intendano chel venghi se non per revocarsi, imo che dicono già pensando ben fare havere scritto al Duca di Saxonia che lo menasse seco qui; altri diceano che buono era farli commandar che lui rettrattasse ea quae sunt damnata a conciliis generalibus et imperatoribus et cosi pare che non vorrebbeno fare alcuna mentione nè del Pontefice moderno nè dili antiqui et lassar quelli punti de Potestate Papae indiscussi. O ribaldaria. Hasse loro risposto che non se intende condemnar in dicta causa quando li suoi scritti per lui parlano et pur troppo, et che molti antiqui heretici sono stati così condemnati dalli Summi Pontifici, alli quali spetta tale discussione et a' principi la executione seculare quando sono

rechiesti dal Pontefice, et allegato loro quello sanctissimo detto di Santo Hieronymo contra Luciferianos qui sic scribit: „Ecclesiae salus in Summi Sacerdotis dignitate pendet, cui si non exors quaedam et ab omnibus eminens detur potestas, tot in Ecclesiis efficientur schismata quot sacerdotes."

Tandem heri sera ad hore cinque di notte el Leodiense me introdusse al Re et abboccomi con Chievres solum cum solo, dove io trattai in vero con grande sua attentione et sattisfattione tutta questa cosa, me respose che non si farebbe cosa se non per l'honor de N. Sr e della Chiesa, et mostrarasi che Caesar est princeps vere catholicus. Dissemi ancora che questa mane mi attrovasse al consilio d' Allemania sub ortum solis; nec potuit interesse dominus Nuncius perchè era alquanto indisposto come mi fu referito. Praesidebat tunc Gurcensis, interfuit Leodiensis ut princeps imperii, Tergestinus ut consilianus Caesaris et multi alii laici principes. Et perchè per mala disgratia mi ha bisognato in tal modo revolger tutti li scritti così vecchi come nuovi di questo basilisco, che quasi so ea memoriter omnia, feci un discorso delli più enormi errori che me paresseno esser dannosi in la fede catholica et dispiacevoli alli audienti, poi li allegai le cose del nuovo Testamento cui ipse maxime se inniti profitetur, delli concilii et antiqui dottori, cosí graeci come latini che fanno contra lui, perchè de' novi theologi et decretisti el cane non vole prorsus sentire, imo deridet omnes et respuit ut suspectos. Et quando vidi

li Principi molto ben instrutti et a la causa affetti, domandai la expeditione del mandato et altri remedii opportuni. Furno interim chiamati ad Caesarem per altra causa et simul referirno quello havemo trattato. Concluso fu che se expettasse el Moguntino come archicancellario de Germania el qual tien el sigillo.

Intrai interim al consiglio secreto del Re. Parlai con el grancancellieri, el qual ancora stava in questa phantasia che bono sarebbe che Luther venisse alla dieta, il che li resposi quod ego et optarem, modo revocaret, quod unquam in aeternum faciet quantum video, adeo est gloria cupidus et superbia elatus, et che se non si revocasse, et non possendosi punire per el salvo condotto sarebbe la confusione del mundo et tutti iudicarebbono essere stata confirmata la impia sua dottrina; per questo è che li Lutherani maxime desiderano la

venuta dil suo Mahumeth et già passim divulgant che lui venirà et che farà meraviglie. Revo Patron mio, se non fusse destinato ad tal impresa da N. S et che non si facesse preiuditio se non al nome mio, per Dio non desiderarei altro che raccontrarmi con questo Satan; il che se non potrò obtenire coram, subbito expedito de mia impresa spero mostrarlo con scritti, et non allegarò quelli che lui refuta, adeo video multa in questa ultima opera dove et lui et suoi seguaci hanno fatto ogni suo studio podersi convenzer, sed ut dixi non besogna metter in controversia l'auttorità del Smo et star a iudicio di laici, de quali sono molti già infetti. Praeterea come et coram quibus indicibus se harebbe a disputar absque auctoritate Pontificis? et lui in sua protestatione recusat judices theolo gos, philosophos, iuris utriusque consultos, tanquam nauci homines et precipue suspectos.

Sed ut redeam ad seriem rei el cancellieri disse che se metterà bon ordine. Poi pransai con mons. de Chievres apud episcopum Leodien. ubi aderant multi principes et presertim nobilissimus ille Dux Fridericus frater Comitis Palatini, et inter prandendum et post depositam mensam fu molto trattato di questa cosa, et spero che tutto si porterà ben, del che ne darò adviso a V. S. Revma secundo el successo del tempo et delle cose. Le cui sacre mani baso.

Wormatiae die . . .

12.

Aleander Vicecancellario.

(Nunciat. German. L. fol. 107.)

(Circiter 14. Januar. 1428.1

In l'altra mio ho scritto de rebus, in questa scriverò de personis.

Caesar ha il meglior animo, che homo nascesse già mille anni, et se lui non fusse tale, certo le cose nostre per privati affetti sarebbero molto intricate.

El Confessor per le gentilezze che li usò N. Sre est factus multo aequior alle cose di Roma che il cognoscea per avanti, però fa buono officio, et ben si vede che è buono sempre far ben ad altri.

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