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CANTO DECIMOQUINTO.

CONTRA FRANCESCO D' AC

TERZO GIRONE DEL SETTIMO CERCHIO: VIOLENTI
NATURA; SODOMITI.

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BRUNETTO LATINI. -
CORSO. - ANDREA DE' MOZZI.

Ora cen porta l' un de' duri margini,

E il fummo del ruscel di sopra aduggia
Sì che dal fuoco salva l'acqua e gli argini.
4 Quale i Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia
Temendo il fiotto che vêr lor s' avventa,

1. CEN PORTA: adesso noi andiamo su per uno dei margini del ruscello i quali erano duri, cioè petrificati e non coperti della cocente rena.

2. ADUGGIA: fa nebbia ed ombra al disopra di sè e spegne il fuoco. 3. SALVA: questo è naturale che il fumo spenga il fuoco come veggiamo che, posta una candela accesa sopra uno fumo, incontanente si spegne. Buti. Al. salva l'acqua gli argini, secondo la qual lezione il senso sarebbe: il fumo del ruscello e si denso che aduggia ( = fa ombra); e cosi l'acqua conversa in vapore spegne le falde cadenti e salva dal fuoco gli argini.

4. GUIZZANTE: al. Guzzante. I commentatori antichi chiamano questo luogo città di Fiandra, città sul mare, a cinque miglia o più da Bruggia; ma un tal luogo si cerca inutilmente nè si sa aver esso mai esistito. A circa 22 Chilometri da Bruggia si trova il villaggio di Cadsand, a cui alcuni, e fra essi il Filalete, credono che Dante voglia alludere. Zani de' Ferranti propose perciò la lezione Cassante. Ma si osservi, che 15 Chilom. a S. O. di Calais si trova un paesetto chiamato Wissant, designato precisamente e chiaramente da Giov. Villani col nome di Guizzante (G. Vill. 1. XII. c. 68); che Calais e Wissant a' tempi di Dante appartenevano appunto ai paesi della Fiandra (Vedi l' Atlante geografico-storico dello Spruner); e che anche presentemente la diga fiamminga non si arresta al confine della Francia e nemmeno al confine della così detta Fiandra francese, ma continua innanzi Calais appunto verso il detto Wissant (Vedi il Nuovo Atlante del Kiepert, Tav. 20. Berlino 1860). Trovandosi Wissant verso il confine occidentale della Fiandra Dantesca, Bruggia verso ’orientale, apparisce che Dante con que' due nomi volle indicare la diga fiamminga da un capo all' altro del paese (vedi Gius. Dalla Vedova: Gli argini della Brenta al tempo di Dante, nel volume: Dante e Padova; studj storicocritici. Pad. 1865, pag. 89 e seg.).

5. IL FIOTTO: il flusso del mare.

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Fanno lo schermo perchè il mar si fuggia;
E quale i Padovan' lungo la Brenta,

Per difender lor ville e lor castelli,
Anzi che Chiarentana il caldo senta:
A tale imagine eran fatti quelli,

Tutto che nè sì alti nè sì grossi,
Qual che si fosse, lo maestro felli.
Già eravam dalla selva rimossi

Tanto, ch' io non avrei visto dov' era,
Perch' io indietro rivolto mi fossi,
Quando incontrammo d' anime una schiera
Che venia lungo l'argine; e ciascuna
Ci riguardava, come suol da sera

6. FANNO LO SCHERMO: erigono argini. SI FUGGIA: si ritragga, se ne torni indietro. Fuggia da fujere usò Dante invece di fugga. 7. E QUALE: sottintendi: fanno lo schermo (Vedi sopra questa terzina il dotto lavoro di Gius. Dalla Vedova, or' ora citato).

la

9. CHIARENTANA: monte nel Trentino fra Valvignola e Valfronte, all' est del Lago di Levico, detto dagli abitanti Canzana e Carenzana, che sotto diversi nomi si protende lungo la riva sinistra della Brenta, quale trae origine dei due laghi, che si trovano al suo piede, e dal grosso tributo dei torrenti che scendono dai suoi fianchi (Vedi Lunelli: Spiegazione geografica della voce Chiarentana di Dante. Giornale del Centenario, pag. 146-147). Altri pretendono che Chiarentana sia Carintia. Sul vero senso di questa voce si disputò moltissimo fra i dotti (Vedi Scolari: La Chiarentana. Venez. 1865. - Dalla Vedova: 1. c. pag. 83 e seg. 96 e seg. Palesa: Dante. Raccolta. Trieste 1865, pag. 16. Lanci: Del Bulicame e della Chiarentana nella Dir. Com. Roma 1872, pag. 23 e seg.).

10. A TALE: gli argini del ruscello erano fatti a similitudine dei ripari o dighe che i Fiamminghi oppongono al mare, ovvero come gli argini, che i Padovani fanno lungo la Brenta.

11. TUTTO CHE: benchè questi fossero di minor mole che non quelli di Fiandra e di Padova.

12. QUAL CHE SI FOSSE: l' altezza e grossezza degli argini. Con questa frase il Poeta vuol fare astrazione della speciale misura, che avessero avuto gli argini d' Inferno, dirimpetto a quelli della Fiandra e del Padovano, ai quali erano essi quanto alla forma assimigliati, salvo l'avvisare che gli infernali erano più piccoli. La frase qual che si fosse in questo senso era anticamente maniera di dire molto in andazzo. Quasi tutti i commentatori riferiscono all' incontro questo qual che si fosse al maestro che i detti margini avea materiati. Ma Dante sapeva troppo bene chi ne fosse il fabbro, avendolo detto con espressissime parole (c. III, 5), dimodochè non si può ammettere che in questo verso egli abbia voluto esprimere un dubbio intorno a questo maestro, cioè costruttore. FELLI:

li fece.

14. DOV' ERA: la triste selva dei suicidi, dalla quale ci eravamo allon

tanati.

15. PERCH' 10: per quanto mi fossi rivolto indietro a riguardare non l'avrei più potuta vedere.

16. UNA SCHIERA: la brigata dei violenti contro natura; i Sodomiti. 18. ĈI RIGUARDAVA: era un aspetto insolito per quelle anime il vedere due persone percorrer lentamente ed impunite il loro cerchio. cfr. Virg. En. VI, v. 268 e seg.

Ibant obscuri sola sub nocte per umbram,
Perque domos Ditis vacuas, et inania regna:
Quale per incertam lunam sub luce maligna
Est iter in silvis.

DA SERA:

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Guardar l'un l'altro sotto nuova luna;
E si vêr noi aguzzavan le ciglia
Come il vecchio sartor fa nella cruna.
Così adocchiato da cotal famiglia,

Fui conosciuto da un, che mi prese
Per lo lembo e gridò: «Qual maraviglia!»
Ed io quando il suo braccio a me distese,
Ficcai gli occhi per lo cotto aspetto
Sì che il viso abbruciato non difese
La conoscenza sua al mio intelletto;
E chinando la mano alla sua faccia
Risposi: «Siete voi qui, ser Brunetto?»

e nello stesso 1. VI, v. 450 e seg.

Errabat silva in magna: quam Troius heros,
Et primum juxta stetit, adgnovitque per umbram
Obscuram, qualem primo qui surgere mense

Aut videt, aut vidisse putat per nubila Lunam.

19. SOTTO NOVA LUNA: quando la luna è nuova, e, tramontando poco dopo il sole, non isplende la notte.

21. NELLA CRUNA: dell' ago quando vi vuole infilzare il refe. E nota, che descrive mirabilmente quest' atto d' agguzzar le ciglia, come suol far eziandio il saggittario, quando piglia la mira per trarre al bersaglio. Dan.

22. FAMIGLIA: schiera, brigata. Amara ironia, trattandosi di coloro che preferirono i laidi piaceri contro natura alle delizie della famiglia.

24. PER LO LEMBO: della veste; non poteva prenderlo che pel lembo, essendo lo spirito giù nell' arena mentre Dante camminava sull' alto argine del ruscello. -- QUAL MARAVIGLIA di vederti, e di vederti in questo luogo, e di vederciti vivo.

26. COTTO ASPETTO: fissai lo sguardo nel suo viso abbrustolito dal fuoco.

27. NON DIFESE: non m' impedì di conoscerlo.

29. LA MANO: così la gran maggioranza dei codici e le migliori edizioni. Al. la mia alla sua faccia. Ma se i margini erano alti, di modo che lo spirito non poteva prender Dante che per il lembo della veste, questi non poteva chinar la sua faccia, ma soltanto la mano alla faccia dello spirito. Delle scipitezze di certo Scarabelli su questa lezione non ce ne curiamo più che delle altre infinite di questo ciarlatano fra i Dantisti, giacchè costui si è ascritto a quella schiera, della quale Dante dice:

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

30. BRUNETTO: Brunetto Latini, nato da illustre famiglia di Firenze verso il 1220, morto a Firenze nel 1294. «Fu gran filosofo, e fu sommo maestro in rettorica, tanto in bene saper dire come in bene dittare. Fu mondano uomo, ma di lui avemo fatta menzione perocch' egli fu cominciatore e maestro in digrossare i Fiorentini, e fargli scorti in bene parlare, e in sapere guidare e reggere la nostra repubblica secondo la politica.» G. Vill. 1. VIII. c. 10. I Fiorentini lo onorarono assai e lo fecero Dittatore del Comune. Nel 1260 fu mandato ambasciatore ad Alfonso re di Castiglia. Ric. Mal. c. 166. Ma prima che fosse fornita l'ambasciata, i Guelfi furono rotti a Monte Aperti, in conseguenza di che furono esigliati da Firenze e con loro Ser Brunetto Latini e' suoi. Ric. Mal. c. 172. Brunetto si ritirò in Francia. Nell' introduzione al suo Commento su parte del primo libro della Invenzione di Tullio, da lui volgarizzata, egli stesso dice: «Questo Brunetto Latini per cagione della guerra, la quale fue tra le parti di Firenze, fu sbandito da Firenze, quando la sua parte Guelfa, che si tenea col Papa e con la Chiesa di Roma, fu scacciata e

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E quegli: «O figliuol mio, non ti dispiaccia
Se Brunetto Latini un poco teco

Ritorna indietro, e lascia andar la traccia.»
34 Io dissi a lui: «Quanto posso ven preco.
E se volete che con voi m' asseggia,
Faròl, se piace a costui; chè vo seco.»>
«O figliuol»,

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disse, «qual di questa greggia S'arresta punto, giace poi cent' anni Senza arrostarsi quando il fuoco il feggia. 40 Però va oltre; io ti verrò a' panni;

E poi rigiugnerò la mia masnada

Che va piangendo i suoi eterni danni.»>

sbandita della terra l' anno 1260. Poi se n' andò in Francia per procacciare le sue vicende.» Nel 1269 o in quel torno ritornò in patria. Fu maestro di Dante e di Guido Cavalcanti; vedi Ug. Verini: De illustr. urbis Florent. lib. II:

Nam de fonte tuo mansuras ebibit undas

Dantes; et Guido præ doclo carmine vates
Pimpleas potavit aquas de fonte latino.

Delle opere di Brunetto vedi la nota al v. 119 del presente canto.

33. RITORNA INDIETRO: per ragionarti. E questa finzione è necessaria secondo la lettera; imperò che andando Dante in là, e ser Brunetto venendo in contro a lui, era bisogno, se voleano ragionare, o che s' arrestassono, o che l' uno o ver l' altro tornasse a dietro. Buti. la schiera de' suoi compagni che andavano in fila.

LA TRACCIA:

34. PRECO: prego. Dal lat. precari gli antichi fecero precare per pregare, e noi diciamo tuttora prece per preghiera; i Provenzali: vos prec, vi prego.

35. M' ASSEGGIA: ch' io mi metta a sedere con voi.

36. FAROL: lo farò. - COSTUI: Virgilio. CHE VO SECO: perchè sono in sua compagnia, e non mi posso scompagnare da lui. 37. QUAL: qualunque. GREGGIA: schiera de' Sodomiti. 38. S' ARRESTA PUNTO: si ferma un solo istante.

lenti contro Dio.

GIACE: come i vio

39. ARROSTARSI: sventolarsi, o farsi vento colla rosta. Vuol dire che chi si arresta un momento solo deve poi giacere immobile cento anni, senza potersi neppur difendere colle mani dal fuoco, come fanno i violenti contro Dio, Inf. XIV, 40. ferisca, dall' antiquato feggere per ferire.

FEGGIA

40. A' PANNI: ti seguirò di quà sotto. «Ti verrò dietro vicino all' argine, tanto sotto di te da sfiorarti l'abito colla testa.» Benv. Ramb. Vedi v. 24 nota.

41. POI: dopo aver ragionato teco. MASNADA: schiera, compagnia. Il termine masnada anticamente non aveva mal senso, e lo usarono sovente il Villani e il Macchiavelli. Si osservi inoltre, che nel v. 22 Dante chiama famiglia questa schiera, e che appunto Brunetto nel suo Trésor usa sovente la voce maisnie (= masnada) nel senso di famiglia, p. e. gouverner sa maison et sa maisnie ecc. (vedi Trésor, pag. 257. 258. 333 ecc.). — I Sodomiti sembrano divisi in diverse compagnie, ognuna delle quali si compone forse di spiriti che appartennero già alla medesima professione. Sembra inoltre che non sia permesso alle singole compagnie di mischiarsi con altre. Perciò Brunetto dice qui rigiugnerò la mia masnada, e più tardi, v. 118, vedendo approssimarsi un' altra schiera: Gente vien con la quale esser non deggio.

42. DANNI: le sue pene che dureranno in eterno. DANTE, Divina Commedia. I.

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43 Io non osava scender della strada

Per andar par di lui; ma il capo chino
Tenea, come uom che reverente vada.
46 Ei cominciò: «Qual fortuna o destino
Anzi l'ultimo dì quaggiù ti mena?
E chì è questi che mostra il cammino?»>
«Lassù di sopra in la vita serena»,
Rispos' io lui, «<mi smarri' in una valle,
Avanti che l' età mia fosse piena.

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52 Pur ier mattina le volsi le spalle:

43. NON OSAVA: temendo di abbrucciarmi. bione. DELLA STRADA: di su 'l margine.

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44. PAR DI LUI: di pari con lui. CAPO CHINO: forse per reverenza, forse soltanto per udir meglio ciò che Brunetto dicesse. Nel verso seguente non dice che lo faceva per reverenza, ma paragona solamente il suo andare col capo chino alla posizione di chi va in tal modo per reve

renza.

46. FORTUNA O DESTINO: qual celeste influsso o qual divina providenza. Vellut.

47. ANZI: prima di morire. Vedi Virg. En. 1. VI, v. 531 e seg.

Sed te qui vivum casus, age fare vicissim,
Adtulerint. Pelagine venis erroribus actus
An monitu divûm? an quæ te fortuna fatigat,
Ut tristis sine sole domus, loca turbida, adires?

48. MOSTRA: a te.

49. DI SOPRA: nel mondo.

ed oscura dell' Inferno.

SERENA paragonata alla vita tenebrosa

50. LUI: a lui. MI SMARRI' mi smarrii. Vedi Inf. 1, 1 e seg.

51. PIENA: compiuta. L'età piena o compiuta è secondo Dante quella che tocca il trentacinquesimo anno. Vedi Conv. 1. IV, c. 23: La nostra vita procede ad immagine di arco; il punto sommo di questo arco

io credo che nelli perfettamente naturati sia nel trentacinquesimo anno. Al trentacinquesimo anno di Cristo era il colmo della sua età. Cfr. S. Paolo: Ad Ejes. IV, 13: uomo compiuto, alla misura dell' età matura del corpo di Cristo, In questo verso vuol dire adunque che egli si smarrì avanti il suo trentesimoquinto anno. Infatti egli si smarrì tosto dopo la morte di Beatrice; vedi Purg. XXXI, 34 e seg. dove egli confessa a Beatrice:

le presenti cose

Col falso lor piacer volser miei passi
Tosto che il vostro viso si nascose.

Beatrice morì nel 1290; Dante era nato nel 1265; egli si smarrì adunque circa dieci anni avanti che l'età sua fosse piena. Nè i primi versi del Poema sono contrari a questa spiegazione, poichè colà egli non parla dell' epoca nella quale egli si smarri, bensi di quella nella quale egli si accorse di essersi smarrito. Alcuni, e fra essi il Filalete ed il Witte spiegano: prima che gli anni da Dio destinatimi fossero compiuti, cioè, prima della mia morte. Era proprio necessario di dire che si fosse smarrito prima di morire a chi si era già accorto (v. 47) che egli era ancor vivo!

52. PUR: solamente. Si trovava in Inferno da un giorno e mezzo. «Haveva il Poeta consumato un dì intiero in voler salir i monte, in difendersi dalle tre fiere e ragionar con Virgilio, tanto che veniva ad esser stato una notte sola, che fu quella del Venerdì Santo nell' Inferno; e quando parlava con ser Brunetto era da mattina.» Dan.

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