Imágenes de página
PDF
ePub

97

Come le piace, e il villan la sua marra.» —
Lo mio maestro allora in su la gota

Destra si volse indietro, e riguardommi;
Poi disse: «Bene ascolta chi la nota.»>
100 Nè pertanto di men parlando vommi

Con ser Brunetto, e domando chi sono
Li suoi compagni più noti e più sommi.
103 Ed egli a me: «Saper d' alcuno è buono:
Degli altri fia laudabile tacerci,

Chè il tempo saria corto a tanto suono.
106 In somma sappi che tutti fur cherci
E letterati grandi e di gran fama,
D'un medesmo peccato al mondo lerci.
109 Priscian sen va con quella turba grama,
E Francesco d' Accorso anco; e vedervi

96. VILLAN... MARRA: termini scelti a bella posta, alludendo alle bestie Fiesolane che tengono ancor del monte e del macigno, v. 61. 73. Il senso è: Cambi la fortuna, cambino gli uomini, io starò saldo.

98. DESTRA: parte più fausta. Il Poeta ha sempre riguardo a questi accenní. Tom. SI VOLSE: Virgilio andava avanti, Dante seguiva.

99. BENE ecc. Invece di ripetere le parole dette a Dante già prima (c. X, 127), Virgilio gli dice lo stesso con un proverbio. Ricordandogli questo proverbio Virgilio lo ammonisce di tener ben a mente quanto ha udito.

100. NE quantunque Virgilio si fosse volto indietro a riguardarmi ed a parlarmi io non lasciai per questo di andar parlando con ser Brunetto. Non poteva arrestarsi sapendo già che non era permesso a Brunetto di fermarsi; vedi v. 37 e seg.

102. PIÙ SOMMI: come i latini gli scrittori del trecento accoppiarono alle volte le particelle intensive ai superlativi. -«Noti per grido di fama, sommi per grado di dignità.» Lomb. «Noti a lui, sommi per fama.» Bocc. 105. A TANTO SUONO: a così lungo parlare; il tempo ci mancherebbe per parlare di tutti. Il numero di questi peccatori doveva esser ben grande.

106. CHERCI: chierici. La masnada (v. 41) di ser Brunetto è composta di chierici e di letterati, uomini di chiesa e uomini di scienza. Che partitivamente debba intendersi lo dimostra il seguito. Virgilio ne nomina tre: il primo è cherco e nello stesso tempo letterato, il secondo è letterato ma non cherco, ed il terzo è cherco ma non letterato. Dunque Brunetto vuol dire: Tutti i miei compagni furono o chierici o letterati. Altre masnade erano composte di altri, come si vedrà nel seguente canto. I letterati sono gli scienziati.

LERCI: Sozzi, maculati e corrotti.

108. PECCATO: di sodomia. 109. PRISCIAN: celebre grammatico. Fu di Cesarea in Cappadocia e visse nel sesto secolo dell' Era cristiana. «Essendo monaco professo, apostatò, uscendo del monastero ed abbandonando la religione.» Barg. «Perchè questo Prisciano non si truova ch' elli peccasse in questo vizio, pare che l' Auttore ponga quì Prisciano per maestri che 'nsegnano grammatica, che communemente paiono maculati di questo vizio, forse per la comodità de' giovani a' quali elli insegnano.» An. Fior. - SEN VA: correndo assieme cogli altri sotto la pioggia di fuoco. GRAMA: dolente, trista.

110. FRANCESCO D' ACCORSO: Fiorentino, figlio del celebre Accorso o Accursio, giurista di gran fama, autore della Glossa alle Leggi di Giustiniano. Insegnava il diritto a Bologna allorquando Edoardo I. re d' Inghilterra, nel suo ritorno dalla Palestina, passando per quella città nel

Se avessi avuto di tal tigna brama,
112 Colui potéi che dal servo de' servi
Fu trasmutato d' Arno in Bacchiglione,
Ove lasciò li mal protesi nervi.
Di più direi; ma il venir e il sermone

115

118

Più lungo esser non può, però ch' io veggio
Là surger nuovo fummo dal sabbione.
Gente vien con la quale esser non deggio.

1273 lo animò a seguirlo. Francesco accettò di buon grado, quantunque i magistrati di Bologna glielo vietassero sotto pena della confisca de' suoi beni. Professò le leggi a Oxford, ma nel 1280 ritornò a Bologna, dove gli furono restituiti i suoi averi, ed ebbe tanti denari da Riccardo d' Inghilterra, per una sua causa, che ne fabbricò una villa. Mori nel 1294. Tomm. e Di Siena lo dicono morto già nel 1229 confondendo il figlio col padre. «Fue messer Francesco, cittadino di Firenze, maculato ancora di questo vizio della sodomia.» An. Fior. Dante conosceva senza dubbio che ne fosse colpevole, e forse lo conobbe personalmente. - «Lagnansi molti, che Dante abbia in questo canto infamati tanti illustri personaggi, e confesso che la prima volta, leggendo il canto, io pure fui preso da sdegno. Ma Dante conosceva, che il vizio aveva presa troppa radice, e nel 1375 mentre io in Bologna leggeva questo libro m' accorsi, che tra miei uditori sorgevano faville delle ceneri di Sodoma, e non sapendo più tollerare l'ardenza che minacciava ogni pudore non senza mio grave pericolo ricorsi all' Eminentissimo sig. Cardinale Pietro Biturcense, allora Legato in Bologna, il quale detestando, come tutti i buoni, quella brutale passione, comandò che si procedesse contro i più noti, e più sfacciati.»> Benv. Ramb.

111. SE AVESSI: se tu avessi desiderato di vedere persone cotanto sozze. — TIGNA: cosa sozza e schifosa, stà qui per uomini tignosi ed immondi ; tignosi forse per significare le croste che le pioventi fiamme faceano sul capo de' Sodomiti.

112. POTEI: potevi. - SERVO DE' SERVI: dal papa, servus servorum Dei. 113. D' ARNO IN BACCHIGLIONE: dal vescovado di Firenze a quello di Vicenza. Il Bacchiglione è fiume che scorre presso Vicenza. Le due città vengono denominate per i fiumi. È costui Andrea de' Mozzi, fatto canonico di Firenze nel 1272, vescovo nel 1287, trasmutato in Vicenza nel 1295, sedendo papa Bonifacio VIII, morto 28 Agosto 1296. « Fu per questo peccato disonestissimo ed ancora oltre a questo di poco senno; et non stava contento di tenere occulto il suo difetto et il suo poco senno, anzi ogni di volea predicare al popolo, dicendo parole sciocche et dilavate.» An. Flor. - «Uomo il più imbecille, o pazzo che fosse, il quale predicando al popolo, diceva tali ridicolaggini da farsi zimbello alla plebaglia. Benv. Ramb. Non era dunque un letterato costui, quantunque fosse chierico! (Vedi Lampertico, nel vol. Dante e Vicenza, Vicenza 1865, pag. 62-67).

114. LASCIÓ: morendo. NERVI: amara ironia. «Penso che nervi mal protesi qui non significhi già tutto il corpo mal proteso, ma quella parte del corpo ch'è bello il tacere, e di cui quell' antico Monsignore fece tanto mal uso.» Monti. Inoltre Dante vuol forse anco dire che quel peccatore non lasciò il vizio che quando mori.

115. DI PIÙ: di più altri cherici e letterati che furono Sodomiti e sono ora dei miei compagni. - IL SERMONE: il ragionar più a lungo teco. 117. FUMMO: polverío; per la rena mossa dallo scalpitar di gente. NUOVO: quello prima eccitato dalla comitiva di Brunetto si suppone già sedato.

118. NON DEGGIO: poichè non lice passare d' una comitiva all' altra; vd. nt. al v. 41.

Siati raccomandato il mio Tesoro

Nel quale io vivo ancora; e più non cheggio.>> 121 Poi si rivolse, e parve di coloro

Che corrono a Verona il drappo verde
Per la campagna; e parve di costoro

124 Quegli che vince e non colui che perde.

119. TESORO: è il titolo dell' opera principale di ser Brunetto, scritta in Francia, e però in lingua francese parceque cette langue est plus delitable et plus commune a toutes gens et court parmi le monde. L'opera è divisa in tre libri; vuol essere un' enciclopedia, o un compendio di tutto lo scibile, mentre in verità non è che affastellamento di cose desunte dalla Bibbia, da Plinio, da Solino. Oltre a quest' opera Brunetto scrisse: il Tesoretto, in versi settenari, rimati a due a due, il primo esempio di poesia allegorica in lingua italiana; il Favolello, specie di lettera indirizzata a ser Rustico di Filippo, poeta fiorentino. Tradusse ancora alcune opere di Cicerone, Catone e Sallustio. Vedi le Storie letterarie.

120. Vivo: per fama. CHEGGIO: chiedo. Non ti domando altra cosa fuorchè questa sola.

122. CORRONO: Questo popolare spettacolo della corsa dei cavalli, detta del pallio, dal panno di color verde che si dava in premio ai vincitori, fu istituito dai veronesi per festeggiare la vittoria riportata contro le genti dei Conti di S. Bonifazio e de' Montecchi dal podestà di Verona Azzo d' Este, il 29 settembre 1207. Avea luogo ogni anno nella prima domenica di quaresima. Exponi debent quatuor bravia, quorum primum sit VI brachiorum panni viridis sambugati et fini; ad quod curretur per mulieres honestas, etiam si esset una. (Stat. Veron.) Nel 1450 per consiglio di S. Bernardino da Siena fu trasportato nell' ultima domenica di carnevale, e dappoi nella prima di maggio. Cambiò tempo e modi, degenerò in solenne sconcezza e fu tolto. La porta della città, fuori della quale facevasi, era detta della Stuppa o del Pallio. (Vedi N. Barozzi: Accenni a cose Venete nel Poema di Dante, nel Vol. Dante e il suo secolo, Fir. 1865, pag. 811. C. Belviglieri: Dante a Verona, nel Vol. Albo Dantesco Veronese, Veron. 1865, pag. 153.) Essendo a Verona Dante avrà avuto occasione di osservare questo spettacolo co' propri occhi. DRAPPO: palio.

-

123. DI COSTORO: fra que' che corrono il drappo verde Brunetto parve essere colui che vince, tanto correva egli velocemente. «Brunetto doveva molto più correre per arrivare i compagni, che erano di molto sorpassati. Avrà avuta maggior pena nel trattenersi con Dante per la maggior quantità di fiamme, che gli caddero addosso, ma ne fu compensato dal giocondo e lusinghiero conversare.» Bene. Ramb.

CANTO DECIMOSESTO.

TERZO GIRONE DEL SETTIMO CERCHIO: VIOLENTI CONTRA NATURA; SODOMITI. GUIDO GUERRA, TEGGHIAJO ALDOBRANDI E JACOPO RUSTICUCCI.— GUGLIELMO BORSIERE. -CATERATTA DEL FIUME. - GERIONE.

Già era in loco ove s'udia il rimbombo
Dell' acqua che cadea nell' altro giro,
Simile a quel che l'arnie fanno rombo;
4 Quando tre ombre insieme si partiro,
Correndo, d' una torma che passava

1. GIÀ: quando Ser Brunetto si congedo. LOCO: dove l'acqua cadeva giù dal settimo nell' ottavo cerchio e dove i due Poeti dovevano pur discendere.

2. GIRO: il cerchio ottavo, dove sono i frodolenti.

3. ARNIE: cassette da Pecchie; dal celtico arn incavato. Arnie stà quì invece di pecchie, il continente pel contenuto; il rumore che l'acqua faceva cascando era simile al ronzio o sussurro delle pecchie nell' arnia. Il rumore cresce poi allorchè i Poeti sono giunti più vicino alla cascata, v. 92 e seg. - ROMBO: Voce onomatopeica, esprimente il romore confuso che fanno le api. Costr. il rimbombo dell' acqua era simile a quel rombo che fanno le arnie.

4. TRE OMBRE: chi fossero lo dirà in seguito, v. 34 e seg. TIRO: si allontanarono, separarono.

- SI PAR

5. D' UNA TORMA: d' una schiera d' anime. Al. turma e turba. Torma per truppa di persone usarono non di rado gli antichi anche in prosa. Pietro di Dante vuole che questa compagnia sia divisa dall' altra perchè, sebbene rea anch' essa di peccato contro natura, lo esercitò tuttavia in altro modo. Nel canto antecedente egli crede dover ravvisare coloro che peccarono contro natura per coitum cum masculis, nel presente que' che si resero complici dello stesso peccato agendo cum bestiis, vel cum mulieribus et uxoribus suis alio modo quam natura disposuerit. Ma nelle parole di Dante è ben difficile scoprirvi un qualche indizio che egli abbia divisi i Sodomiti in diverse schiere secondo la qualità del loro peccato. Nel canto antecedente egli incontra una turba di chierici e scienziati, v. 106. 107; nel presente una torma di Sodomiti che furono al mondo uomini pubblici. Da ciò ne sembra risultare che Dante intenda dividere questi peccatori secondo la professione che essi esercitarono al mondo.

Sotto la pioggia dell' aspro martiro. 7 Venían vêr noi, e ciascuna gridava: Sóstati tu, che all' abito ne sembri Essere alcun di nostra terra prava.» 10 Aimè, che piaghe vidi ne' lor membri

[ocr errors]

Recenti e vecchie dalle fiamme incese!

Ancor men' duol, pur ch' io me ne rimembri. 13 Alle lor grida il mio dottor s' attese, Volse il viso vêr me, e- «Ora aspetta», «A costor si vuole esser cortese.

Disse.

16 E se non fosse il foco che saetta
La natura del loco, io dicerei

Che meglio stesse a te che a lor la fretta.>>
19 Ricominciâr, come noi ristemmo, ei

L'antico verso; e quando a noi fur giunti

6. PIOGGIA: delle fiamme che gli martirizzavano.

8. SóSTATI: fermati. - ALL' ABITO: al vestire. «L' abito civile degli antichi Fiorentini distinguevasi pel lucco ed il cappuccio. Il lucco era una veste senza pieghe che serrava alla vita. Dante soleva portare in capo una berretta da cui scendevano due bende che chiamavansi il focale.» B. B. Il vestire ed abito de' Fiorentini «era anticamente (prima della venuta del duca d' Atene) il più bello e nobile e onesto che di niuna altra nazione, a modo di togati Romani.» G. Vill. 1. XII. c. 4. PRAVA: probabilmente in senso politico, giacchè si può appena supporre che Dante faccia rimproverare la pravità de' costumi da peccatori di questa sorta. Questi tre sono Fiorentini.

9. TERRA: Firenze.

10. PIAGHE: cotture, come hanno quelli che con le tanaglie roventi sono attenagliati. Bocc. -MEMBRI: si può intendere di tutti i membri, et ancora de' membri genitali, i quali aveano male usati, cioè contra natura. Buti.

11. RECENTI E VECCHIE: le vecchie piaghe non si rammarginano, e le fiamme che incessantemente van cadendo fanno sempre nuove piaghe. INCESE: infiammate, accese, bruciate, da incendere. Incese si riferisce alle piaghe, che erano e aperte e infiammate. Alcuni riferiscono all' incontro incese a fiamme. Ma, fiamme accese? - Vi sono forse anche fiamme che non sono accese?

12. PUR: solo al ripensarvi. Frasi simili: Inf. I, 6. XIV, 78. XXXIII, 5. 6. ecc.

13. s' ATTESE: si fermò e fece attenzione onde riconoscerli. 15. SI VUOLE: si deve.

essi uomini di grande autorità.

CORTESE di aspettarli e di udirli essendo

16. SE NON FOSSE: se le fiamme che piovon quivi non t' impedissero di farlo ti esorterei a scender giù incontro a loro per maggior riverenza. 17. DICEREI: direi.

18. STESSE: si convenisse.

Poeti, v. 5. 7.

FRETTA i tre correvano incontro ai

19. COME: subito che noi ci fummo fermati.. EI: essi. Al. hei. Molti commentatori pretendono che questo ei o hei sia interjezione e valga ahi! ahime, e che questo siasi appunto l'antico verso che i tre ricominciano, dopo averlo interrotto un momento onde chiamare Dante, v. 8. 9. La spiegazione è ricercata anzi che no; più semplice e più chiaro è il verso prendendo ei per eglino.

20. L' ANTICO VERSO: i soliti lamenti interrotti onde chiamar Dante.

« AnteriorContinuar »