O superbo, o ignorante! Va', pon di queste piante E spera nel lor frutto! O mondo guasto tutto! O fior delle città Fiorenza mia! chi t' ha Tolta la tua prudenza? O gentil mia Fiorenza! L'ardita fanciullezza, Sfrenata giovanezza È quella che ti guasta; Poichè un mese non basta Trovate dal dimonio. In nostra gioventute; Avamo il nostro amore. E scemati e' cervelli, E gli uomini più stolti, Per esser troppo volti A si vile e breve opre. El nostro mal si scopre Col far grande scarselle, E men danari è in quelle Che di tempo nessuno. E come cominci uno Di queste nuove imprese, In men tempo d' un mese Ne fia Firenze pieno. Così l' aver vien meno E corresi poi al vendere, Perchè crescie lo spendere E sciema ogni guadagno, E tal vuol esser magno Che ha fatica di vivere. E dir, più ch' io ho detto. Da tristi e meretrice. Non è ancor tempo molto Quasi al viver cristiano, Or se' infelice e 'nsano! Voltasi all' altro figliuolo: Ma tu, dolce figliuolo Che vorrestu? di' il vero. Risp. BENEDETTO: Padre, el mio pensiero El PADRE dice: Volto è solo a studiare, Vestito onestamente Che un ricco e ignorante E quando voi volete, Io non abbi accattare Di tutto in voi rimetto. E nel parlar, negli atti Da Dio se' custodito. Vo' che indietro torniamo Una festa non vista E voltandosi ad Antonio segue: ANTONIO risp.: Risp. il PADRE: 1 E, se ben mi ramenta, La fia tutta per te. Per farmi più vergogna. Che a quest' altro qui. Risp. BENEDETTO: Deh! padre mio deh! si, Andiamo là a vedere ; El PADRE risponde, fingendo d'andare: Et andando così un Risp. BENEDETTO: Risp. BENEDETTO: BENEDETTO risp.: Or su, moviamo il piede. E sai se volentieri Una veste gentile Io starò bene in terra. Un che mi verrà aprire. Perchè tardi non siamo. 1 La compagnia detta di San Giovanni Evangelista alla quale apparten. nero anche i figli di Lorenzo il Magnifico, che da essa fece rappresentare il suo Giovanni e Paolo. Vedi CIONACCI, Osservazioni innanzi le Rime sacre di Lorenzo, pag. XVII. Et andati che sono un poco, il PADRE risponde e dice: Risp. BENEDETTO: Oh be', noi ci appressiamo, Et è la porta aperta. Non, padre mio, nïente. Giunti che sono dove si fa la festa, il PADRE dice: Risp. il PADRE: BENEDETTO guardando el parato risponde al padre: Risp. il PADRE: Risp. BENEDETTO: Risp. il PADRE: Un della compagnia Si ben, senza sturbare. BENEDETTO vede un giovane vestito come un festaiuolo andare in qua e in là tutto infaccendato, e pigliandolo cosi un poco, dice: Fratello, a perdonare, El FESTAIUOLO risp.: Deh! non mi tor la testa, BENEDETTO dice: I' ho altra facenda. Sta in silenzio a vedere E potralo sapere; Tu non hai discrezione, E vedi passione Ch' i' ho, perchè manca uno. Risp. BENEDETTO: Che non c'è ancora ognuno? El FESTAIUOLO risponde a Benedetto: No, che manca una voce.1 Et è ito un veloce A Firenze per lui, Nè torna niun de'dui; Gli altri a disagio stanno. Risp. BENEDETTO: Be', mentre che verranno, 1 Un attore. E tu mel di' con fretta; Tu me l'aresti or detta. El FESTAIUOLO risponde a Benedetto e dice: 1 Or su, io son contento. Tien lo ingegno e l'orecchio. Il mondo pien d'inganni, Di Sarra, figliuol buono Come Dio liberale Sempre a chi l'ama porse. Ma Sarra se n' accorse, Con le sue proprie mane Mancar l'acqua vedrete, E crescier poi la sete Ad Ismael si forte Per nol veder morire, La madre il menò allora Di quella strada fora In boschi e 'n selve ombrose, Qui e altrove, perchè il verso torni, si pronunzi alla fiorentina: Isacche. |