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Già scorger puoi quello che s'aspetta,
Se il fummo del pantan nol ti nasconde.>>
Corda non pinse mai da sè saetta

Che si corresse via per l' aer snella,
Com' io vidi una nave piccioletta
Venir per l'acqua verso noi in quella,
Sotto il governo d' un sol galeoto,
Che gridava: «Or se' giunta, anima fella!»
«Flegiás, Flegiás, tu gridi a voto»,
Disse lo mio signore, «a questa volta.
Più non ci avrai, che sol passando il loto.»>
Quale colui che grande inganno ascolta
Che gli sia fatto, e poi se ne rammarca,
Fecesi Flegiás nell' ira accolta.

Lo duca mio discese nella barca,

E poi mi fece entrare appresso lui,
E sol quand' io fui dentro parve carca.
Tosto che il duca ed io nel legno fui,

11. QUELLO CHE S'ASPETTA: ciò che dietro tai segnali ha da venire. 12. FUMMO: per fumo, come VI, 121; qui: la folta nebbia esalata dal pantano, cfr. IX, 6.

13. CORDA: d' arco o di balestro. XII, 853 e seg.

PINSE: spinse. Cfr. Virg. En.

Illa volat, celerique ad terram turbine fertur:
Non secus, ac nervo per nubem impulsa sagitta.

«E qui da notare che allegoricamente l' autore nostro finse quì la prestezza dell' avvenimento della navicella, a mostrare che subitamente vengono li movimenti dell' ira e dell' accidia. E dice piccioletta: imperò che i primi movimenti sono piccoli; ma poi crescono e questo si dimostra per la montata in su la piccola nave, e poscia per ritrovarsi nel gran pantano.»> Buti.

16. IN QUELLA: in quel punto; in quel mentre.

17. GOVERNO: è detto con proprietà della nave; onde gubernator il nocchiero. GALEOTO: galeotto, come Baco per Bacco, affige per affigge, fusi per fussi, sana per sanna ecc. «Galeotti son chiamati que' marinari, i quali servono alle galee; ma quì, licenza poetica, nomina galeotto il governatore d' una piccola barchetta.» Bocc.

18. ANIMA: nel singolare; s' era dunque già accorto che l'altro era ancor vivo. -FELLA: trista, rea, malvagia.

19. FLEGIÁS: dal verbo greco phéyev, ardere. Irato contro Apollo che aveagli violata la figlia Coronide bruciò il tempio di Delfi. Cfr. Virg. En. VI, 618. Statii Thebais I, 712. Val. Fl. II, 193 e seg. Come degli altri personaggi mitologici Dante ne fa un Demonio; vedi sopra Inf. III, 109.

20. A QUESTA VOLTA: questa volta.

21. Più: non ci avrai in tuo potere più lungo tempo di quello che impiegheremo a passare il loto, cioè la palude piena di fango, non essendo noi anime dannate.

22. INGANNO: Flegiás erasi creduto guadagnar un' anima. 24. IRA ACCOLTA: comprimendo l' ira sua.

27. PARVE CARCA: avendoci accolto una persona viva.

Secando se ne va l'antica prora

Dell' acqua più che non suol con altrui. 31 Mentre noi corravam la morta gora

Dinanzi mi si fece un pien di fango,

E disse: «Chi se' tu, che vieni anzi ora?»
34 Ed io a lui: «S' io vegno, non rimango.
Ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?>>
Rispose: «Vedi che son un che piango.»>
Ed io a lui: «Con piangere e con lutto,
Spirito maledetto, ti rimani;

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Ch' io ti conosco, ancor sia lordo tutto.>> 40 Allora stese al legno ambe le mani;

Per che il maestro accorto lo sospinse, Dicendo: «Via costà con gli altri cani!» 43 Lo collo poi con le braccia mi cinse,

Baciommi il volto, e disse: «Alma sdegnosa,

29. SECANDO: tagliando.

ANTICA PRORA: antica la chiama, perciocchè per molti secoli ha fatto quello ufficio; prora la chiama, ponendo la parte per lo tutto. Bocc.

30. CON ALTRUI: con le ombre che, essendo vanità, non l' aggravano punto.

31. GORA: palude; la dice morta per distinguerla da quella, la cui superficie pullulava, cfr. VII, 119.

32. UN: Filippo Argenti, v. 61. «Fu questo Filippo Argenti de' Cavicciuli, cavaliere ricchissimo, tanto che esso alcuna volte fece il cavallo, il quale usava di cavalcare, ferrare d' ariento, e da questo trasse il soprannome. Fu uomo di persona grande, bruno e nerboruto e di maravigliosa forza, e più che alcuno altro iracundo, eziandio per qualunque menoma cagione: nè di sue opere più si sanno che queste due.» Bocc. Vedi Bocc. Decam. Gior. IX. Nov. VIII.

33. ANZI ORA: avanti il tempo; prima di esser morto. «Mostra di credere che un giorno quel vivo verrebbe in Inferno davvero. E anche perciò Dante risponde cruccioso.» Tom.

35. FATTO BRUTTO: bruttato, lordo di fango; cfr. v. 32. e v. 39.

36. UN: da vile e dispettoso tace il suo nome, come Bocca, Inf. XXXII, 94.

39. ANCOR: per ancorchè, anche in prosa. «Omettere il che piace al popolo vivente toscano.» Tom. -SIA: al. sie.

41. ACCORTO: della ria intenzione di costui.-LO SOSPINSE: lo rimosse dalla barca.

42. VIA COSTÀ: via di costà, partiti di quà. CANI: «gli iracondi ben si possono assomigliare a' cani, animali iracondi, non solamente per lo presto commoversi ad ira, ma eziandío nel modo del contrasto, che a lor convien esser fatto, conciosiachè gl' iracondi a modo che cani, quando abbaiano, e fanno sembiante di voler mordere, alcuna fiata convien esser acquetati col tacere, lasciandoli dire e abbaiare quanto vogliono, e non risponder loro molto. Alcuna fiata convien esser abbatutti animosamente lor mostrando il volto con minacce, e con fatti, se il bisogna.» Barg. 43. MI CINSE: mi gittò le braccia al collo; mi abbracciò.

44. SDEGNOSA: non dice iraconda; ávvi uno sdegno giusto e santo. «Sdegnoso propriamente è chi ha disdegno, ed ha in dispregio ed a schivo le cose vili e inoneste, epperò altero, gentile. Bene quì dunque si contrappone lo sdegno del Poeta all' orgoglio e burbanza dell' Argenti; nulla sendo a cotali uomini più dura pena che l' altrui disprezzo.» Da Siena.

Benedetta colei che in te s' incinse!
46 Que' fu al mondo persona orgogliosa;
Bontà non è che sua memoria fregi,
Così s'è l'ombra sua qui furiosa.
49 Quanti si tengon or lassù gran regi,

Che qui staranno come porci in brago,
Di sè lasciando orribili dispregi!»>
52 Ed io: «Maestro, molto sarei vago

Di vederlo attuffare in questa broda
Prima che noi uscissimo del lago.>>
55 Ed.egli a me: «Avanti che la proda
Ti si lasci veder tu sarai sazio;
Di tal disío converrà che tu goda.»
58 Dopo ciò poco vidi quello strazio
Far di costui alle fangose genti,

Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.

45. IN TE S' INCINSE: ti portò nel ventre; «seguitando il volgare antico, che dicono molti d' una donna gravida: Ella è incinta in uno fanciullo; ciò è ell' è gravida. An. Fior. Viene insomma a dire: Benedetta sia tua madre! E copia del vangelico: Beato il ventre che ti portò, e le mammelle che tu poppasti. Luc. XI, 27. In queste parole il Poeta erige un monumento di pietà e gratitudine figliale alla madre sua. È questo il solo passo in tutto il poema dove egli menziona alcuno de' suoi congiunti. 47. BONTÀ: ei non ebbe in vita alcuna buona qualità che onorasse la sua memoria.

48. Così: perciò. Sapendo il suo nome esser nel mondo in fama di male egli è furioso che un vivo lo abbia riconosciuto. Notisi che questa ombra non andò sulle furie senon dopo aver udito dirsi: io ti conosco.

49. LASSÙ: nel mondo. È Virgilio che parla; Dante avrebbe detto quassù. GRAN REGI: «non solamente si dee intendere de' re et de' signori, ma ancora degli uomini privati.» An. Fior.

50. BRAGO: loto, fango. Nel Purg. V, 82 in alcuni codd. braco. 51. LASCIANDO: nel mondo. DISPREGI: memoria di cose orribili e meritamente da dispregiare, state operate da loro. Bocc.

53. ATTUFFARE: sta qui nel senso intr. pass. per essere attuffato e vale: vorrei che altri lo attuffassero, lo sommergessero.

55. AVANTI: prima che tu giunga a vista della riva. -PRODA: ripa o riva, alla qual si naviga; quindi approdare, cioè giugnere a proda o a riva, arrivare.

57. DI TAL DISÍO: suppone per fondamento della promessa che avessero i tormenti di costoro cortissima triegua, quasi dica: tanto spesso rissano costoro che non può non accadere che tu non goda del bramato spettacolo. Lomb.

58. DOPO CIÒ POCO: poco dopo ciò poco dopo che Virgilio ebbe detto ciò. QUELLO: tale.

59. ALLE: dalle.

palude.

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FANGOSE GENTI: iracundi i quali erano nella

60. CHE DIO: «Dal confronto de' luoghi ove Dante compassiona i dannati, ed ove compiacesi del loro gastigo, sembra che possa stabilirsi, che compiacciasi egli del gastigo di quelli che se la sono presa immediatamente contro Dio o contro il prossimo, e che tutti gli altri compassioni; e però compiacesi di costui quì, di Capaneo nel c. XIV, 63. di Vanni Fucci nel c. XXV, 4. ecc.: all' incontro compassiona i lussuriosi nel c. V, 62. i golosi nel c. VI, 59. ecc.» Lomb. Giova del resto osservare che Filippo Argenti era della schiatta degli Adimari, fierissimi nemici di parte Bianca e del Poeta.

61 Tutti gridavano: «A Filippo Argenti!»>
E il fiorentino spirito bizzarro

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In sè medesmo si volgea co' denti.
Quivi il lasciammo; chè più non ne narro.
Ma negli orecchi mi percosse un duolo
Perch' io avanti intento l'occhio sbarro.
Lo buon maestro disse: «Omai, figliuolo,
S' appressa la città che ha nome Dite,
Co' gravi cittadin', col grande stuolo.»>
70 Ed io: «Maestro, già le sue meschite
Là entro certo nella valle scerno
Vermiglie, come se di foco uscite
Fossero. Ed ei mi disse: «Il foco eterno
Ch' entro l'affoca, le dimostra rosse
Come tu vedi in questo basso inferno.>>
Noi pur giugnemmo dentro all' alte fosse
Che vallan quella terra sconsolata:

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61. A FILIPPO ARGENTI: addosso a Fil. Arg. Di costui vedi nota al v. 32. 62. BIZZARRO: iracondo.

63. IN SE: non potendo offender altri e' mordeva per la rabbia sè stesso. «Non lo sbranano gli altri, lo straziano con le grida, egli poi punisce sè stesso.» Tom.

64. CHÈ: par la qual cosa.

AVANTI:

65. DUOLO: grido dolente. Metonimia della causa per l'effetto. 66. PERCHÈ per conoscere onde venisse tal doloroso gridlo. innanzi a me. L'OCCHIO SBARRO: spalanco gli occhi, fissandoli nella direzione di quel suono.

68. DITE: la città di Dite, munita di fosse, di mura e di torri, forma il sesto cerchio infernale. Da quanto sembra questo cerchio non giace più in giù del quinto, ma è diviso da esso mediante le fosse, torri e mura. Qui è l'entrata nel basso inferno, dove sono i peccatori più gravi, cioè aggravati di peccati più neri.

69. GRAVI: di colpa e di pena. - STUOLO: moltitudine. «Gravi chiama i cittadini di questa città, perocchè gravi sono i peccatori qui puniti per rispetto degli altri, discendendo a questa città quelli che han peccato per malizia o bestialità, e di fuori ha veduto punir quelli che per incontinenza e fragilità.» Barg.

70. MESCHITE: moschee; le torri, somiglianti alle moschee de' maomettani.

71. CERTO. . . . SCERNO: veggo chiaramente. dal lat. cerno, usato anche in prosa.

CERNO: Scerno, vedo;

72. VERMIGLIE: erano affocate, dunque le poteva vedere. Torri, arche, tutto in questo cerchio è rovente.

74. ROSSE: roventi.

75. BASSO INFERNO: Alto Inferno i primi cinque cerchi degl' INCONTINENTI; basso Inferno il cerchio sesto de' BESTIALI; profondo Inferno i cerchi settimo, ottavo e nono de' MALICIOSI. Torric. Meglio forse si distingue l'Inferno in DUE parti principali: l'alto Inferno, dal 1°. al 5o., ed il basso o profondo Inferno, dal 6°. al 9°. cerchio.

76. PUR: finalmente.

77. VALLAN: Vallo, secondo il suo proprio significato, è quello palancato, il quale a' tempi di guerre si fa dintorno alle terre, acciocchè siano più forti, e che noi volgarmente chiamiamo steccato; e da questo pare venga nominata ogni cosa la quale fuor delle mura si fa per afforzamento

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Le mura mi parean che ferro fosse.
Non senza prima far grande aggirata,
Venimmo in parte dove il nocchier forte
«Uscite»> ci gridò,

«quì è l'entrata.»

82 Io vidi più di mille in su le porte
Da' ciel piovuti, che stizzosamente
Dicean: «Chi è costui, che, senza morte,
85 Va per lo regno della morta gente?»
E il savio mio maestro fece segno
Di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno,
E disser: «Vien' tu solo, e quei sen vada,
Che sì ardito entrò per questo regno.
91 Sol si ritorni per la folle strada;

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Provi se sa; chè tu qui rimarrai
Che gli hai scorta sì buja contrada.>>
94 Pensa, lettor, se io mi sconfortai
Nel suon delle parole maledette;
Ch' io non credetti ritornarci mai.

della terra: e perciò dice l'autore, che giunse nelle fosse che vallano, cioè fanno più forte quella terra. Bocc. SCONSOLATA: per rispetto dell' anime sconsolate che vi sono dentro.

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78. FOSSE: per fosser; attrazione greca, per cui il verbo accordasi al nome più vicino.

79. AGGIRATA: giro.

80. IL NOCCHIER: Flegias. -FORTE: fortemente; si riferisce al seguente gridò. Il gridar forte è solito agl' iracondi.

81. L'ENTRATA: della città di Dite.

82. MILLE: demoni. IN SU LE PORTE: della città.

83. DA': Al. DAL.

PIOVUTI: caduti giù dal cielo nell' inferno come cadono le gocciole di pioggia. Vedi Apoc. XII, 9. Luca X, 18. 84. DICEAN: tra loro.

morire.

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COSTUI: Dante.

SENZA MORTE: prima di

85. MORTA: in doppio senso, corporalmente e spiritualmente. Anche la frase senza morte del verso antecedente va intesa in questo doppio senso. Perciò la grande stizza de' demoni.

87. SEGRETAMENTE: poichè pareva fossero sdegnati solamente della venuta di Dante, non già del venire di Virgilio, così questi spera placarli più facilmente trattando secoloro in segreto.

«Finsero, e fecero vista d' ac

88. CHIUSERO: dentro sè; repressero. quetarsi e d' haver lasciato lo sdegno.» Dan. 89. QUEI: Dante.

91. FOLLE STRADA: la strada da lui temerariamente e perciò follemente percorsa. Dante stesso avea detto a Virgilio, Inf. II, 34. 35:

Perchè, se del venire io mi abbandono,
Temo che la venuta non sia folle.

92. SE SA: se è capace di tornarsene indietro solo.

93. SCORTA: mostrata. Al: CHE SCORTO L' HAI che lo hai condotto. 95. NEL SUON: nell' udire il suono di tali parole. Queste parole possono essere tutte le dette di sopra dai demoni, et ancora si può intendere pur di quest' ultime: Chè qui tu rimarrai.» Buti,

96. RITORNARCI: dall' inferno in questo mondo.

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