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Guardommi un poco, e poi quasi sdegnoso Mi dimandò: «Chi fur gli maggior tui?» 43 Io, ch' era d' ubbidir disideroso

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Non gliel celai, ma tutto gliel' apersi.
Ond' ei levò le ciglia un poco in soso,
Poi disse: «Fieramente furo avversi

A me e a' miei primi ed a mia parte,
Sì che per due fiate gli dispersi.»
- «S' ei fur cacciati, ei tornâr d' ogni parte»,
Rispos' io lui, «l'una e l'altra fiata;
Ma i vostri non appreser ben quell' arte.»
Allor surse alla vista scoperchiata

Un'ombra lungo questa infino al mento;

41. GUARDOMMI: onde riconoscermi.

SDEGNOSO: O che sospettasse il Poeta non essere di nobil stirpe, o che presentisse esser egli un discendente di chi fu fieramente avverso a lui ed a sua parte.

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42. FUR: furono; oggi è voce propria della poesia, ma anticamente comune anche alla prosa. GLI MAGGIOR TUI: i tuoi antichi. «Quando Farinata si vede presso quell' uomo, e lo ha squadrato, e non lo ha conosciuto, diviene quasi sdegnoso, sospettando non forse appartenesse al partito contrario al suo. Chi poco innanzi sentia rimorso di essere stato troppo molesto alla patria con le sue passioni, un momento appresso si lascia invadere da quelle passioni. La natura ripiglia il suo posto; il partigiano si presenta nella sua nudità. Non basta a Dante esser toscano: per trovar grazia presso a Farinata bisogna ch' egli sia ghibellino. Chi fur gli maggior tui? In quei tempi di tanta energia il partito non era solo legame di opinione, ma eredità di famiglia.» De Sanctis.

43. D' UBBIDIR: a Virgilio che gli avea detto: Le parole tue sien conte. Oltre a questo desiderava di far conoscere la nobile sua stirpe.

45. LEVÒ LE CIGLIA: atto di chi cerca risovvenirsi di qualche cosa.

IN SOSO: in su, in alto. Gli antichi scambiarono sovente le vocali o ed u dicendo vui e voi, summo e sommo, lume e lome, suso e soso ecc.

47. PRIMI: antenati. - PARTE: ghibellina. Gli antenati di Dante furono guelfi.

48. DUE FIATE: due volte; la prima nel febbraio del 1248, la seconda nel 1260, dopo la battaglia di Montaperti. - DISPERSI: mandai in esiglio. 49. D' OGNI PARTE: d'ogni luogo in cui si erano ricoverati.

50. LUI: a lui; come Inf. 1, 81. L' UNA E L'ALTRA FIATA: la prima volta nel 1251 dopo la sconfitta de' ghibellini a Figline; la seconda nel 1266 dopo la morte di Manfredi.

51. I VOSTRI: que' della vostra parte i ghibellini. QUELL' ARTE: di ritornare. «Cacciati a pasqua del 1267 al venire di Guidoguerra mandatovi da Carlo d'Angiò, nessuno ne tornò per allora; ma taluni nel febbraio del 68, per intercessione del legato apostolico. Lo sdegno di Farinata muove Dante, malgrado la riverenza, ad acerba risposta. Forse voll' egli rimproverare ai compagni d' esiglio, che non sapessero riacquistare la patria.» Tom.

52. ALLA VISTA SCOPERCHIATA: alla bocca dell' avello, il quale era scoperchiato, poichè tutti i coperchi erano levati, v. 8. 9. Vista stà qui nel senso di apertura o bocca dell' avello, cfr. Purg. X, 67. Scoperchiata vuolsi unire a vista e non ad ombra, poichè scoperchiato non si può dire che di cosa che abbia coperchio.

53. LUNGO QUESTA: lungo l'ombra di Farinata.- Costui è Cavalcante dei Cavalcanti, guelfo, padre di Guido; «leggiadro e ricco cavaliere, e segui l'opinion d' Epicuro, in non credere che l' anima dopo la morte del corpo vivesse, e che il nostro sommo bene fosse ne' diletti carnali.»>< Восс.

Credo che s'era in ginocchie levata.
55 D'intorno mi guardò, come talento
Avesse di veder s' altri era meco;

Ma poi che il sospecciar fu tutto spento
58 Piangendo disse: «Se per questo cieco
Carcere vai per altezza d' ingegno,
Mio figlio ov'è? E perchè non è teco?»
Ed io a lui: «Da me stesso non vegno,
Colui che attende là per qui mi mena,
Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.>>

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54. CREDO: Veggendo Dante quell' ombra dal mento in su, ne deduce la conseguenza che si fosse levata ginocchione, poichè Farinata ch' era ritto si vedea dalla cintola in su v. 32. 33.

55. TALENTO: desiderio, volontà. «Abbiendo egli si grande talento di mangiare », Tav. Rit. c 57. Cotesta significazione, in tutte le moderne lingue, vien fatta risalire al basso latino ed al greco. Prov. taian, talen, talens; franc. talant, talans, talent; lat. basso: talentum; greco: 9w= voglio.

56. ALTRI: Guido, suo figlio.

57. IL SOSPECCIAR: la speranza; dal lat. suspicari sperare.

CIECO

58. PIANGENDO: il ghibellino Farinata è ardito, il guelfo Cavalcanti è timido; quegli vince il dolore, questi si lascia vincere da esso. CARCERE: 1'inferno. Chiamalo cieco perchè privo di luce e di conoscenza. 59. PER ALTEZZA D'INGEGNO: queste parole servono insieme alla fizione ed all' allegoria; perciocchè secondo il senso letterale diremo: se per altezza d'ingegno, quasi, se per alcuna mirabil' arte puoi vivo e senza pena andar per l' Inferno. Ma secondo l'allegoria intendi: se per altezza d'ingegno e gran dottrina vai per la speculazione de' vizi, il mio figlio è tale, che deve poter questo medesimo. Land.

e con

60. MIO FIGLIO: Guido Cavalcanti, «quegli cui io chiamo primo de' miei amici », Dante, Vit. Nuov. §. 3. «Un giovane gentile, nobile cavaliere, cortese e ardito, ma sdegnoso e solitario e intento allo studio.» Dino Comp. 1. 1. «Era come filosofo, virtudioso uomo in più cose, se non ch' era troppo tenero e stizzoso.» Vill. 1. VIII. c. 42. «Oltre a quello che egli fu un de' migliori loici che avesse il mondo, et ottimo filosofo naturale (delle quali cose poco la brigata curava), sì fu egli leggiadrissimo e costumato, e parlante uomo molto, et ogni cosa che far volle, et a gentile uom pertenente, seppe meglio che altro uom fare; questo era ricchissimo, et a chiedere a lingua sapeva onorare cui nell' anima gli capeva che il valesse. E perciò che egli alquanto tenea della opinione degli Epicúri, si diceva tra la gente volgare che le sue speculazioni erau solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse.» Bocc. Dec. G. VI. nov. 9. Accusandolo di Epicureismo il Bocc. confuse forse il figlio col padre. Di Guido come poeta vedi sopra Purg. XI, 97. — PERCHÈ NON È TECO: letteralmente: come compagno di viaggio; allegoricamente: come partecipe della tua gloria. «Quasi dicesse così: Era elli d' alto ingegno come tu, come non ha fatto qualche opera simile come tu?» Buti

61. NON VEGNO: Cavalcanti suppone che onde fare il viaggio non ci abbisogni altro fuorchè altezza d' ingegno; Dante gli risponde che ciò non basta ancora, ma che ci vuol altro.

62. COLUI: Virgilio. ATTENDE LÀ: Virgilio avea spinto il Poeta vicino al sepolcro di Farinata, v. 38, ma non lo avea seguitato.

63. EBBE A DISDEGNO: da queste parole ne risulta semplicemente che Virgilio non andava a grado a Guido Cavalcanti. Quanto poi al perchè di questo non andargli a grado non si può dirlo con sicurezza, ma tutt' al più indovinarlo. Per altro dal luogo di Dante Vit. Nuov. §. 31. si può dedurne la conseguenza che Guido non amasse leggere opere scritte latinamente e che per questo non facesse più che tanto conto di Virgilio. Il

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64 Le sue parole e il modo della pena

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M' avevan di costui già letto il nome:
Però fu la risposta così piena.

Di subito drizzato gridò: «Come

Dicesti:,egli ebbe?' non viv' egli ancora? Non fiere gli occhi suoi lo dolce lome?» 70 Quando s'accorse d' alcuna dimora Ch' io faceva dinanzi alla risposta, Supin ricadde, e più non parve fuora. Ma quell' altro magnanimo, a cui posta Restato m' era, non mutò aspetto, Nè mosse collo, nè piegò sua costa. continuando al primo detto, disse «male appresa,

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«E se»,

«S' egli han quell' arte»>

Boccaccio, e dietro lui moltri altri, spiegano: «perciocchè la filosofia gli pareva, siccome ella è, da molto più che la poesia, ebbe a sdegno Virgilio e gli altri poeti.» E nondimeno fanno di Virgilio il simbolo della filosofia! Altri vuole che Virgilio fosse troppo religioso a Guido, e che però questi lo sdegnasse. Ma bisognerebbe poi provar due cose: la religiosità di Virgilio e l' irreligiosità di Guido.

64. LE SUE PAROLE: quelle con cui chiese conto di suo figlio, v. 60. IL MODO: era generalmente noto che Cavalcanti fosse stato seguace d' Epicuro.

65. LETTO: manifestato.

66. PIENA: compita, senza mostrare in alcuna cosa di non intenderlo. 67. DRIZZATO: prima s' era soltanto levato in ginocchie, v. 54; adesso si alza in piedi.

68. NON VIV' EGLI: Dante parlando di Guido ha usato il preterito ebbe; da ciò Cavalcanti ne deduce la conseguenza che Guido sia già morto. 69. FIERE: ferisce. -LOME: lume, cfr. v. 45. la luce del sole.

Ben è la luce cosa dolce, e il vedere il sole cosa piacevole agli occhi. Eccl. XI, 7. 70. DIMORA: indugio. Nihil demoratus === senza indugio, Tac. Ann. XV, 69. Dimora nel senso di Sosta, Indugio, Tardanza usarono sovente i nostri antichi.

71. DINANZI ALLA RISPOSTA: prima di rispondere indugiava alquanto a rispondergli.

Quando vide che io

72. RICADDE: per quanto sembra in tal qual modo privo di sentimento, poichè pare che non odi più nulla e non si rialza più, nemmeno quando Dante dice che Guido suo vivesse tutt' ora. Dal silenzio di Dante, o vogliam dire dal suo indugiare a rispondere Cavalcante argomenta che suo figlio fosse già morto; ma il motivo di tal indugio era tutt' altro, v. 110-114.

73. A CUI POSTA: alla cui disposizione.

74. NON MUTÒò: ne avrebbe avuto ben d' onde anche lui, poichè Guido Cavalcanti, sospettato morto dal di lui padre, era il marito della figlia di Farinata. Nondimeno da magnanimo ch' egli è Farinata rimane immobile perchè, come ben dice il De Sanctis, egli non vede e non ode, perchè le parole di Cavalcante giungono al suo orecchio senz' andare sino all' anima, perchè la sua anima è tutta in un pensiero unico, rimasole infisso come uno strale, l'arte male appresa; e tutto quello che avviene fuori di sè è come non avvenuto per lui.

76. CONTINUANDO: ripigliando il discorso dianzi incominciato, il quale era stato interrotto dall' apparizione di Cavalcante.

77. EGLI: essi, cioè que' vostri del v. 51. — QUELL' ARTE: di ritornare dopo esser stati dispersi, v. 49 sg.

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Ciò mi tormenta più che questo letto.
Ma non cinquanta volte fia raccesa

La faccia della donna che qui regge,
Che tu saprai quanto quell' arte pesa.
82 E se tu mai nel dolce mondo regge,

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Dimmi perchè quel popolo è si empio
Incontro a' miei in ciascuna sua legge?»
Ond' io a lui: «Lo strazio e il grande scempio
Che fece l' Arbia colorata in rosso,
Tale orazion fa far nel nostro tempio.>>
Poi ch' ebbe sospirando il capo mosso,

78. QUESTO LETTO: questo avello infocato dentro cui son dannato a giacermi. E anche lui uno di quelli che l' anima col corpo morta janno, v. 15., credendo che essa giaccia assieme col corpo sul letto di morte; ecco qui che costoro lo hanno proprio conseguito il loro letto di morte dell' anima! Soltanto se lo avevano immaginato un po' diverso!

79. NON CINQUANTA VOLTE: dice che non passeranno cinquanta mesi che l'Auttore sarà cacciato di Firenze (?); et questo mostra per la donna che regge in inferno, la quale è la luna, ch' è chiamata Proserpina. An. Fior. Farinata non parla della scacciata da Firenze, bensì dei vani sforzi onde ritornarvi. Il senso è: non passeranno cinquanta mesi ( quattro anni e due mesi) che tu esperimenterai quanto sia difficile di apprender bene l'arte di ritornare a Firenze dopo esserne stato discacciato. Secondo l'epoca fittizia del poema Farinata parla a Dante nel marzo del 1300; nel gennaio del 1302 Dante fu la prima volta sbandito da Firenze; due anni e qualche mese dopo il suo esiglio, cioè cinquanta mesi dopo la predizione di Farinata Dante poteva infatti già saperlo a prova quanto quell' arte pesasse.

80. DONNA: la luna che col nome di Proserpina regge in inferno. Peccato che il poeta si sia scordato di dirci se l' Imperador del doloroso regno fosse ammogliato! QUI: nell' Inferno.

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82. REGGE: per riedi, torni; seconda pers. del pres. sing. sogg. L'usa anche Brunetto Latini: «E quella disse: E se tu non riedi? E que' rispuose: E s' io non reggio, e' ti sodisfarà il successore mio.» V. Nannuc. Man. ed. 2a. Vol. II. pag. 315. nt. 7. - Il se di questo verso è deprecativo così possa tu ritornare nel dolce mondo, cioè fra i vivi.

83. POPOLO: fiorentino. EMPIO spietato, crudele.

84. A' MIEI: al mio casato, cioè agli Uberti. Questo dice perchè d'ogni legge che si facea a grazia delli usciti, li Uberti n' erano eccetti; e, se si faceano a danno, v' erano nominati: o forse in ogni legge diceano: Ad onore del presente stato et a destruzione delli Uberti e loro seguaci.»> Buti. Narra il Villani che gli Uberti erano esclusi da tutti i perdoni concessi ai Ghibellini.

86. L'ARBIA: piccolo fiume presso Montaperti nel Senese dove addi 4 Settembre 1260 fu data la battaglia nella quale i Guelfi furono sconfitti di modo che, «senz' altro commiato o cacciamento, colle loro famiglie piagnendo uscirono di Firenze e andarsene a Lucca.» Vill. 1. VI. c. 79. Tornati poi nel 1266 non dimenticaron mai la parte che a quel loro disastro aveano avuta gli Uberti.

87. ORAZION: sta qui per rescritto, legge, decreto. Probabilmente questo termine un po' ambiguo è scelto a bella posta per ironia. TEMPIO le adunanze popolari si facevano nel tempio, a Firenze ordinariamente nella chiesa di San Giovanni.

88. MOSSO: effetto d' iracondia, come dicono molti. A noi questo mover sospirando il capo sembra piuttosto effetto di stupore e di disinganno do

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«A ciò non fui io sol», disse, «nè certo Senza cagion con gli altri sarei mosso. Ma fu' io sol colà, dove sofferto

Fu' per ciascun di tôrre via Fiorenza,
Colui che la difesi a viso aperto.>>

-

«Deh, se riposi mai vostra semenza »>, Prega' io lui, «<solvetemi quel nodo Che qui ha inviluppata mia sentenza. 97 E' par che voi veggiate, se ben odo,

Dinanzi quel che il tempo seco adduce,

loroso. Farinata aveva in certo modo salvato Firenze; ma ora per bocca di Dante egli ha dovuto sentire che Firenze, dimentica del bene, non serba più memoria che del male da lui fattole.

89. NON FUI IO SOL: nelle mali azioni vuol aver compagni, nelle buone no. Là egli aveva e compagni e motivi, qui era solo e non ne avea motivi. - «Quando Farinata ha detto: Io per due fiate gli dispersi, quel motto ci par sublime, perchè ci mostra un grand' uomo che quasi con un solo sguardo mette in fuga gli avversari. Ma quando Dante gli gitta sul viso il sangue cittadino e gli mostra l' Arbia colorata in rosso, il fiero uomo sospira, egli che avea detto testè Io, e non soffre ora di regger sulle spalle egli solo il peso di quel rimprovero, e va cercando compagni; ma rileva tosto il capo ritrovando nella sua vita la più bella delle sue azioni, di cui la gloria è tutta sua, di lui solo.» De Sanctis.

CON GLI

90. SENZA CAGION: era esule perseguitato; era pertanto troppo naturale che egli cercasse con ogni mezzo di ritornare a casa sua. ALTRI: Ghibellini che combatterono presso Montaperti; erano, dice il Villani, i conti Guidi, e i Senesi, e i Pisani, et anco gli Uberti. -SAREI: mi sarei. MOSSO: a combattere contro Firenze.

91. COLÀ: al parlamento de' Ghibellini a Empoli. Vedi nt. A alla fine del canto.

92. PER: da. - CIASCUN: «E nel detto parlamento tutte le città vicine, e' conti Guidi, e' conti Alberti, e que' da Santafiore, e gli Ubaldini, e tutti i baroni d' intorno proposono e furono in concordia per lo migliore di parte ghibellina, di disfare al tutto la città di Firenze, e di recarla a borgora, acciocchè mai di suo stato non fosse rinomo, fama, nè podere.» G. Vill. 1. VI, c. 81.

93. LA DIFESI: vedi nt. A. sopra citata. 94. SE particella deprecativa, come v. 82. RIPOSI: i commentatori fanno derivare questo riposi da riposare e spiegano: così possa, quando che sia, la vostra discendenza riposarsi nella patria da' travagli dell' esiglio. A noi pare che questo riposi venga da riporre, e che Dante voglia dire: «Se mai ho qualche merito appo voi, se mai riposi in patria (= feci richiamar dall' esiglio) alcuno di vostra semenza.» Si confrontino le parole di Leon. Bruni nella sua Vita di Dante: «Dalla parte de' Bianchi furon mandati a' confini a Serezzana M. Gentile e M. Torrigiano de' Cerchi, Guido Cavalcanti ecc. Questo diede gravezza assai a Dante

e accrebbe l'invidia, perchè quella parte di cittadini, che fu confinata a Serezzana, subito ritornò a Firenze; e l' altra, ch' era confinata a castello della Pieve, si rimase di fuori.» Giova inoltre ricordarsi che Guido Cavalcanti era genero di Farinata.

95. SOLVETEMI QUEL NODO: scioglietemi quella difficoltà.

96. SENTENZA: giudicio.

broglia il capo.» Lomb.

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97. 98. VEGGIATE.... DINANZI: sembra, se ho ben inteso, che voi prevediate le cose future. Ciacco e Farinata aveano predetto a Dante il futuro.

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