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CANTO QUINTO.

SECONDO CERCHIO: I CARNALI. MINOSSE.

RIMINI.

FRANCESCA DA

Così discesi del cerchio primaio
Giù nel secondo, che men loco cinghia,
E tanto più dolor, che pugne a guaio.
4 Stavvi Minos orribilmente e ringhia:
Esamina le colpe nell' entrata,

Giudica e manda secondo che avvinghia.
7 Dico, che quando l' anima mal nata
Gli vien dinanzi, tutta si confessa;
E quel conoscitor delle peccata

10 Vede qual loco d'inferno è da essa:

1. Così: in compagnia di Virgilio e da lui guidato; Canto IV, 148. 149. PRIMA IO: primo, così anche Purg. IX, 94. anche in prosa negli scrittori del primo secolo della lingua.

2. CINGHIA: cinge; l' inferno dantesco essendo un cono rovesciato, più si và ingiù un giro più ristretto fanno i cerchi.

3. PUGNE A GUAIO: punge le anime a segno tale, che vanno traendo guai, cioè mandando alti lamenti e strida; v. 48. Il secondo cerchio infernale è men largo del primo, ma di maggior pena, dacchè al duolo quivi s' aggiunge il martirio. Nel cerchio antecedente non vi sono tormenti positivi e non urli, ma soltanto sospiri.

4. MINOS: il savio di Creta; anche Virgilio, En. VI lo finge giudice infernale e lo pone subito dopo la sede de' bambini; il Nostro ne fà un demonio; il perchè vedilo nella nota Inf. III, 109. RINGHIA: digrigna

i denti, freme d' ira; vedi Inf. XXVII, 126.

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5. LE COLPE: delle anime, v. 7. — NELL' ENTRATA: sull' ingresso di questo cerchio.

6. MANDA ecc. manda le anime tanti cerchi in giù, quante volte egli attorce la coda al suo dosso; v. 11. Inf. XXVII, 124 e seg.

7. MAL NATA: Meglio sarebbe stato per lui di non esser mai nato. Matt. XXVI, 24.

8. TUTTA: pienamente, senza tacere di cosa alcuna, il che del resto in tal luogo e dinanzi a tal giudice non gioverebbe molto. Vedi Purg. XXXI, 36-39.

9. QUEL CONOSCITOR: Minos, a cui fallir non lece, Inf. XXIX, 120. Conoscitore equivale in questo luogo al greco xpernschi fa il processo. 10. DA ESSA: si conviene ad una tal anima.

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Cignesi colla coda tante volte

Quantunque gradi vuol che giù sia messa.
13 Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
Vanno a vicenda ciascuna al giudizio;
Dicono e odono, e poi son giù vôlte.
«O tu che vieni al doloroso ospizio»,
Disse Minos a me, quando mi vide,
Lasciando l'atto di cotanto ufizio:
«Guarda com' entri, e di cui tu ti fide.
Non t'inganni l'ampiezza dell' entrare!»>
E il duca mio a lui: «Perchè pur gride?
22 Non impedir lo suo fatale andare:

19

Vuolsi così colà, dove si puote

Ciò che si vuole; e più non dimandare.»> 25 Ora incomincian le dolenti note

A farmisi sentire; or son venuto

Là dove molto pianto mi percote.

11. CIGNESI: in tanti giri avvolge intorno a sè la sua coda. I cerchj essendo nove, la coda deve essere mostruosamente lunga; ma ciò non può recar meraviglia trattandosi di un demonio.

12. QUANTUNQUE : quanti. GRADI: cerchi infernali.

13. MOLTE: anime; ogni momento ne arrivano nuove turbe; vedi Inf. III, 119.

14. A VICENDA: ciascuna a sua volta, l' una dopo l' altra, secondo che le tocca.

15. DICONO: confessano le peccata loro; ODONO: la sentenza. Questo udire è interno, chè Minos non parla, v. 11. Osservisi che Minos simboleggia la coscienza. SON GIÙ VOLTE: sono precipitate dagli esecutori della sentenza (cfr. Inf. XXI, 29-43.) giù nel cerchio infernale loro assegnato.

16. AL DOLOROSO OSPIZIO: alla città dolente; all' inferno.

17. LASCIANDO: sospendendo un istante; - UFIZIO: di confessare, esaminare e giudicare le anime.

19. GUARDA COM' ENTRI: vuole intimidire il viaggiatore. Conoscendo il fine del viaggio di Dante essere la di lui salute i demoni cercano di farlo retrocedere, cfr. Inf. III, 88 ssg. VIII, 82 ssg. ecc. Tali « demoni >> non mancano mai, dovunque l'uomo comincia ad avviarsi sulla via della virtù. -DI CUI: di chi; FIDE: fidi; sovente appo gli antichi, talvolta anche in prosa.

20. L' AMPIEZZA: Virgil. En. VI, 126 ssg.:

- facilis descensus Averno est,

Noctes atque dies patet atri janua Ditis:

Sed revocare gradum, superasque evadere ad auras,

Hocc' opus, hic labor est.

Larga è la porta, e spaziosa la via che mena alla perdizione.

Matt. VII, 13.

21. PUR: tuttora, come Purg. III, 22, ovvero anche tu, cioè come Caronte, Inf. III, 88 ssg.

GRIDE: gridi.

22. FATALE: voluto dal fato di Dio; cfr. Inf. VII, 8 ssg.

23. 24. Le stesse parole che Virgilio disse a Caronte, Inf. III, 95. 96. Ciò parmi provare che il pur v. 21. è qui preso nel senso di anche tu. 25. LE DOLENTI NOTE: le disperate strida; in questo cerchio incominciano i tormenti positivi dell' inferno. NOTE: Voci in tuono ritmico. Inf. VII, 125.

27. PERCOTE: le orecchie e l' animo. Tom.

28 Io venni in loco d' ogni luce muto,

Che mugghia come fa mar per tempesta
Se da contrarj venti è combattuto.
31 La bufera infernal, che mai non resta,
Mena gli spirti con la sua rapina,
Voltando e percotendo li molesta.
34 Quando giungon davanti alla ruina

Quivi le strida, il compianto e il lamento,
Bestemmian quivi la virtù divina.

37 Intesi che a così fatto tormento

Enno dannati i peccator carnali,

Che la ragion sommettono al talento 40 E come gli stornei ne portan l' ali

43

Nel freddo tempo, a schiera larga e piena:
Così quel fiato gli spiriti mali;

Di quà, di là, di giù, di sù gli mena;
Nulla speranza gli conforta mai

Non che di posa, ma di minor pena.
46 E come i gru van cantando lor lai

28. MUTO privo; ove non è che luca, Inf. IV, 151. L'oscurità, il mugghiare e la tempesta in questo cerchio servono a svelare lo stato interno dei peccator carnali.

31. BUFERA: vento impetuoso; simbolo dell' incostanza nella lussuria. - NON RESTA: non cessa, poichè, quantunque essa sospenda per brevi intervalli il suo soffiare, cfr. v. 96, pure non finirà giammai.

32. RAPINA: forza, impeto che rapisce, porta via li spiriti, loro mal grado, senza ritegno. Altri: rapinoso movimento.

34. RUINA: non già dell' altro giro, chè questi sciagurati non ponno paventare di precipitare fuor del cerchio che è loro decretato, bensì ruina è detta la bufera che mena, rapisce, rivolge e percote le anime di questo cerchio. Questo menare, rapire, volgere e percotere è ben rovina abbastanza, e non occorre per verità rompersi il cervello cercandone un' altra, nè fa d' uopo della «tema di cadere» onde far stridere questi miseri.

37. INTESI: non già perchè Virgilio o alcun altro glielo dicesse, ma sì bene argomentando dal modo della pena, come Inf. III, 61. X, 64. 38. ENNO: sono; sovente appo gli antichi e vive tuttora in Toscana. Al: Eran.

39. SOMMETTONO: cioè fanno la volontà signoreggiare la ragione; li lussuriosi fanno della volontà legge, ovvero del parere legge; e della volontà, ragione. Buti. TALENTO: voglia carnale, appetito.

40. E COME, ecc. costruisci: E come le ali portano gli stornelli, così quel fiato (= vento) porta gli spiriti mali. STORNEI: plur. di stornello. 41. NEL FREDDO TEMPO: nel verno.

42. MALI: malvagi; o forse li chiama così perchè travagliati da perverso male, v. 93.

43. DI QUA, ecc. senza servare alcun modo od ordine, come i carnali usano fare nella loro incostanza.

44. NULLA SPERANZA: Essi non hanno speranza di vedere quando che sia migliorata la loro pena e molto meno di avere giammai riposo.

46. E COME I GRU: La prima similitudine, quella tratta dagli stornelli, chiarisce particolarmente come dal vento vengono portati quegli spiriti mali, laddove per la seconda ci si fanno vieppiù conoscere e quasi sentire i dolenti loro sospiri: Inf. IX, 126. Giul. LAI: sono versi franceschi lamentevoli e rammarichevoli. An. Fior. Lai o Lais chiamarono i Provenzali una canzone lugubre, mesta e dolorosa.

nal,

Facendo in aer di sè lunga riga:
Così vid' io venir traendo guai
49 Ombre portate dalla detta briga.
Perch' io dissi: «Maestro, chi son quelle
Genti che l'aura nera sì gastiga?»

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«La prima di color di cui novelle
Tu vuoi saper», mi disse quegli allotta,
«Fù imperatrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,

Che libito fe' licito in sua legge

Per tôrre il biasmo in che era condotta.
Ell'è Semiramis, di cui si legge

Che succedette a Nino, e fu sua sposa;
Tenne la terra che il Soldan corregge.
61 L'altra è colei che s' ancise amorosa,
E ruppe fede al cener di Sicheo.
Poi è Cleopatras lussuriosa.

64 Elena vidi, per cui tanto reo

47. LUNGA RIGA: le gru vanno in ordine l' una dietro all' altra. Buti. 49. OMBRE: anime. BRIGA contrasto dei venti = la bufera infer

v. 31.

53. ALLOTTA: allora.

54. FAVELLE: nazioni. Il linguaggio è un elemento costitutivo della nazionalità. Molte favelle qui per molti popoli di loquela diversa, i quali erano soggetti a Semiramide. Da Siena.

55. ROTTA: sfrenata; si abbandonò senza freno alla lussuria.

56. LIBITO: è il lat. libitum, piacere, beneplacito. -LICITO: lecito. 57. PER TORRE: vedi il passo di Orosio nella nota seguente.

58. SI LEGGE: appo Paolo Orosio (Hist. lib. 1. c. 4) le di cui parole Dante qui traduce quasi letteralmente. Huic (Nino regi Assyriorum) mortuo Semiramis uxor successit. Haec libidine ardens, sanguinem sitiens, inter incessabilia stupra et homicidia, quum omnes quos regiae arcessitos, meretricis habitu, concubitu oblectasset, occideret, tandem filio flagitiose concepto, impie exposito, inceste cognito, privatam ignominiam publico scelere obtexit. Praecepit enim ut inter parentes ac filios, nulla delata reverentia naturae, de conjugiis adpetendis, quod cuique libitum esset, licitum fieret. Che Dante abbia letto questo passo cel dice lui medesimo, Mon. II, 9. Questo passo, per tacer d' altro, prova che succedette nel v. 59 è la vera lezione. Della nauseante lezione sugger dette non faccio parola, chè essa nol merita, checchè ne ciarlino certi frannonnolacci odierni. Chi ha voglia di vomitare e non si cura nè dell' autorità dei codici, nè della storia, nè della lingua è padrone di sostituire quel mal augurato sugger dette alla lezione da noi accettata.

60. TENNE: regnò. - LA TERRA: Babilonia. Ai tempi di Dante il Soldano d' Egitto chiamavasi anche Soldano di Babilonia. governa ora (1300).

- CORREGGE:

61. COLEI: Didone, v. 85. - S' ANCISE: si uccise per amore di Enea da cui venne abbandonata. Cfr. Virg. En. I. e IV. Parad. VIII, 9. IX, 97. 63. CLEOPATRAS: regina d' Egitto, si diede prima a Giulio Cesare, poi ad Antonio; divenuta prigioniera di Ottaviano per evitare lo scorno del trionfo si uccise. Cfr. Svet. Aug. 17.

64. ELENA: moglie di Menelao la cui fuga con Paride fu cagione della guerra troiana. VIDI: dal contesto risulta chiaramente che è ancor sempre Virgilio che parla (cfr. v. 67. 70); il vidi in questo e nei versi 65 e 67 è dunque imperativo e vale il vedi di altre ediz. e codici. TANTO REO TEMPO: la guerra troiana durò dieci anni.

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Tempo si volse, e vidi il grande Achille,
Che con amore al fine combatteo.

Vidi Paris, Tristano;>> e più di mille

Ombre mostrommi e nominolle a dito,
Che amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch' io ebbi il mio dottore udito
Nomar le donne antiche e i cavalieri,
Pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
Io cominciai: «Poeta, volentieri

Parlerei a que' duo che insieme vanno
E paion sì al vento esser leggieri.»
Ed egli a me: «Vedrai quando saranno
Più presso a noi; e tu allor li prega
Per quell' amor che i mena; e quei verranno.»
Si tosto come il vento a noi li piega,
Mossi la voce: «O anime affannate,

Venite a noi parlar, s' altri nol niega!»>
Quali colombe dal disio chiamate,

Con l'ali alzate e ferme, al dolce nido

65. ACHILLE: nelle armi invitto fu vinto dall' amore di Polissena, e, nello sposarla, morto. Tom. Cfr. Virg. En. VI.

66. COMBATTEO: combattè, la desinenza ao, eo occorre spessissimo negli antichi.

67. PARIS: figlio di Priamo e rapitore di Elena. Così unanimamente i più antichi. Altri vi vedono il cavaliere del medio evo amante di Vienna; ma di questi non poteva dire che amor di nostra vita dipartillo. TRISTANO cavaliere della Tavola Rotonda, amante di Isotta, moglie di Marco, re di Cornovaglia. Fu ucciso dal geloso marito, ed Isotta morì di dolore pochi mesi dopo. Tutti i quì nominati morirono di morte violente.

69. CHE AMOR: che erano morte per cagione di amore. 70. DOTTORE: Virgilio. Così lo chiama sovente.

72. QUASI SMARRITO: effetto di pietà e nello stesso tempo di timore, conoscendosi egli in tal qual modo colpevole del vizio punito in questo cerchio.

74. QUE' DUO: Questi due sono Francesca, figlia di Guido da Polenta ed il di lei cognato Paolo Malatesta. La commovente storia di questi infelici amanti vedila nella nota A alla fine di questo canto.

75. LEGGIERI: più forte menati, perchè più rei (?): e anche perchè più volonterosi a correre insieme. Tom. Meglio: non avendo questi due cercato di resistere all' impeto della passione non sono essi in istato di opporre alcuna resistenza all' impeto del vento.

78. I MENA: i per li; Dante l' usa anche altrove, Inf. VII, 53. XVIII, 18. Parad. XII, 26. XXIX, 4.

81. A NOI PARLAR: a parlare a noi. se dicesse: se Dio vel permette.

ALTRI: Dio; è lo stesso come

82. QUALI COLOMBE: la colomba è animale molto lussurioso, ma nello stesso tempo simbolo di innocenza. Dante onesta il fatto dei due amanti alla meglio. Forse ei li paragona alle colombe anche per questo, che la colomba è simbolo di sincerità (cfr. S. Matt. X, 16), virtù che Francesca esercita in sommo grado nel seguente racconto. DAL DISIO: di rivedere la loro prole, oppure di condiscendere ai loro amori.

83. ALZATE: Al. aperte.

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